Sebbene imbarazzata ed impacciata, Marwel raggiunse Guisgard sotto quel mantello e si appoggiò a lui, quai intimorita di potergli fa male.
Ma l'uomo la accolse sul suo petto, senza avvertire dolore alcuno, quasi fosse il fiore più leggero e delicato del mondo.
Poi coprì entrambi con il mantello, mentre lei appoggiò il capo sulla spalla di lui e subito dopo cadde addormentata.
Ma un istante prima che la stanchezza la facesse abbandonare alla magia incantata del sonno, la giovane sussurrò qualche parole in francese.
Parole che Guisgard ripetè nella sua mente, nel tentativo di svelarne il significato.
Infine poggiò anch'egli il capo contro la parete fredda di quel rifugiò e cercò di rilassarsi, sebbene cosciente di dover restare a vegliare su loro due.
Allora a fargli compagnia ci furono il delicato respiro di lei e le carezze dei suoi lunghi capelli biondi che scendevano sul petto di lui.
Era una delicata mattinata d'Autunno e la campagna si destava dorata tra i manti di foglie secche che ammantavano i sentieri lungo il corso del ruscello vicino.
La piccola casa, all'ombra di alcuni alti faggi e protetta dal vento di ponente grazie ai robusti castagni che lambivano lo spiazzo, si mostrava un rifugio tranquillo lungo quello scorcio di felice e vecchia Francia.
Era un'abitazione piccola ma accogliente, curata con devozione, dal tetto di tegole e i rampicanti che rivestivano l'intonaco bianco.
Insomma era una delle tante casette che si possono vedere ancora oggi lungo le strette stradine che dal Carcassonne corrono verso la Linguadoca ed il Rossiglione.
Marwel era davanti al piccolo pozzo, con il fresco alito della campagna che gonfiava i suoi lunghi capelli biodi.
Ad un tratto si voltò di scatto e vide giungere un cavaliere.
Il trotto del suo cavallo era docile e si avvicina alla casa della ragazza.
Ed infine lo riconobbe.
L'uomo a cavallo era Guisgard.
Allora come una bambina gli corse incontro, gettando a terra il secchio e lasciandosi andare quasi sospinta dal vento.
Ma poi, ad un tratto, tutto mutò.
La campagna si fece scura e si trovò tra le stradine di un paese desolato ed avvilito.
Il rintocco lento della campana scandiva il passo austero di un corteo funebre, dove tre bare venivano portate in spalla da alcuni uomini, mentre delle anziane seguivano la processione recitando il Santo Rosario.
“Era così giovane e bello...” disse in lacrime una donna “... che fine orribile...”
“Lo sapeva...” fece un'altra donna “... non doveva innamorarsi... non doveva...”
E Marwel si svegliò all'istante da quell'inquietante sogno.
Era ancora col capo sulla spalla di Guisgard, avvolta dal buio del rifugio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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