L'auto militare sobbalzava di continuo. I sediolini erano piuttosto scomodi, ma ciò che mi disturbava di più era l'assoluta monotonia di quel paesaggio inospitale, che sembrava fatto di sole pietre. Alte montagne, rocce, pietrisco ovunque... Sebbene non mi aspettassi spiagge dorate o verdi praterie, questa desolazione mi avviliva l'anima. Di tanto in tanto degli aerei volavano sopra le nostre teste, come a ribadire che mi trovavo in pieno territorio militare, in guerra. La guerra... Fino a qualche mese prima il regno intero era prospero, prima che qualche testa calda decidesse che la vita di alcuni valeva meno della libertà di altri. L'aristocrazia Afralignonese tremava sotto la minaccia dell'attacco nemico, ma il governo si era mostrato fiducioso sull'inespugnabilità di Evangelia. Ed io non potevo fare altro che sperare, e pregare, che avesse ragione...
"Se c'è qualcuno in grado di tenere alto il morale dei nostri soldati, quella sei tu, mia cara..." Così mi era stato detto a Capomazda dall'alto funzionario governativo che aveva voluto la mia presenza ad Evangelia. Ed io avevo accettato di andarci, avevo accettato di cantare per le nostre truppe, con lo scopo di allietare le loro sere e regalare loro qualche ora di frivola spensieratezza. Avevo accettato, dal momento che mi era stata promessa una cosa in cambio. "Quando tutto questo sarà finito e Canabias si troverà in ginocchio, gireremo un grosso film al riguardo, un colossal di quelli che ti segnano la carriera, e tu ne sarai l'assoluta protagonista, avendone vissuto la realtà. Diveterai la stella che hai sempre sognato di essere, pensaci bene..." E io ci avevo pensato eccome. Il mio sogno, e questa stupida guerra di mezzo fra me e il suo avverarsi...
"Scusatemi" chiesi ad uno dei militari di scorta,"quanto manca ancora?"
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."
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