Discussione: Nei cieli di Evangelia
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Vecchio 06-11-2015, 02.53.09   #560
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Seguii con lo sguardo i cadetti andare via, chiedendomi ancora per un istante cosa ci facesse lì quel ragazzo.
Perché non era rimasto nell'esercito imperiale se lo desiderava?
Mi chiesi se l'avrei mai saputo, pensai mentre mi tornavano in mente i suoi occhi azzurri.
Sperai solo fosse un elemento valido, e che ce ne fossero degli altri tra quelle reclute.
Ero sola, sola coi miei pensieri.
Per un momento mi balenò l'idea di tornare al saloon, ma poi ci ripensai.
Era tardi ormai, e all'alba dovevo essere operativa, senza contare che ogni tanto mi piaceva passeggiare da sola per la base.
A volte avevo anche aspettato l'alba, l'alba nel deserto è speciale.
Mi incamminai verso i miei alloggi, ma quasi senza rendermene conto, mi ritrovai in un angolo della base, uno come tanti, ma denso di ricordi.
Mi fermai, appoggiata allo stipite di una porta, ad osservare la panchina in quello che doveva assomigliare ad un giardino.
Una panchina su cui non mi sedevo da anni.

I minuti passavano, e io continuavo a guardare l'orologio del forte.
Potevo quasi sentirlo scandire i battiti del mio cuore.
Era una calda giornata estiva, una come tante altre, che sarebbe entrata a forza nei miei ricordi, e già lo sapevo mentre aspettavo: nel bene e nel male, non avrei mai dimenticato quel giorno.
Lasciai per un momento vagare lo sguardo all'orizzonte, e proprio allora, lui arrivò.
"Ehi, ciao!" mi chiamò, facendomi sussultare.
"Ciao.." riuscii soltanto a dire, sorridendo piano.
Lui si fermò e mi scrutò sospettoso "Va tutto bene?".
"Sì, certo.." sorrisi "Sediamoci..".
Lo guardavo, e più lo guardavo più sentivo battere il cuore, osservavo il suo sorriso, memorizzavo il tono della sua voce, da quel giorno sarebbe cambiato tutto.
Da quel giorno l'avrei perso per sempre.
Non è detto, una vocina impertinente si fece strada nei miei pensieri, magari è solo l'inizio.
Sospirai, ero lì proprio per uccidere quella vocina impertinente.
Lui si sedette accanto a me, come avevamo fatto mille volte prima e dopo esserci arruolati insieme nella Legione Straniera.
"Allora?" incalzò lui, tra il divertito e il preoccupato "Che volevi dirmi?".
Presi un profondo respiro, lasciando che il mio sguardo si perdesse nel suo.
Possibile che non si accordi del modo in cui lo guardo?
Della pelle d'oca che mi ricopre se per sbaglio mi sfiora il braccio?
Non mi vede trattenere il respiro, non vede le mie gambe incerte?
Ora avrei avuto la risposta a quelle domande.
Erano mesi che mi preparavo a quel momento.
Ce l'avrei fatta, non avrei pianto, e sarei andata avanti.
Me lo dovevo, lo dovevo a me stessa, non potevo continuare a distruggermi in quel modo.
Il rispetto che avevo verso me stessa me lo impediva, urlava perché la smettessi.
"Devo dirti una cosa.." cominciai, a bassa voce.
Sentivo il cuore battere sempre più forte.
"Una cosa.." sforzandomi di alzare lo sguardo a cercare il suo "Dopo la quale non vorrai più vedermi..".
Lui scoppiò a ridere.
"Eh, adesso.." divertito, per poi accorgersi che io non lo ero affatto "Dici sul serio?".
"Sì.." sospirai.
Adesso, Clio, ora o mai più.
Presi un profondo respiro.
"Mi sono innamorata di te.." mormorai, sostenendo il suo sguardo, senza lacrime.
Attesi, un solo istante, quell'istante in cui la vocina della speranza si fece largo nei miei pensieri, fino ad essere chiara e limpida, bellissima.. prima di morire.
"Clio io.." mormorò, imbarazzato, con voce tremante "Io non..".
"Lo so.." annuii, mentre vedevo la speranza precipitare dal torrione più alto e sfracellarsi al suolo "Lo so, l'ho sempre saputo, tranquillo..".
Non posso dire che il mio cuore si spezzò quel giorno, perché si era spezzato, pezzo per pezzo negli anni in cui gli avevo vissuto accanto, nella speranza e nell'amicizia.
Ora era davanti a lui, un puzzle impossibile persino per me.
"Sei il mio migliore amico.." disse lui, mestamente "Ti voglio troppo bene, io non..".
Chinai il capo.
"Lo so, Neko, ma dovevo dirtelo.. sto male.." ammisi, chinando il capo "Faccio fatica persino a respirare.." dissi soltanto, in un sussurro.
Come spiegare quello che provavo?
Come poteva comprendere?
Gli augurai che non dovesse mai farlo.
"Mi sono offerta volontaria per la missione Suspiria.." dissi, dopo un lungo istante di silenzio.
Lui trasalì "Ma sei pazza!" esclamò "È una missione suicida, l'hai detto tu stessa!".
Io sorrisi, un sorriso amaro e triste.
"Sì, l'idea è quella.." sospirai "Ne ho bisogno.." dissi soltanto.
Osservavo il suo sguardo, sgomento, deluso, incredulo.
"Io.. non voglio perderti, Neko.." scossi la testa "Ci proverò, ce la metterò tutta per cancellare quello che provo e riuscire di nuovo a starti accanto..".
"Da quanto?" mi interruppe.
"Da sempre.." mormorai .
"Ci proverò.." sorrisi "Prometto che ci proverò, ad andare avanti, a dimenticare, a guarire..".
"Promettermi che tornerai, Clio.." mi disse lui "Non voglio perderti..".
Io sorrisi, e annuii "Ci proverò.." dissi soltanto, per poi sfiorargli dolcemente la guancia "Ti auguro di incontrare una donna che ti ami quanto ti ho amato io, e che tu possa essere amato..." sorrisi, procurandomi una fitta particolarmente dolorosa "Perché immagino non ci sia cosa più bella al mondo".


Quel ricordo scivolò via, investendomi come sempre del suo alone di tristezza.
Ce l'avevo fatta alla fine, ero guarita.
Ma il mio cuore restava ancora un puzzle impossibile per me da ricomporre.
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi, lanciando un pensiero al mio amico ormai lontano.
Ogni tanto mi mancavano le nostre chiacchierate, le nostre risate.
Ma il dolore quello no, non mi mancava mai.
Restai appoggiata a quello stipite ancora per un istante, per poi sospirare, alzarmi e raggiungere la mia stanza.
L'alba ormai era prossima.
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