La battaglia non poteva essere finita.
No, non ora, devo ancora abbattere quel maledetto aereo, pensai.
Quell'aereo che si era portato via il sorriso di Geris, il suo sguardo pulito.
Ma mi sbagliavo, i caccia, soddisfatti forse, se ne andarono lasciandoci soli in quell'angolo di cielo.
Un cielo che piangeva il nostro amico.
E allora realizzai quello che era successo.
Sentii un dolore squarciarmi il petto, e un urlo insistere perché lo liberassi.
Ma non potevo lasciarmi andare, i miei gradi mi obbligavano a portare a termine la missione.
Li odiai, in quel momento.
Vorrei dire che ci si abitua a perdere un fratello, ma non è così.
Ogni volta fa male, come se con lui fosse precipitata una parte di noi.
Ancora ricordavo la battaglia in cui Neko era caduto.
E ogni volta che mi tornava in mente mi appariva surreale.
Ricordavo ancora il rombo del suo motore, la scarica di colpi che l'avevano colpito.
Le sue parole, il suo addio.
Il mio sguardo che seguiva la sagoma sparire sotto di noi.
Il fuoco.
Eppure non soffrii come mi sarei aspettata, non sentii il cuore dilaniato perché era talmente a pezzi dall'essere incapace di nutrire emozioni.
Ero rimasta così, apatica e catatonica per mesi dopo il giorno in cui gli avevo confessato il mio amore.
Anche se l'avevo riabbracciato dicendogli che ci avrei provato, che avrei provato a stargli accanto e far finta di niente, ero cambiata.
Ero insensibile e apatica, sempre in prima fila per le missioni più rischiose.
Aspettavo, aspettavo che la Morte si ricordasse di me e venisse a prendermi, che l'adrenalina del combattimento mi rendesse viva.
Camminavo, mangiavo, combattevo, ma era come se il mio cuore non battesse.
Dunque non riuscii neanche a soffrire più di tanto per la sua morte, non riuscivo a provare niente in quel periodo.
Erano stati poi i ragazzi della squadriglia a riportarmi alla vita.
Loro certo non potevano rattoppare il mio cuore, ma il loro affetto, la loro vicinanza e complicità mi avevano fatto rinascere e guarire del tutto.
Anche se il mio cuore continuava ad essere a pezzi, almeno riuscivo a provare emozioni.
Cosa che maledissi in quel momento, mentre il dolore mi attraversava.
Un dolore genuino e chiaro, come lo era lui.
La voce di Kostor mi riportò alla realtà, avrei voluto andare con lui, piantare lì tutto e andare dal mio fratellino là sotto, il cui sorriso non avrei più rivisto.
Ma avevo una squadriglia da portare a casa.
"Qurt.." chiamai via radio "Aiutalo.." ordinai.
Un ordine che sarebbe pesato poco al pilota, dato che tra tutti era quello più legato a Geris, sapevo che non avrebbe avuto il coraggio di chiederlo, ma anche che desiderava andare con Kostor.
"Riportate Geris alla base, voi due.." dissi "Lo onoreremo come merita.." mormorai, mentre sentivo ormai le lacrime rigarmi le guance.
"Andiamo ragazzi.." dissi agli altri "Torniamo alla base.." dissi soltanto, voltando il mio aereo.
Il prezzo di quella missione era stato troppo alto.
"Ma non finisce qui.." dissi, contenendo a stento la rabbia.
Non vedevo l'ora di scendere da quell'aereo, prendere a pugni qualunque cosa mi si parasse davanti, e bere fino a dimenticare.
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