Avevo sempre amato uscire con l'aereo all'alba, il cielo assumeva una sfumatura particolare visto da lassù.
Tutto sembrava più poetico e meraviglioso, perfino quella guerra.
Lassù, nella mia armatura alata mi sentivo davvero me stessa, davvero libera.
Raggiungemmo la Gola del Diavolo e sorrisi nel vederla.
Conoscevo benissimo quel luogo, io e i ragazzi ci andavamo spesso quando avevamo bisogno di raggiungere il limite, di dimenticare quella guerra, le sue atrocità e divertirci tra di noi.
Là, dove solo i nostri aerei contavano, solo i nostri riflessi, le nostre capacità.
È questa volta non sarebbe stato diverso.
Questa volta avrei dato tutto, come sempre del resto.
Così, scesi in picchiata a mia volta, sfrecciando rapida in quell'ambiente apparentemente ostile che profumava di rischio, adrenalina, vita.
Ad ogni acrobazia, ad ogni manovra folle e spericolata in quella contesa mi sentivo viva, più che mai, seppur a pochi centimetri da una morte certa.
Damasgrada era abituata a quelle corse, a quelle sfide anche se di solito non erano cariche di astio ma solo di divertimento.
Quella volta non sarebbe stata da meno.
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