Il ragazzo non disse nulla, e sinceramente non sapevo se prenderla positivamente o meno.
Ma onestamente di ciò che pensava quel cadetto mi importava meno di zero.
Quante volte mi ero sentita dire tutto quello?
Che non ero una vera donna, che nessuno mi avrebbe mai visto come tale.
Ma io avevo sempre saputo che non era così, che esisteva chi avrebbe visto chi ero davvero.
Magari era solo un'illusione, un sogno lontano, eppure capace di rendere sopportabile tutto quello.
Anche l'idea che potrei morire da un momento all'altro senza aver conosciuto l'amore.
Ma questo non significava che mi sarei mai accontentata.
O l'Amore Vero, o niente.
Tutto il resto lo avevo sempre trovato incredibilmente superfluo.
Ci avvicinammo alla base, e sorrisi.
Casa.
Ma poi corrucciai la fronte a quella vista, un aereo in fiamme.
Chi poteva essere? Uno dei nostri? Chi?
Infine atterrammo.
"Fate scendere prima me, così non gli prenderà un colpo.." dissi ai due.
Senza troppe cerimonie scesi dal veicolo, in qualche modo.
Mettere il piede a terra fu una sensazione davvero bella.
Chiamai il primo soldato che mi si parò davanti.
"Va a dire al capitano che le due reclute non hanno disertato ma erano in giro a cercarmi, sono viva grazie a loro.." facendogli segno di andare.
Chiamai poi uno dei meccanici.
"Fatti dire dai due soldati le coordinate del punto in cui si trova Damasgrada, portatelo qui, rimettetemelo a nuovo nel minor tempo possibile, costi quel che costi, intesi?" perentoria.
Mi voltai poi verso Icarius e Palos osservandoli con sguardo distante e distaccato.
"Grazie ragazzi, parlerò col capitano perché le bravate di oggi non abbiano delle conseguenze. Ma sia chiaro che da domani le cose devono cambiare e sarà il caso che iniziate a rigare dritto.." con voce impostata e chiara, con lo sguardo gelido e imperturbabile che per un lungo istante incrociò quello di Icarius.
Con quelle uscite irrispettose si era giocato la simpatia che potevo aver avuto per quel ragazzo, e la possibilità di entrare nella mia squadriglia, proprio non sopportavo il suo atteggiamento lamentoso e irriverente.
Ora volevo solo lasciarmi alle spalle i due cadetti e smettere di calcolarli.
"Fermer.." mormorai "Sarà il caso che vada dal dottore..." lanciando un'occhiata alla ferita.
Poi strabuzzai gli occhi a quella vista.
L'aereo precipitato era uno di Canabias.
"Com'è che le cose interessanti succedono sempre mentre sono via?" mormorai, divertita.
"Ne avrete di cose da raccontarmi.." dissi ad un paio di soldati.
Non vedevo l'ora di rivedere i miei fratelli e soprattuto Estea e Anty, ma la gamba aveva bisogno di cure.
Tutto il resto: sia il dovere che il piacere dovevano aspettare.
Così, mi diressi verso l'infermeria.
Ultima modifica di Clio : 27-11-2015 alle ore 23.00.14.
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