“Beh, per il bene di quella duchessa” disse Leones ad Altea “meno voci circoleranno e meglio sarà. La polizia segreta di Canabias ha occhi ed orecchi ovunque...”
Scesero i due borghesi dal piano di sopra.
“Come state?” Chiese Leones.
“Un po' meglio...” mormorò Poeh.
“A parte questo bernoccolo, ovvio...” Fines.
In quel momento il taverniere accese la radio:
“Siamo orgogliosi di trasmettere in diretta il discorso di sua eccellenza, Oxio, ministro della propaganda di Canabias...”
“Popolo di Canabias...” esordì il ministro “... compagni, fratelli, cittadini... il nemico è alle corde, il male sta cedendo. Abbiamo liberato altre terre dalla tirannide dei nobili e della Chiesa. Il Ducato di Cherval è libero.” Boato del popolo. “L'ex duca Mandus, dopo essere stato condannato da un tribunale popolare, è stato giustiziato all'alba.” Esultanza del popolo. “Presto altri principati cadranno. Altri secolari ed ingiusti privilegi cesseranno per sempre. Il domani sarà libero e radioso, senza superstizione e Fede. Costruiremo più case e chiuderemo le chiese. E con i tesori in essi custoditi, da sempre ricchezza dei chierici, sfaremo la gente. Lunga vita alla libertà. Lunga vita alla Repubblica Popolare di Canabias!” Popolo in delirio. “Presto, vi giuro, che l'Armata Rossa marcerà su Città di Capomazda, su Roma e su Gerusalemme, cancellando per sempre ogni forma di Cattolicesimo da questa terra! Gloria agli uomini liberi di Canabias!” Tripudio generale, mentre l'inquietante ministro alzava in aria il pugno chiuso.