La battaglia infuriava, implacabile e terribile come sempre.
I Valchiria erano terribili, ma noi non eravamo certo da meno, forse i nostri aerei non erano alla loro altezza, ma lo stesso non si poteva dire di noi piloti.
E io mi fidavo ciecamente dei miei uomini e sapevo che, anche se qualcuno fosse riuscito ad abbatterli, loro non si sarebbero mai arresi.
Per questo la nostra squadriglia portava il nome del dio dei gladiatori, per dimostrare che la volontà può vincere ogni cosa, la volontà può far superare se stessi ed elevare l'uomo oltre i suoi confini.
D'un tratto vidi qualcosa, e trasalii.
Quel simbolo, quel simbolo che avevo amato fino a pochi giorni prima, che rappresentava i miei sogni di ragazzina, che ora era solo sinonimo di morte.
E non una morte qualunque, quella di Geris.
Annuii a Kostor, la sua esuberanza era leggendaria.
"Vedi di non farti ammazzare.." dissi a Kostor, mentre continuavo a combattere nei plumbei cieli autunnali.
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