Discussione: La Freccia Gigliata
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Vecchio 18-01-2016, 01.31.20   #343
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Il labbro non faceva poi così male, ero abituata a dolori del genere dopotutto.
E mentre ci inoltravamo nel bosco, mi tornò in mente la prima volta che mi ruppi il labbro.
Erano passati anni da quel giorno, così tanti che mi sembrava appartenesse ad un'altra vita.
Probabilmente però era così.

Il cortile del Castello Ducale di Miral poteva far invidia alle migliori corti europee. Aiuole fiorite, laghetti ameni, fontane con giochi d'acqua sempre nuovi, ninfei, e degli angoli nascosti colmi di magia.
Per dei bambini dalla fervida immaginazione, quel giardino poteva diventare il mondo intero, ospitare avventure mozzafiato, essere teatro di imprese leggendarie.
Ma proprio quando il giovane cavaliere stava per avere la meglio sulla perfida regina che teneva prigioniera la sua amata principessa per chissà quale motivo, accade qualcosa.
Ricordavo con esattezza quell'istante.
Da allora nulla fu più come prima.
Il colpo, il dolore, lo spavento.
Ma fu solo un attimo.
Poi mi accorsi che continuavo a respirare come se niente fosse, che non era poi così terribile.
Così mi rialzai, fiera di me stessa.
Mio fratello sembrava stare peggio di me, i suoi occhioni azzurri innocenti mi guardavano terrorizzati.
"Lila, Lila, ti sei fatta male?" Aiutandomi ad alzarmi.
"No, Semon, no.." Prendendo la sua mano.
"Ma sanguini..." Spaventato lui.
"Non è niente.." Spavalda io.
"Papà ci ammazzerà, lo sai che non vuole che lotti con me.. Se scoprisse che ti faccio vedere cosa mi insegna il maestro se la prenderà con me, e anche con te.." sempre più spaventato.
"Lo so, lo so.." Cercando di tranquillizzarlo "Vedrai che non lo scoprirà, è il nostro segreto dopotutto, no?" Con aria complice.
"Si.." Con voce flebile il bambino.
"Dai, troveremo un modo.." Prendendolo per mano "Vieni con me..".
Così lo condussi attraverso il giardino, verso un'ala del castello.
Quella dove si trovavano le nostre stanze.
Pochi gradini separavano il giardino dalla porta che si apriva su un ampio e luminoso atrio.
Era l'ora della merenda, e infatti sentii provenire dall'interno un profumo inconfondibile, le nostre frittelle preferite, alle mele.
Così, mi venne un' idea.
Assicurandomi che nessuno mi vedesse, iniziai a correre verso il castello, come se fossi ansiosa di gustare quella merenda.
Poi, una volta arrivata alle scale, inciampai volontariamente, e caddi, sbattendo pesantemente il viso sui grezzi gradini di pietra.
Semon dietro di me per poco non urlò.
Ma a quel punto il nostro segreto era al sicuro.
Nessuno si sarebbe stupito, ero famosa per essere maldestra, e mio fratello era peggio di me.
Anche mio padre, in realtà, ma lui negli anni aveva imparato a nascondere questo suo difetto.
La sua posizione lo richiedeva, dopotutto.
E infatti, le urla di Samon attirarono la nostra balia.
"Signorina Lilian.." Mi chiamò, mentre cercavo di alzarmi "Oh, povera piccola.. State bene?".
Io annuii sfoderando il mio miglior facciano triste, che divenne un sorriso soddisfatto appena la balia si voltò, e uno sguardo d'intesa a mio fratello, appena incrociai i suoi occhioni azzurri.


Quel ricordo mi strappó un sorriso.
Avevo davvero vissuto tutto quello?
Negli ultimi cinque anni avevo fatto di tutto per dimenticare, per lasciarmi alle spalle quella vita, per quanto fosse doloroso e difficile.
Ma sapevo che non sarei mai tornata indietro: ero Clio ora, e guardandomi allo specchio vedevo la vera me stessa.
No, nessun rimpianto per quella vita che mi ero lasciata alle spalle.
Non faceva per me, non era il mio destino.
Solo un po' di malinconia, ogni tanto a pensare alla mia casa, alla mia adorata città, alla mia famiglia.
Malinconia che delle note becere e goliardiche fecero passare in un batter d'occhio.
E quel ricordo scivolò via, e così fece il volto amato di mio fratello.
La voce dei Montanari che cantavano.
E non cantare con loro, fu davvero difficile.
Ma avevamo una missione, dopotutto, non potevo permettermi passi falsi.
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