Portai una mano davanti alla bocca per non ridere, scuotendo appena la testa.
Non era cambiato, pensai, con un vago sorriso.
Neanche nell'aspetto.
Bello...
Eccome se lo era (e lo sapeva bene), era la prima cosa che avevo pensato nel vederlo quel giorno lontano.
Col sole Sygma appariva ancora più bella, le sue vie scandite dal vivace via vai dei passanti la rendeva incredibilmente gioiosa e viva.
Quel giorno poi, i suoi colori erano amplificati dal temporale del giorno precedente che aveva lasciato il cielo pulito e velato di un roseo bagliore.
Camminavo veloce, come ero abituata a fare nella mia città dove tutti andavano sempre di fretta, e superavo spesso i passanti chiedendomi perché diavolo dovessero camminare così piano.
Pochi pensieri riempivano la mia mente quel giorno, Fria, che mi aspettava, il libro che avevo trovato nella biblioteca della zia che dovevo assolutamente prestare alla mia amica per poterne poi fantasticare insieme.
Quel racconto mi aveva fatto sognare mondi lontani, avventure senza pari, e un amore infinito e vero, di quelli che ti sconvolgono l'anima a tal punto da incontrarlo vita dopo vita, un amore per il quale valeva la pena conquistare il mondo intero.
Ed è buffo pensare che i miei ultimi pensieri lucidi fossero rivolti all'Amore.
Forse io non lo sapevo, non potevo saperlo, ma messer Amore era lì che mi osservava, e probabilmente rideva.
Per anni mi ero chiesta quale torto gli avessi fatto per essere punita in quel modo atroce.
Ma io avanzavo, immersa nei miei pensieri, ignara, senza guardare dove stessi andando come al solito, la testa persa ad osservare quella strana sfumatura del cielo di Maggio.
D'un tratto qualcosa, o meglio qualcuno, mi urtò e sentii un tonfo.
Il mio libro!
"Maledizione.." imprecai mentalmente, chinandomi a prendere il libro.
Una mano però fu più lesta della mia.
Fu allora che alzai gli occhi su di lui.
"Perdonate damigella.." con un cortese inchino.
Probabilmente arrossi.
"No.. io.." balbettai poi "Colpa mia.." con un timido sorriso.
"Questo dev'essere vostro.." gentilmente il ragazzo porgendomi il libro, e nel prenderlo la mia mano sfiorò la sua per un brevissimo istante.
"Grazie.." dissi soltanto.
"Buona giornata.." con un gentile cenno del capo.
Risposi soltanto con un sorriso luminoso e un inchino a mia volta, osservandolo riprendere la sua strada alle mie spalle.
Per mia fortuna non si voltò, o avrebbe incrociato il mio sguardo.
Il mio sguardo vagava nel vuoto ricordando quel giorno.
Ricordavo persino i profumi che avevano accompagnato quella mia passeggiata, ricordavo ogni cosa.
Avevo pensato a quel giorno mille e mille volte.
Era un ricordo dolce, e non ne avevo poi molti.
Già, quello era prima, quando ancora non era altro che un sogno senza nome, uno di quelli che ti scaldano il cuore, un sogno colmo di speranza.
Prima, quando ancora il mio cuore non sanguinava, quando ancora non sapeva quanto potesse fare male.
Prima che mi consumasse.
Prima che mi entrasse fin nelle ossa per distruggermi dall'interno.
Prima che spegnesse la luce dai miei occhi.
Prima che uccidesse ogni speranza di felicità.
Prima di..
Basta!
La voce imperiosa e furibonda di Clio mi destò da quei pensieri autolesionisti.
Lila abbassò gli occhi e tornò a rintanarsi nell'angolino di anima che le avevo concesso che aveva le sembianze di una stanza buia con una finestra simile a quella da cui lei spiava continuamente il via vai da dietro la tenda, sperando di vederlo passare.
Serrai la mascella.
Non gli avrei permesso di distruggermi di nuovo, di indebolirmi come accadde anni fa.
Mi ero liberata di quel sentimento e ora non doveva tornare a tormentarmi per nessuna ragione al mondo.
Chiusi gli occhi per nascondere la rabbia che mi ribolliva nelle vene, e strinsi forte la candela che avevo ancora in mano.
Quando riaprii gli occhi essi erano carichi di lucida determinazione.
Dovevo liberarmi di lui, in un modo o nell'altro.
La sua sola presenza mi stava debilitando, quei ricordi mi facevano solo male.
E io non potevo permetterlo!
Sapevo che cosa dovevo fare: catturarlo e consegnarlo al barone.
"Ma... morirà.." con una flebile voce terrorizzata, Lila.
"Appunto.." guardandola torva Clio "Almeno avrò pace.." sentenziò.
Presi un profondo respiro.
Mi serviva un piano, e in fretta.
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