Andati via i mercenari, nella sala restarono Dacey, Ferico e Fagas.
“Buongiorno, diletta berbera.” Disse il barone alla principessa dalla pelle ambrata. “Riposato bene? Prego, fate colazione con noi. Come dicevamo ai mercenari le focacce stamani sembrano più buone del solito.”
Arrivò anche Jean che salutò il barone, poi il Maresciallo ed infine Dacey.
E Ferico invitò il cortigiano ad unirsi a loro.
“Avete saputo” il barone “di ciò che è accaduto stanotte, messere?”
“Si, milord.” Annuì Jean. “Uno dei vostri molossi ucciso.”
“Il migliore dei miei molossi, diamine!” Esclamò Ferico. “Forse sarebbe il caso di imporre a quei rozzi mercenari di girare sprovvisti di armi qui al castello, non credete?”
“Milord, ritengo, con licenza parlando, che tale richiesta sarebbe alquanto inopportuna.” Rispose Jean.
“Perchè mai?” Fissandolo il tiranno.
“Perchè a giorni inizierà il torneo” spiegò il cortigiano “e molti cavalieri arriveranno per iscriversi. Ed a loro non potremo imporre di posare le armi. Converrete dunque che fra essi potrebbero celarsi ribelli intenzionati ad attentarvi.”
“Per tutti i Galli nemici di Roma!” Turbato Ferico. “Non avevamo pensato ad una simile possibilità! Ve ne diamo atto, messere, siete un degno consigliere. Ma dopotutto siete ben pagato per offrirci i vostri servigi. Non ultimo il dono di potervi sposare e accoppiare con la nostra bellissima e peccaminosa odalisca.” Guardando Dacey.
“Si, milord.” Con un inchino del capo il cortigiano.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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