Il locandiere portò in tavola una zuppa di fagioli insaporita con del pane raffermo, del formaggio stagionato, frutta fresca e focacce bianche.
Buttò un altro pezzo di legna sul fuoco, visto giungeva il meriggio e tornò in cucina.
“Ah, che fame...” disse il valletto, per poi passare i piatti a Dacey e a Betta.
Intanto da fuori giungeva il rumore di un cavallo.
Qualcuno era giunto alla locanda.
Pochi istanti dopo un uomo entrò e subito andò a sedersi accanto al fuoco.
Indossava un lungo mantello, mentre un cappuccio celava il suo volto.
Prese la sua ocarina e cominciò ad intonare una lenta nenia, accompagnata da questi versi:
“Ella vaga sognante sotto i tigli,
accompagnata dalle nacchere di un picchio,
con i colli del Sud che dolci allietano con oasi verdi e aiuole fiorite.
Calpesta i rossi tulipani, i semplici gerani e i rigogliosi girasoli.
Li ricompone e scende per il bosco che al suo passaggio non ha più il fondo nero, come il calpestio di una fucina.
Ella appare chiara.
Si mostra come un cespuglio di silvestri e rosse fragole, già screziato di fiori e foglie.
La sua splendida veste ella solleva, la bella gonna estiva e corre tra piani luminosi e limpidi acquitrini che il Sole giocando traccia sull'umido e morbido cammino.
Ella ha un nome ed io solo conosco.
Poiché ella lo ha sussurrato a me in sogno.”
“Tu...” avvicinandosi a lui il locandiere “... non puoi star qui a scaldarti se non ordini da bere o da mangiare.”
“Sono un umile pellegrino diretto alla casa di Santa Zita e poi al Santuario di Santa Caterina...” mormorò l'uomo con l'ocarina “... ho fatto Voto di povertà e non posseggo nulla se non la mia Fede ed i miei sogni. Speravo che questa canzone allietasse i vostri nobili clienti e mi facesse meritare un tozzo di pane ed un sorso d'acqua.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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