Discussione: Ardea de'Taddei
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 24-02-2016, 17.33.32   #332
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
Messaggi: 51,904
Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Il triste corvo del malaugurio col suo cavernoso gracchiare predice allo sconfitto il transito della disfatta con le sue ali di tenebra."

(Antica tragedia)



Quella notte trascorse lunga, inquieta, tormentata.
Le stelle attraversavano silenziose e scintillanti il firmamento rischiarato da una lieve e fresca brezza, dove persino il pallore lunare appariva distante, enigmatico e cupo nella sua misteriosa ed etera bellezza.
Ardea passeggiò a lungo in quel luogo, tra i fiori, gli alberi e le murature consumate.
L'eco della voce di Cramelide era ancora vivo ed ogni parte di quel posto sembrava esserne intrisa.
Il cavaliere interrogò a lungo le stelle, con il loro immutabile ed eterno corso, poi la Luna, muta e meravigliosa, senza tuttavia riuscire ad ammansire i fantasmi che albergavano nel suo cuore.
Sentiva una profonda malinconia dopo aver parlato con quella ragazza.
Un senso di tristezza ora divenuto come una avvilente solitudine.
Erano emozioni forti, indecifrabili che lo percuotevano, senza che egli riuscisse a domarle o anche solo a comprenderle fino in fondo.
E così fino all'aurora, che con le sue rosate e delicate dita giunse a tingere il cielo, rischiarandolo e liberandolo dagli spettri che dimorano nelle tenebre.
E solo allora, solo con i primi bagliori del giorno, Ardea, stanco, cadde addormentato presso un basso muretto tra le aiuole.
Ma il suo sonno, già leggero e guardingo per natura, si ruppe all'istante quando delle grida echeggiarono nel castello.
Erano voci confuse, accavallate, che si rincorrevano, rimbombando per il maniero.
Provenivano da alcuni servitori.
Qualcuno chiamava il barone, qualcuno altro invece invocava il Cielo.
Altri poi maledivano Acerna ed il suo sfortunato popolo, altri ancora invece piangevano e basta.
Ardea, destato e preoccupato da ciò, corse a vedere di cosa si trattasse.
Quei servi correvano gridando, rendendo quasi impossibile comprendere la loro disperazione.
“Tu...” disse il Taddeide, una volta riuscito ad afferrare per la tunica uno di quei disperati “... cosa accade? Perchè gridate e piangete così?”
“E' la fine!” Gridò il servo, dimenandosi. “E' la fine di Acerna e di tutti noi!”
“Perchè?” Urlò Ardea. “Perchè? Parla, miserabile!”
“E' la fine!” Ancora il servo.
“Parla!” Strattonandolo il cavaliere.
Ma l'altro, in preda a quell'innaturale disperazione, simile ad una inumana follia, si dimenava come un ossesso.
E più Ardea lo strattonava per indurlo a parlare, più quello si agitava per liberarsi.
Ed alla fine la sua folle disperazione ebbe la meglio, riuscendolo a liberare dalla morsa del cavaliere.
Ardea lo vide correre via, nella confusione e disperazione generale, senza riuscire a comprendere nulla.
“Ardea!” Lo chiamò Biago.
E con lui vi era anche Giaccos.
“Cosa sta succedendo?” Domandò ai due il cavaliere.
“Acerna è come impazzita!” Esclamò Biago.
“Perchè?” Fidssandoli Ardea.
“Perchè il drago ha chiesto un tributo ancora più alto.” Disse Giaccos.
“Ossia?” A lui il Taddeide.
“Non solo una vergine” svelò il figlio del barone “ma anche quattro fanciulli e quattro fanciulle. Otto e vergini.”
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
Guisgard non è connesso   Rispondi citando