In un attimo il tempo si riavvolse.
Lo sguardo che segue le sue mosse, il sorriso che si allarga ai suoi successi, il cuore che batteva mentre galoppava sicuro e abile.
Lila aveva approfittato di un attimo di distrazione per scappare dalla torre e correre a vedere il suo Amore che combatteva.
Era di nuovo lei sugli spalti, felice, eccitata, appassionata, ardente.
Era suo lo sguardo che seguiva i movimenti del cavaliere, suo il cuore che batteva... Suo il cuore che si spezzò.
Di nuovo.
Un altro torneo, un'altra madrina.
Davvero il tempo si era riavvolto.
Ed in un momento Lila crollò a terra, incapace di sopportare nuovamente quel dolore.
Allora si ricordo perché era stata rinchiusa nella torre.
Fu la mano di Clio a prenderla per il collo, malamente.
Lo sguardo di Clio era duro, inflessibile, colmo di rabbia.
Intimò a Lila di tornarsene nella sua torre, di non provare mai più a uscire di lì.
Ma prima che la ragazza potesse andarsene, Clio la prese tra le braccia, e una calda lacrima rigò il viso del mercenario.
Allora la lasciò andare, seguendola col lo sguardo finché non la vide crollare sul pavone della sua torre.
Chiusi gli occhi, e la mia mente tornò al presente.
E allora lo odiai, per avermi fatto rivivere il passato.
Ti ucciderò, Guisgard...
Lo sguardo distrutto di Lila era una pugnalata al cuore.
Aveva già sofferto quella ragazza, era troppo chiedere la pace?
Il mio volto era rimasto impassibile e solo chi mi conosceva bene poteva forse scorgervi la profonda rabbia che avevo dentro.
Ora tocca a Fagan, e sperai che lo battesse, senza ucciderlo però.
Quello era compito mio.
Almeno forse così avrei trovato pace.
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