Ormai il mio piano era bellamente fallito.
E io odiavo fallire.
Quando poi c'era qualcuno di mezzo, lo odiavo ancora di più.
Gli insulti di quel cavaliere non mi toccavano, quella non era la mia terra, dopotutto.
Elaborai rapidamente un altro piano.
"Naturalmente, Sir.." Dissi, gentilmente "riferirò al barone..." fissai intensamente la bella principessa "riferirò ogni cosa...".
C'era una luce perfida nel mio sguardo.
Diceva di aver perso tutto, ma si sbagliava, si sbagliava di grosso.
Fu allora che, per la prima volta, mi voltai a guardare il viso del cavaliere.
Non avevo neppure osato pronunciare il suo nome.
Quando lo feci capii che avevo fatto bene ad aspettare quel momento.
Sentii una fitta al cuore, profonda, intensa, una fitta che non sentivo da molto tempo.
Familiare, implacabile, inesorabile.
Il mio viso restò impassibile.
Cercai di non guardare lo sguardo di Lila affacciata alla torre.
Tornerò, Amor mio, te lo prometto....
Ancora una volta vicina, eppure invisibile.
Tutto quello sarebbe finito presto mi dicevo.
Così, mi voltai ed uscii dalla tenda, furente.
Raggiunsi il padiglione del barone, e come promesso, raccontai come erano andate le cose, di come Jean mi avesse aiutato ad entrare e di come Dacey l'avesse difeso fino a rendere vano il mio piano.
"È davvero inammissibile!" Tuonai, a bassa voce.
"Ora che diremo al pubblico?".
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