"Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente."
(Salmo 10)
Quelle parole di Giaccos fecero impallidire Ardea.
Un tributo di morte ed un lutto innaturale stavano per macchiare inevitabilmente Acerna.
“E' assurdo...” disse il Taddeide quasi scioccato “... nessuno può accettare mai un simile tributo... è contro natura e soprattutto è contro Dio!”
“Mio padre” fece Giaccos “non ha altra scelta...” chinando il capo per un istante, rialzandolo poi un attimo dopo, con fierezza nel difendere le scelte paterne “... è disposto a sacrificare anche la sua amata figlia per salvare Acerna... e il nuovo tributo imposto da quella dannata bestia non cambia di molto le cose...”
“Non cambia le cose?” Con rabbia il cavaliere.
“Una vittima o otto o nove...” guardandolo Giaccos “... in cambio dell'intera popolazione... è forse da biasimare mio padre?”
Ardea abbassò lo sguardo ed annuì.
“Nessuno credo possa biasimarlo...” mormorò poi il Taddeide “... nessuno... nessuno a questo mondo...”
“Cosa facciamo?” Chiese Biago.
“Nessuno può far nulla ormai.” Scuotendo il capo Giaccos.
“Si, credo sia così...” mestamente lo scudiero.
“Io non resterò con le mani in mano!” Esclamò Ardea.
“Cosa vorresti fare?” Fissandolo Biago.
“Liberare Acerna e le Cinque Vie da quel dannato mostro!” Deciso il cavaliere. “Non c'è posto a questo mondo per quel maledetto drago!”
“Ma neanche il duca è mai riuscito ad ucciderlo!” Allarmato lo scudiero.
“Io ci riuscirò.” Portando Ardea la mano sull'elsa di Parusia.
Ma proprio in quel momento si udì il triste suono di flauti ed il funereo rintocco delle campane.
I tre corsero allora ad una delle bifore, in quanto ciò che avevano sentito proveniva da fuori.
E videro così una scena simile al peggior presagio di morte.
Un corteo di damigelle e valletti, tutti vestiti di nero, guidavano l'incedere di Cramelide seduta in sella ad un cavallo, anch'esso bardato a lutto, mentre i quattro fanciulli e le quattro fanciulle, tutti abbigliati allo stesso modo delle damigelle e dei valletti, chiudevano la processione.
Poco più indietro alcuni soldati circondavano un carro con sopra nove bare bianche.
E a quella scena, Ardea fu sul punto di saltare giù dalla finestra, per raggiungere l'amata Cramelide.
Solo l'intervento di Biago e di Giaccos, che lo bloccarono a fatica, salvò la vita dell'indomito cavaliere.
I tre così, con Ardea che si dimenava per liberarsi dalla presa del suo scudiero e del figlio del barone, videro uscire quel triste corteo dalla città, avvolto dal pianto e dalle preghiere della gente.
Ed anche Giaccos, a vedere sua sorella diretta a quel mostruoso olocausto, pianse amaramente.