Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 23-03-2016, 16.41.30   #358
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Il Signore Dio disse al serpente: poichè tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche, sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno."

(Genesi, 3, 14-15)



A quel mostruoso ruggito i fanciulli adagiati per l'olocausto gridarono spaventati, stringendosi ancor più fra loro.
Cremelide, invece, voltò il viso dall'altra parte, sempre tenendo gli occhi chiusi come le aveva detto Ardea, anche se la paura la spingeva ad aprirli per comprendere cosa stesse accadendo.
Poi quello spaventoso drago chinò lo sguardo sul cavaliere che lo fissava con rabbia.
“Hai commesso un errore” disse tuonando con tono spaventoso e grottesco “a venire fin qui nella mia dimora. Pagherai con la vita.”
“Non è la tua dimora...” mormorò il Taddeide “... non c'è da nessuna parte una tua dimora... perchè non c'è posto per te a questo mondo.”
“Io sono Lanzario” fece il drago “signore del fuoco, della distruzione e della morte. Queste terre sono mie da sempre e con esse anche tutti coloro che vi abitano.”
“Sei un morbo che appesta queste lande” replicò Ardea “ed io, con l'aiuto di Dio ed in nome del duca Taddeo le libererò dalla tua immonda e malefica presenza.”
Il drago si abbandonò ad una fragorosa ed insopportabile risata.
Ardea allora si inginocchiò e conficcò in una fessura della pietra ai suoi piedi la superba Parusia, come se fosse una Croce.
Si segnò e pregò.
Intanto Lanzario continuava a far tremare quel luogo con la sua innaturale risata.
E più quel mostro rideva, più incessantemente il cavaliere pregava.
Poi, quasi a sancire la fine di un segreto ed inesorabile conto alla rovescia, il drago vomitò intorno a sé fuoco e fumo, spaccando e fondendo le stesse rocce, arrivando persino a lambire quasi i fanciulli stretti sulla roccia sottostante.
Le loro urla di paura rimbombarono ovunque e di nuovo Lanzario emise la sua terrificante risata.
“Spaventi i deboli, mostro.” Dopo essersi segnato ancora ed alzato Ardea. “Gli indifesi. Vediamo ora come reagisci all'acciaio benedetto della mia Parusia.” Estraendo la spada dalla fessura ed impugnandola con vigore. “Oggi qui sono giunte Fede e giustizia!” Gridò, puntando Parusia verso il Cielo.
Lanzario ruggì con rabbia e forza e di nuovo quel castello di pietre, fuoco e fumo, tremò, quasi sul punto di sgretolarsi.
Ma subito seguì l'urlo di battaglia di Ardea, che con in pugno Parusia si lanciò verso l'immane e infernale creatura.
Il drago allora distese le mostruose ali e volò verso il cavaliere, alzando litri e litri di acqua bollente e pestilenziale intorno ad esso.
La foga di Parusia e gli artigli affilati con le zanne di Lanzario cominciarono a darsi battaglia, generando clangore, scintille ed echi di morte in quel luogo.
Una battaglia furiosa, senza sosta, ne pietà.
Una battaglia primordiale, come quella tra il Bene ed il male, tra l'uomo e l'antico avversario, tra la luce e le tenebre.
Una battaglia terrificante, la cui furia non riusciva ad essere coperta dal pianto disperato dei fanciulli terrorizzati e che spingeva Cramelide, sempre con gli occhi chiusi, come una Euridice che seguiva il suo Orfeo nell'attesa di risalire dall'oscurità alla salvezza, a pregare con intensità e forza, nella speranza che quell'incubo andasse via, senza reclamare per sè le vittime che aveva designato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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