Discussione: Le Florealiche
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Vecchio 25-03-2016, 11.10.07   #49
Dacey Starklan
Cittadino di Camelot
 
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Dacey Starklan è sulla buona strada
La luce filtrava timida attraverso le travi che componevano le mura della mia stanza.
Stanza, più che una stanza era una minuscola soffitta, ricavata sopra la bottega.
Amavo la bottega, era ciò che avevo di più caro, ciò che definivo casa, io che una casa non l'avevo mai avuta.
La mia vita era stata tutta un viaggio, incessante, attraverso terre e fiumi, oltrepassando mari e confini. Un viaggio che era terminato con la morte dei miei genitori.
Uccisi per essere ciò che erano, dei viaggiatori, dei gitani.
Da allora mio zio, a cui ero stata affidata, aveva preso la decisione di fermarsi. Era stato difficile abituarsi a vivere in un solo luogo, a vedere sempre gli stessi edifici, a dimorare sempre nella stessa casa, a fare sempre le stesse cose.
La città di Capodamadza era grande, brulicante di persone, gente che andava e veniva, presa dai loro affari.
Mendicanti a cui si affiancavano nobili ben vestiti, lavandaie e contadine, donne piene di gioielli e stoffe morbide e pregiate, cavalieri e guardie armate.
Spesso però mi ritrovavo a lottare contro la monotonia e per farlo il mio rifugio era la bottega.
Lì non ci si annoiava mai, era un luogo così pieno di oggetti e misteri, libri impolverati e monili dalle sconosciute origini.
Mio zio era un uomo pieno di fascino, riusciva ad attrarre i clienti con i suoi modi cordiali e vivaci, accattivanti e gioviali.
Quanto a me, io ero più che altro una sorta di attrazione.
Me ne stavo nel mio angolino, appena dopo l'ingresso della bottega, seduta ad un tavolo nascosto da una lunga tovaglia blu notte, con un mazzo di tarocchi da un lato e una sfera di cristallo al centro.
La gente, soprattutto le donne, era attirate dal mio banchetto, pieni di curiosità e domande che attendevano risposta.
Per me la mia era un arte, tramandata di generazione in generazione, e ora toccava a me portare avanti la tradizione.
La vita, quella mia e di mio zio, era semplice, costellata da piccoli momenti di allegria ma piena di vecchi ricordi dolorosi.
Con me portavo sempre un anello, quello che mio padre donò a mia madre per il matrimonio. Ormai l'unica cosa che mi restava di loro.
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It is saying that if you really desire something from the heart ... then the whole universe will work towards getting you that

Dacey "Karishma" Starklan
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