“Io non ho bisogno di arruffianarmi nessuno...” disse Reddas a Gwen, senza però guardarla “... non sono un leccapiedi, né uno dei tanti cortigiani patetici. Sono la guardia del corpo di mio cugino e se diventerà duca sarà grazie a me che potrà difendersi dai nemici.” Sparò ancora. “Ed è sempre grazie a me che dame come voi possono scorrazzare libere qui e là per il ducato...” la fissò per un attimo “... senza di me Cimas non ci metterebbe nulla ad invadere Capomazda... e sapete che fine fanno quelle come voi? Lui le da come bottino ai suoi soldati... immaginate cosa si prova ad essere sottomessa e violentata da un branco di militari rozzi e violenti... più e più volte, per giorni e notti... sareste uno straccio dopo... da buttare...”
“Reddas, ti prego...” intervenne Rovolin “... non è il caso...”
“Come desideri, cugino.” Reddas, per poi tornare a sparare.
Ma proprio in quel momento si udì uno squillo di tromba dalle mura del palazzo.
“Sono giunti i messi!” Gridò una sentinella.
E ciò fu udito anche da Clio e da Elas.
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|