Annuii a Gervan.
"Sì, mi sembra una buona idea... Stanno per essere trasportati a corte, li visionerò di persona.." dissi, pensierosa "E farò fare delle ricerche su quello che troveremo..".
Poi quelle parole sul duca.
Sospirai, scuotendo piano la testa.
"Lo so fin troppo bene, purtroppo..." Annuendo assorta.
"Lord Rovolin? Oh, per carità..." Mormorai piano "Non fraintendetemi, lo difenderò contro Cimas se necessario.. Ma sono d'accordo con voi.." sospirai "Sappiamo entrambi che non era certo Rovolin il nipote preferito del mio signore...".
Esitai per un lungo istante, lasciando lo sguardo vagare oltre la finestra che si intravedeva.
"Ad ogni modo non è qui..." tagliai corto "Quindi immagino non abbia nemmeno senso parlarne..." dissi soltanto, evitando di dare completamente voce ai miei pensieri.
C'era sicuramente un motivo dietro quell'assenza.
Anche se dovevo ammettere che non capivo, che non riuscivo a formulare ipotesi lusinghiere.
Ma poi mi chiedevo che avrei fatto io, se Miral avesse avuto di nuovo bisogno di noi.
Di me.
Ero l'ultima Lorendal rimasta, dopotutto.
Ma era diverso.
Anche io ero stata allontanata dalla mia terra per proteggermi.
Già, ma il mio era un esilio.
Quando si erano presi le nostre terre con la forza di un esercito che Miral non avrebbe mai potuto contestare, per mio padre l'unica via di salvezza era la fuga.
Fu Lord Anione ad accoglierci, quando io non ero che una bambina, a darci un palazzo, delle terre, un posto alla sua corte.
E quando mio padre tentò una disperata riconquista lo aiutò.
Anche se da quella spedizione mio padre non tornò, salvò il suo onore.
Molti gli rimproveravano la fuga.
Io per prima.
Ma poi capii.
E fu Anione a spiegarmelo, quando venne a portarmi la sua spada.
Lo aveva fatto per me.
Una volta portatomi al sicuro, era ripartito per quella folle e disperata spedizione.
Aveva fallito, ma io lo stimavo ancor di più per averci provato.
E in quel momento la mia vita era cambiata.
Paradossalmente, ero libera.
Lord Anione mi disse che si sarebbe preso cura di me, come aveva promesso a mio padre, mi avrebbe procurato un buon marito.
Ma io gli avevo detto che l'unica cosa che volevo era combattere per lui, per Capomazda.
Lui prima rise, ma dopo aver osservato il mio sguardo acconsentì, e mantenne quella promessa il giorno che mi presentai alla Guardia Ducale per arruolarmi.
Lui era il mio signore, per lui avrei sacrificato la vita ad occhi chiusi.
Ma ora non c'era più.
E quello che potevo difendere, per lui, erano le cose che amava di più.
Capomazda prima di qualunque altra cosa.
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