Versi d'un cavalier passato
Nato nel silenzio del tempo
quel silenzio che mi diede nome;
vissuto per ciò per cui valse
la pena vivere, morto per ciò
per cui valse la pena morire.
Scrissi quel che non ho potuto dire
tacqui quel che non potei scrivere,
vissi quel che non dirò;
la bellezza che vidi morì
nei miei occhi, i miei versi
rimasero vergini d’ogni virtù.
E color ch’ormai in oblio dimorano
e si affidarono ai miei versi:
“Il tuo poetar ci ricongiungerà
ai viventi!” Ed io, con il carico
di passati cavalieri assai virtuosi
e fanciulle di tal bellezza tinte e
grazie adorne che il mio poetar
non vuol tacere, dall’oblio
degli inferi strappo la mia
dimora e restituisco al presente
color ch’eran vivi quando
i viventi d’oggi erano spenti.
E Voi che gentilmente leggete
non rammentate colui che scrisse,
ma solo coloro di cui scrisse; queste parole
sono lacrime d’un cavalier passato.
Solo il tempo racconterà quel ch’io vorrei,
quel tempo che a me non fu concesso
e la bellezza che vidi, dinanzi a me si spense.
E così strutto morii nel silenzio
quel silenzio ch’or mi chiama Vanegoor.
© Anna-Claire Payet