Le note dell'ocarina...
Il Sole alto sulle mura del Palazzo Ducale, con le alte montagne rese nitide ed imponenti dal forte vento che sembrava soffiare dalla terra verso la città.
Clio era seduta, come spesso accadeva, su una delle panchine di pietra del cortile, con la sua spada di legno.
Ogni pomeriggio veniva in quell'angolo di Palazzo, fantasticando di giocare con la sua amica immaginaria a cui inesorabilmente toccava sempre il ruolo della dama.
E mentre immaginava i suoi giochi, la ragazzina udì il suono dell'ocarina.
Incuriosita seguì quella melodia, fino ad arrivare nei giardini, dove sotto un grosso ficus vide sdraiato un bambino dai capelli neri mossi che suonava proprio un'ocarina.
E Clio restò ad ascoltarlo.
Poi lui si fermò di colpo e la vide.
“Ehi...” disse il bambino “... chi sei? Il figlio di un servitore? Oppure di qualche soldato?”
“Io...” rispose lei “... io sono Clio.”
“Clio?” Ripetè lui guardandola con i suoi occhi azzurri ed uno strano sorriso irriverente. “E' un nome da femminuccia.” Divertito. “Sei una femmina allora. E giochi con le spade?”
“Si.” Annuì lei risentita e già pronta a colpire quel ragazzino impertinente.
Lui rise.
“Che hai da ridere?”
“Guarda che le femmine non vanno in giro a giocare con le spade.” Alzandosi lui. “E nemmeno vanno in escandescenza per un nonnulla.”
“Ma che vuoi?”
“Io? Da te nulla.” Rimettendo l'ocarina in tasca il bambino.
“E se vuoi” adirata Clio “posso sempre dimostrarti che so usare la spada meglio di te.”
“Che sciocchezza.” Sorridendo lui. “La mia spada vale mille volte qualunque altra esistente al mondo.”
“See, come no...” scuotendo il capo lei.
“Certo, pettegola!” Esclamò lui. “La mia spada è Parusia!”
“Parusia?” Ripetè lei. “Ma chi sei?”
“Guisgard!” Ad un tratto una voce giungere da una finestra. “Guisgard, dove sei?”
“Devo andare...” lui a lei.
E svanì nel giardino, lasciando Clio da sola.
Quel ricordo arrivò dal nulla, mentre Clio ascoltava quelle note.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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