Discussione: Storie
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Vecchio 07-07-2009, 16.53.21   #131
Vivian
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Vivian è sulla buona strada
Sono colpita dagli splendidi racconti delle dame e dei cavalieri di Camelot. Ho intravisto in queste meravigliose storie animi nobili e appassionati.
Dal canto mio invece ammetto che difficilmente trovo il coraggio di esprimere quello che si cela in fondo al mio cuore, non tanto per difficoltà nel trovare le parole quanto per semplice vergogna.
Per questo vorrei regalarvi una storia che più mi si addice, un racconto scherzoso che mi è venuto in mente leggendo la discussione "Enigmi a Camelot". Non badate alla metrica e alle rime, ve ne prego, non ne sono molto padrona, in compenso credo che il racconto che sto per offrirvi possa darvi un'idea dell'indole un pò irriverente della sconosciuta Lady Vivian.

Vi era un tempo uno strano sovrano che viveva in un reame lontano.
Nel regnare non era un granchè ma di enigmi era l'indiscusso re.
Passavano gli anni e ad ogni quesito egli rispondeva a menadito.
Giunto alla fine della spensierata vita, si avvide che la regal stirpe era finita.
Per risolver rompicapi i suoi doveri avea scordati,
nessuna sposa avea cercato e alcun erede procreato.
Per por rimedio a un tal problema emanato avea un proclama:
“Chi in ingegno la corona batterà, re indiscusso diverrà”

Per primo giunge un cervellone, in matematica un gran campione.
“Quando le cose vanno male, su che cosa potete contare?”
“Sulle dita” ribatte il sovrano, deluso assai dal semplice arcano.
Viene poi una servetta, con visino da furbetta:
“Vivo se mi alimentate, muoio se mi dissetate”
“Sei graziosa giovinetta, ma la corona non ti spetta.
Torna pure a ramazzare ed il FUOCO ad attizzare”
Giunge allora un canuto dottore, domandando con ardore:
“Rispondete mia Maestà, cosa cresce e mai diminuirà?”
Il re, tutto accigliato, esclama: “L’età!”, guardandolo sdegnato.
Ed ecco arriva il maniscalco, naso rosso e capo calvo:
“Cos’è che, se lo immergete, entra rosso e nero ne esce?”
Il re risponde un po’ mordace, poiché il quesito non gli piace:
“Del FERRO ROVENTE siete padrone, ma per esser sovrano troppo caprone”.
Ecco infine venire un buffone, calzari a punta e un gran cappellone.
Guarda il re e con voce suadente pone l’enigma che da tempo ha in mente:
“Son più di Dio misericordioso e più del Demonio velenoso,
Mi posseggono i poveri in gran quantità, il ricco, all’opposto, non ne ha necessità.
E se il tuo appetito con me vuoi saziare, preparati presto alla vita lasciare”.

A lungo il re rimuginò, fino al sorger del sole a null’altro pensò.
Il dì seguente venne il giullare la soluzione del rompicapo a reclamare.
Il sovrano a lungo avea pensato, ma alcuna risposta avea trovato.
Accolse l’enigmista porgendogli la mano e chiese la soluzione dell’assurdo arcano.
Il buffone, non proprio nobilmente, sghignazzò in faccia al re grossolanamente:
“Maestà, è normale che nulla vi sovvenga in mente
Poiché la risposta è proprio NIENTE!”
Il sovrano rimase abbindolato, poi si destò e disse d’un fiato:
“Arguto giullare il mio regno è finito, spero di esser per voi un servo gradito”
Ma il guitto burlone svelò il suo inganno e rivelò al re il vero danno:
“Mi dispiace mio signore ma giullare son nel cuore,
son nato per beffare, non certo per regnare.
Vi lascio con l’arcano più grande pel sovrano
Chi mai potrà ambire, vostra Maestà a susseguire?”
Così dicendo s’inchinò e un ghigno maligno gli regalò,
si voltò piroettando e uscì dal castello saltellando.



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