Ehiss e Dacey trovarono riparo sotto il tetto di quel vecchio magazzino, mentre la pioggia cadeva ancora forte sul bosco.
Il cavaliere allora si sedette a terra e fece segno alla ragazza di fare altrettanto.
“Parlate dei miei viaggi quasi come fossero favole...” disse sorridendo, giocherellando con alcune foglie raccolte a terra “... si, ho veduto molti posti, lo ammetto... alcuni bellissimi, quasi magici, proprio come una favola... altri invece cupi, ostili... dopotutto sono un cavaliere, viaggio per combattere e solo raramente posso lasciarmi distrarre e rapire dalle bellezze che vedo... la cosa che più ricordo del mio viaggiare? Forse la solitudine... sono un uomo schivo e solitario che spesso ha potuto fare affidamento solo sulla spada... ho combattuto in molti duelli e tornei, uscendo vincitore da ogni contesa terrena... ma forse nelle faccende amorose fallirei... si dice che i Taddei siano maledetti, che siano destinati a restare soli... un vecchio bardo soleva cantare una canzone mentre eravamo sotto le mura di una cittadella saracena... e sotto quelle stelle sconosciute egli narrava proprio dei grandi eroi Taddeidi, condannati ad un Destino di solitudine o di morte...” con sguardo divenuto cupo.
Intanto aveva smesso di piovere.
“Guardate, la pioggia è cessata...” indicando il cielo lui “... sarà meglio andare e riprendere il cammino, così eviterò di annoiarvi oltre con le mie storie...” ridendo, per poi alzarsi da terra e porgendo una mano alla zingara per aiutarla a fare lo stesso “... mi chiedete dove siamo? Non ne ho idea... cerchiamo di scoprirlo...”