Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 06-06-2016, 16.03.15   #379
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
"Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono."

(Salmo 3)


Era un bel pomeriggio di Agosto e i preparativi per la festa dell'Assunzione in Cielo di Maria Vergine animavano l'intera contrada e tutto il regno.
Nel caldo e soleggiato meriggio, nel giardino del castello, Cramelide era seduta all'ombra di un sicomoro, accarezzando i teneri petali dei gerani, quando vide una figura nobile e malinconica vagare tra i fiori e le piante.
La giovane allora la raggiunse.
“Ardea...” disse lei piano, quasi intimorita nel poter destare quella malinconica solitudine.
“Cramelide...” voltandosi lui, per poi sorridere e stringerle le mani nelle sue.
“Cosa darei per conoscere i tuoi pensieri...”
“Non valgono così tanto...” fissandola lui.
“Invece si, poiché bramo farne parte.” Triste lei.
“Tu sei sempre nei miei pensieri.”
“Allora le tue parole non seguono il corso di quei tuoi pensieri...” mormorò lei “... perchè mai una di esse è per me ultimamente.”
“Non vedi come ti guardo?” Disse lui. “Come ti cerco?”
“Allora chiedimi di lasciare tutto e di seguirti!”
“Cramelide...” a capo chino il Taddeide.
“Ho compreso...”
“Cosa?” Chiese lui.
“Era parte della tua impresa.” Fece lei. “Finita quella, nulla più ti lega a questo luogo. Neanche il mio cuore.”
Lui scosse il capo e poi la condusse su una panchina di pietra, tra due rigorosi olmi.
Si sedettero e lui le parlò:
“Nella mia vita ho da sempre e solo vissuto come un cavaliere. La cavalleria e la cortesia sono state il mio dovere ed il mio diritto. Ho affrontato grandi e terribili imprese ed ogni duello o battaglia mi ha visto vincitore. Ma se nelle cose terrene conosco il mio valore, in quelle Spirituali so che fallirei. E l'Amore è una di Esse.”
“Perchè dici questo?” Turbata Cramelide.
“Perchè ho una grave colpa nel cuore...” rivelò lui “... un peccato che offende Dio e indigna gli uomini... ma non posso dirti altro... che sia solo per me il giogo di questa miseria... mio soltanto... tu hai giù sofferto troppo...”
“Credi” replicò Cramelide “che il mio dolore e la mia felicità non dipendano da te, cavaliere? Se mi abbandoni sarò l'uno, se mi porti con te conoscerò l'altra.”
“Cramelide...” si alzò lui avvilito “... non puoi dipendere da un uomo senza futuro...”
“Che vuoi dire?” Avvicinandosi lei a lui.
“Che la mia colpa è troppo grande” chiudendo gli occhi Ardea “e presto dovrò risponderne ad un austero giudice.”
“Non vi può essere colpa in te, cavaliere...” appoggiando il capo sulla spalla di lui “... sono giunte ad Acerna le notizie delle tue imprese... hai liberato ogni contrada da ciò che l'affliggeva... hai ridato vita e speranza a tanta gente... non può esserci male in te, cavaliere...”
“Per queste tue parole, Amore mio, che Dio ti benedica...” e la baciò.
Trascorsero gran parte del pomeriggio in quel giardino, passeggiando tra fiori colorati e profumati, fontane zampillanti e alberi frondosi carichi di frutti maturi.
Altro lei non chiese e lui più nulla accennò del suo Destino.
Ma Cramelide seppe leggere nel cuore di quel cavaliere, comprendendo il suo dramma.
Giunta sera, con gli occhi arrossati dal pianto, la ragazza raggiunse suo fratello.
“Giaccos...” lei al musico “... domani Ardea partirà... lascerà Acerna per non più tornarci...”
Giaccos fu sul punto di chiederle del perchè.
Ma il volto della ragazza, avvilito dal pianto e sferzato dal dolore, era forse la risposta più importante.
E Giaccos tacque.
L'indomani Ardea e Biago si presentarono ad Avator per salutarlo e lasciare poi Acerna.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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