Ricordo che da piccolo passavo molto tempo con il mio amato nonno.
Egli era signore incontrastato delle terre che da oriente ad occidente circondavano il feudo nel quale ero cresciuto.
Ad una certa ora del giorno, quando il crepuscolo avvolgeva il cielo e scendeva fin sopra la terra, rivelando i primi bagliori delle stelle nascenti, mio nonno era solito raggiungere la torre più alta del nostro palazzo, da dove si poteva ammirare, fino a perdersi, tutta la secolare e misteriosa foresta che dominava l'intero paesaggio.
Ed egli stava lì, immobile, ad aspettare che la Luna sorgesse per salutarla come si fa con una vecchia amica.
Io lo raggiungevo e amavo osservarlo per ore, scrutando le sue espressioni enigmatiche ed impenetrabili, i suoi misteriosi e profondi occhi blu, i suoi lineamenti che si increspavano come onde di un mare mosso davanti a chissà quali pensieri.
E restavo la, così immobile, cercando di capire e comprendere cosa provasse quell'animo fiero e inquieto.
Fino a quando egli, con un tono solo camuffato da vecchio burbero, mi chiamava a se.
E cominciavano le nostre lunghe ed indimenticabile chiacchierate, vera linfa vitale per il mio spirito ed il mio cuore...