Serrai la mascella per non esprimere a parole i miei pensieri più impulsivi, perché era comunque il mio datore di lavoro.
E quella rabbia che sentivo non aveva alcuna giustificazione.
"Certo.." con sufficienza, senza lasciare il suo sguardo "Una vale l'altra, no?" con la voce tremante ma velata di rabbia e lo sguardo infuocato e appassionato nel suo.
Uno sguardo che lasciava intravedere fin troppo, uno sguardo pericoloso, intimo, istintivo, primordiale.
Adesso ti calmi...
Ma la verità era che non ci riuscivo, che quelle parole mi erano uscite dal profondo, frutto di quelle sensazioni forti e senza nome che provavo da quando ero arrivata in quel palazzo, ed erano troppo forti perché potessi tenerle a freno.
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