"LA FEDE DI UN CAVALIERE"
Ruggero era un giovane di buoni sentimenti ed alti valori.
Era cresciuto amato e protetto dai suoi genitori nel feudo di San Giorgio Alto, nella vecchia Afritannia.
Il suo rango lo aveva destinato sin dalla nascita ad essere cavaliere.
Fù così affidato dai suoi genitori agli insegnamenti di un grande guerriero, Vito de Nigramante, gran cavaliere del re e pari del regno.
Il giovane Ruggero apprese così in maniera perfetta l'arte delle armi, della musica e della poesia, divenendo in breve il più ammirato giovane del feudo.
Ma il suo maestro gli ricordava spesso che non bastano la forza e l'abilità a rendere un uomo un vero cavaliere.
Il suo rango gli dava il privilegio di poter diventare un cavaliere, ma non il diritto ad essere considerato tale.
"Cosa mi occore ancora per essere un vero cavaliere, maestro?" Chiedeva spesso il giovane a Vito.
"La Fede, ragazzo mio. Perchè solo attraverso essa il Signore ci dona la sua Grazia!" Rispondeva questi.
"E cos'è la Grazia, maestro?"
"E' ciò che rende perfetto un cavaliere. Solo attraverso la Grazia un cavaliere può compiere ciò che è impossibile a tutti gli altri."
"E come posso avere la Fede?"
"Devi cercare il volto Dio, ragazzo mio."
Queste parole divennero un'ossessione per il giovane Ruggero.
Egli da quel giorno iniziò a digiunare, a pregare ed a fare ogni sorta di penitenza, nella speranza di vedere, anche solo in sogno, il volto di Dio.
Ma ogni suo sforzo era inutile. Anche nella solitudine della sua stanza, nell'immenso silenzio di un eremo o nell'infinità di una selva incatata egli non riceveca nè una visione nè un segno divino.
E così ogni giorno chiedeva al suo maestro:
"Come posso fare per poter vedere Dio, maestro?"
Devi volerlo con tutto te stesso." Rispondeva il maestro.
E così Ruggero continuò la sua quaresima nella speranza di vedere Dio.
Ed ogni giorno poneva la medesima domanda al nobile Vito.
E questi ripondeva sempre allo stesso modo: "Devi volerlo più di ogni altra cosa, ragazzo mio."
Un giorno, sfiduciato e sconfortato, Ruggero raggiunse il suo maestro mentre era intento a pescare sul lago.
"Come posso fare per poter vedere Dio, maestro?"
"Devi volerlo più di ogni altra cosa, ragazzo mio."
"Ma non esiste nulla al mondo che disederi di più! Eppure Egli non si rivela mai..."
Allora con un gesto rapido e poderoso Vito afferrò Ruggero e lo spinse con la testa nell'acqua.
Nonostante il ragazzo si dimenasse, il maestro lo teneva fermo, quasi volesse affogarlo.
Alla fine, con un gesto estremo, Ruggero riuscì a liberarsi dalla morsa del suo maestro e uscì dall'acqua, quasi senza avere più forze.
Vito lo fissò e disse:
"Ragazzo mio, solo quando desidererai vedere Dio con tutta questa disperata forza potrai vederlo veramente."
Poi, toltosi il mantello, il maestro asciugò il capo del suo allievo e donatogli un caldo sorriso lo abbracciò forte.
Era ormai il crepuscolo ed i due tornarono al castello, con il cuore gonfio di profonda serenità.