"Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata."
(Salmo 3)
Ardea cavalcò in sella al fedele e superbo Arante, fin quando al pianeggiante e verde bosco si aggiunse la vista di montagne sempre più vicine.
Il cielo era cupo e le nuvole si addensavano basse, fino a lambire le vette delle alture, come a volerne celare le fattezze e racchiuderne così i misteri.
Oggi quelle lande sono attraversate da ogni sorta di viaggiatori.
Avventurieri, soldati di ventura, mercanti, contadini, pastori e pellegrini passano su quelle strade, unendo il Sud ed il Nord del reame, tra lavoro e fortuna, Fede e speranza.
Ma a quel tempo tutto era selvaggio e remoto.
Le campagne erano rese impenetrabili ed incolte da sterpi e rovi, mentre il bosco appariva ignoto e sconfinato.
Ardea dunque cavalcava lesto, ben sapendo che tali terre erano in balia di briganti e pericoli vari.
E proprio mentre risaliva uno stretto e brullo sentiero, ad un tratto, tra due grosse querce, vide apparire tre figure armate.
Erano sbucate dal nulla, come serpi tra la vegetazione.
Uno impugnava un bastone chiodato, un altro un falcetto da contadino e l'ultimo giocherellava con una pesante scure da boscaiolo.
E vedendo il cavaliere subito uno dei tre gli si parò davanti per fermarlo.
“Altolà...” disse “... fermo, da qui non si passa!”
“E chi lo dice?” Ardea arrestando il cavallo.
“La buona creanza, messere.” Rispose l'uomo.
Il Taddeide allora li squadrò rapidamente.
“Ci occorre infatti il vostro aiuto” fece un altro dei tre “e siamo certi non ce lo negherete.” Ridendo.
“Oh, non lo farà di certo.” Divertito il terzo.
Ardea restò a fissarli senza parlare.
“Ci stavamo giusto dividendo le vostre cose, messere...” il primo che aveva parlato “... dopo avervi ucciso naturalmente. Ebbene a me interessa la vostra corazza, ma essendo più grasso e grosso della media degli uomini temo dovrò accomodarla. Dunque vi chiedo... mi consigliate di fonderla e farne una nuova, oppure conoscete un metodo per far si che essa mi entri senza danno?”
Gli altri due si abbandonarono ad una grossa risata.
“Invece io” intervenne il secondo “sono interessato alla vostra spada, Vi chiedo dunque... siete così gentile da cedermela e spingermi così a darvi una morte rapida, o volete tentare di battervi e sfidare allora la mia collera? In tal caso, naturalmente, la vostra fine sarà alquanto dolorosa.”
“Io voglio il vostro cavallo, messere.” Baldanzoso il terzo. “Rivelatemi dunque il suo nome affinchè mi segua docilmente quando vi avremo accoppato.”
“Ecco...” ridendo ancora il secondo brigante “... come vedete ci occorre il vostro aiuto.”
E le loro grottesche risate echeggiarono nel silenzioso bosco.