"Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera."
(Salmo 4)
Il bosco che circondava la strada era denso di umidità, mentre la pioggia cadeva copiosa dal cielo.
Tutto intorno era avvolto da una lieve nebbiolina, fatta di infinite goccioline che vagavano disperate su ogni cosa.
La strada era desolata ed angusta.
Un cupo e vuoto silenzio dominava quelle lande, rotto solo dal mormorio della pioggia che faceva gorgogliare le pozzanghere lungo la via e dal passo fiero di Arante.
Ad un tratto dalla poca visibilità emerse la sagoma del Monte Sacro, caro a San Michele Arcangelo.
Un maestoso acquedotto, ancora oggi superbamente in piedi, fungeva da porta per accedere alle boscose pendici della montagna.
Univa, da parte a parte, la catena montuosa che oggi cinge, come naturali ed invalicabili mura, i confini di Capomazda, dividendo il mondo civile ed aristocratico da quello selvaggio e plebeo.
Le maestose arcate si aprivano nella nebbia simili a varchi di absidi sovrapposte, con una cadenza regolare e perfetta, rendendo la struttura quasi delle fattezze di un santuario.
Ardea ed il suo destriero oltrepassarono una di queste arcate, ritrovandosi così dall'altra parte.
Il cavaliere allora provò una strana ed indefinita sensazione, come se avesse passato il mondo dei vivi per quello Spirituale.
Imboccò così lo stretto sentiero che cingendo i fianchi della montagna conduceva sulla cima della Sacra Altura.
Man mano che saliva, il mondo sottostante, fatto di stradine e sterrati che tagliavano la vallata, diventava piccolo e sfocato, come se venisse progressivamente ingoiato dall'umidità.
Lentamente Arante portava in sella il suo nobile padrone, conducendo il Taddeide in una sorta di processione solenne, simile a quella a cui è sottoposto un condannato per giungere al patibolo.
Passata la metà del percorso, Ardea salì in groppa al suo cavallo un'irta salita che avrebbe fiaccato qualunque altro destriero e alla fine di essa vi trovò una nicchia dedicata alla Vergine del Rosario col Bambino ed i santi Caterina e Domenico.
Il Taddeide si fermò, scese e si inginocchiò a pregare.
Si Segnò, rimontò in sella e proseguì.
L'ultima abitazione che passò fu la casa di un pastore.
Gli fu offerto del formaggio fresco, ma il cavaliere rifiutò dopo aver ringraziato.
Raggiunse infine la cima del monte, dove sorgeva la chiesa di San Michele.
Essa era però preceduta da un'alta Croce posta fra pietre.
E di nuovo Ardea si fermò, scese da cavallo e pregò.
Si Segnò, risalì in sella e raggiunse finalmente la chiesa.