Osservai intensamente la sua decisione.
Da quella scelta dipendeva molto.
Non tanto l'arrivare o meno alla vetta, ma il modo.
Il terzo corridoio era buio, terribilmente buio.
Più camminava più si accorgeva di una cosa.
Non era in piano.
La strada era in salita.
Una salita sempre più ripida, sempre più intensa.
Finche non sarebbe più riuscito a stare in piedi.
Allora, in quel buio che inghiottiva completamente il corridoio, il pavimento cominciava ad assomigliare sempre di più ad una parete.
Sempre più ripido, sempre più in salita.
Finchè, per avanzare, non fossero necessarie persino le mani.
Infatti, il pavimento non era regolare, ma degli spuntoni, che potevano servire da arpioni.
Non era più una semplice salita, ma un'arrampicata.
Come fosse la roccia di una montagna.
Ma non c'era la luce del sole ad indicare la via.
Era buio, completamente buio.
Io stessa faticavo a vedere cosa facesse in quel buio.
E in quel momento il cuore batteva sempre più forte, sempre più intensamente.
Mi sporgevo, quasi che osservando più da vicino lo specchio potessi vedere meglio.
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