Quelle parole mi ferirono, riuscendo ad arrivare nel profondo.
Un profondo che nemmeno credevo di possedere.
Strinsi ancora di più le mani sul volante dalla rabbia.
Perché non ero stata semplicemente zitta? Gli umani non cominciano in quel modo i propri pensieri, perchè io dovevo farlo?
Non risposi, ero troppo furibonda per rispondere.
Arrivammo al centro e mostrai le mie credenziali in modo da poter passare.
Solo una volta fermata l'auto mi voltai verso Guisgard accanto a me.
Mi voltai e cercai i suoi occhi, riversandovi dentro i miei con tutte le emozioni che si portavano dietro, quelle calde e appassionate del giorno precedente, quelle timide di poco prima, e poi la rabbia e la delusione di vedere come fosse cambiato.
"Un guasto?" sussurrai, con infinita tristezza.
"Certo-capo.." imitando di nuovo la voce metallica, ma stavolta senza ridere, né sorridere "Andrò-a-farmi-controllare.." con lo stesso tono.
Perché era così difficile da credere?
Come potevo io mentire? Mentire era una cosa da uomini.
Restai lì, con gli occhi nei suoi per un lunghissimo istante, come se gli occhi avessero il potere di trasmettere tutte le emozioni.
"Magari lo fosse.." dissi infine, tristemente, prima di chinare lo sguardo.
"Iasevol ci starà aspettando..." pianissimo.
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