"No, non è quello..." sospirai "Posso mentire se c'è un motivo... ti ho mentito quando ho detto di dover tornare in città, perché in realtà volevo solo che salissi sull'auto...".
Sospirai.
Come potevo spiegargli? Erano cose così normali per lui.
"Parlo delle convenzioni sociali..." dissi, guardandolo negli occhi "Quel complesso e articolato codice di comportamento che regola i rapporti tra le persone..." il mio tono si fece più basso "Tra uomo e donna, ad esempio..".
Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, e quella vicinanza mi dava delle strane sensazioni.
"Quelle che impongono di non toccare un uomo che non sia il tuo..." sussurrai, arrossendo al pensiero della carezza "Anche se vorresti..".
A quel punto mi resi conto di una cosa sconvolgente.
Non avevo mai amato il contatto con gli esseri umani e mi davano fastidio quelle persone che ti toccavano mente parlavano.
E ora... possibile?
Come per allontanare quei pensieri e non rischiare di compiere un gesto spontaneo come poco prima, portai le mani dietro di me, stringendo il bordo del lavandino.
"È affascinante il gioco di ruoli tra uomo e donna..." senza mai lasciare il suo sguardo, con voce calda.
"C'è come una distanza da mantenere, una distanza che può essere colmata solo con un gesto appassionato che comporta un rischio, ma non solo ..." con un sorriso nuovo, vago ed enigmatico "L'uomo può baciare una donna, rischiando il suo rifiuto..." sussurrai "Ma una donna non può baciare un uomo per prima, o romperebbe la magia..." con lo stesso tono basso, caldo, appassionato.
Stavo parlando senza nemmeno accorgermene, mentre i miei pensieri vagavano liberi in territori inesplorati.
Quei territori inesplorati di cui mi parlava l'azzurro dei suoi occhi, quasi fosse l'orizzonte di un cielo e di un mare sconfinato.
"E la magia..." in un sussurro sospeso "È tutto.." con un tono ancora diverso, un tono che non avevo mai usato, un tono, quasi un sospiro, che sembrava essere come un eco dei miei pensieri più proibiti.