Tutto accadde piano, ma in modo del tutto naturale.
Gaynor in un attimo fu completamente nuda davanti a quell'uomo bellissimo e senza nome.
Nuda solo per i suoi occhi, i suoi sensi.
Nuda come una statua greca, una Giunone resa carne e passione.
Nuda nell'intimo.
E lui la guardò.
La guardò tutta.
Dov'era più bella, più eccitante.
Guardò i suoi seni e poi il suo sesso.
Allora cominciò a toccarla ovunque.
Mani esperte, abili, agili, avide.
Mani fatte di dita, di carezze, di tatto e di sensi.
Mani che raggiunsero ogni parte del suo corpo, toccandola fino a penetrare nella sua anima più profonda.
Fino a farla fodere, a farla morire di piacere.
A toccarla fino a quando lei non riuscì più a restare in piedi.
Era come una schiava.
Era sua.
Era la madre di due bambine, era una donna sola.
Ed ora quei gesti, quelle carezze, quei baci, quel toccarsi, tutto ciò un tempo l'avrebbero fatta morire di vergogna.
Ora invece la vergogna moriva.
Pian piano, ma inesorabilmente.
Una vergogna bruciata dal fuoco della sessualità.
Questo pensava ora in quei folli momenti di passione.
“Così... si... si, così... così è la vita...” disse fra sé la parte più istintiva di lei.
E quell'uomo senza nome si dimostrò un degno compagno.
Era penetrato in lei.
Non solo nel suo corpo, ma fino al suo cuore ed alla sua anima.
Era un demonio.
Si, un diavolo.
Questo si ripeteva Gaynor fra le sue braccia, poi sotto il suo corpo ed infine sopra di lui.
Si, era un demonio quell'uomo così bello.
E bisogna essere forti per tenergli testa, per stargli alla pari.
Era una sessualità bruciante, avvolgente, penetrante.
E lui era infaticabile, instancabile.
E lei ne aveva bisogno.
Aveva bisogno di tutto questo ora.
Quell'uomo non aveva vergogna, né debolezza e neanche stanchezza.
La prese in tutti modi possibili.
In tutte le posizioni concepibili, senza temere vergogna o peccato.
Lei sentì dolore, a tratti forte, insopportabile, ma mai gli chiese di smettere di fermarsi, di uscire dal suo letto.
Le mani di lui la tenevano forte per i seni grandi, stringendoli, facendola ansimare, gridare, godere.
Le teneva per i fianchi, portandola lontana.
Spingendola forte in una folle e meravigliosa cavalcata verso boschi e foreste di solitaria bellezza.
I loro corpi sudati, vibranti, tesi si rincorrevano e si trovavano.
Più e più volte.
E Gaynor fu sul punto di perdere i sensi per quell'indomito calore che bruciava nel suo ventre senza sosta.