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#921 |
Cittadino di Camelot
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resto io come ostaggio non ho nulla da perdere dissi guardando Belven voi andate a cercare gli altri e mi sedetti accanto al pozzo mentre fissavo il cavaliere Vermiglio.
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#922 | |
Cittadino di Camelot
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Restare in compagnia di Guxio era terribilmente penoso: la sua vicinanza mi disgustava e il suono della sua voce mi faceva venire i brividi... avrei voluto gridare e scappare via, avrei voluto colpirlo e colpirlo ancora... e invece non mi mossi né dissi niente, pietrificata alla sola idea del patto cui ero stata costretta a sottostare.
Ringraziai il Cielo, tuttavia, quando uno di quegli uomini venne a chiamarlo e lo condusse via. Io rimasi per un istante immobile dove mi trovavo, inspirando profondamente e cercando di far chiarezza nella mia mente ancora leggermente confusa... e tuttavia qualcosa in essa scattò quasi subito: in fretta mi alzai e, silenziosamente, mi accostai alla porta che Guxio aveva appena varcato, fermandomi proprio lì, totalmente schiacciata nella zona d’ombra contro lo stipite alto e roccioso, trattenendo il respiro e restando in ascolto. Distinsi con chiarezza la voce di Bumin insieme a quella di Guxio, e mi sorpresi che fosse lì. Ascoltai il racconto di ciò che era successo e qualcosa dentro di me vibrò forte quando disse che Guisgard l’aveva smascherato... ‘pazzo!’ pensai ‘pazzo e avventato!’... ma non potei evitare di sorridere. E il sorriso si allargò quando compresi che stava bene, ciò almeno disse l’uomo: disse che il cavaliere lo aveva battuto e costretto alla fuga... il peso nel mio petto di allentò un po’, allora, chiusi gli occhi e ringraziai il Cielo. Fu ciò che venne dopo che mi scosse di nuovo e di nuovo mi riempì di terrore, di un dolore profondo e di una gelida furia... Citazione:
‘...il primo a morire!’ aveva detto. Quelle parole rimbombavano nella mia mente con un fragore assordante... e allora capii che a Guxio non importava niente del nostro patto: li avrebbe fatti uccidere tutti comunque, in qualsiasi caso... e avrebbe cominciato da Guisgard. Il panico mi avvolse e mi chiesi che cosa dovevo fare... E in quel momento di totale incertezza della mente, il mio sguardo cadde di nuovo su quel vecchio specchio incantato... la nebbia densa al di sotto della sua superficie aveva ripreso a vorticare velocemente, contorcendosi in mille forme che ipnotizzavano i miei occhi... continuai a fissarlo, quasi senza rendermene conto, finché la bruma si diradò di nuovo e delle figure iniziarono ad essere riconoscibili. Lo osservai con più attenzione, era il gruppo che avevo visto poco prima... mi sembrava quasi di osservarli da una finestra posta in alto: li vedevo muoversi e confabulare tra loro, forse parlavano della fuga di Bumin, però non potevo sentire le loro voci e non sapevo cosa si stessero dicendo... scrutai quei volti uno ad uno, finché raggiunsi quello di Guisgard... Guxio li avrebbe trovati, mi dicevo... sarebbe stato così facile per lui vedere dov’erano per mezzo di quello specchio e loro, in quel labirinto, come avrebbero potuto fuggire? E così, mossa da quel pensiero improvviso, afferrai con entrambe le mani il pesante candeliere che era posato sul tavolo da cui Guxio poco prima aveva preso i due bicchieri, e lo usai per colpire, con tutta la forza che avevo, quell’antico specchio. La spessa base metallica del candeliere si infranse contro il vetro e immediatamente mille schegge iridescenti volarono da ogni parte, schizzando verso l’alto per poi ricadere a terra, come una pioggia tintinnate, mentre quel rumore riempiva la sala... E io rimasi per un istante in piedi, di fronte alla cornice ormai vuota dello specchio... infine allentai un po’ la presa e il candeliere mi scivolò di mano, finendo anche quello a terra con un sonoro tonfo... “Ecco! E ora, se vi vorrà trovare...” dissi tra me a mezza voce “di certo non potrà più fare affidamento su questa diavoleria!”
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#923 |
Cittadino di Camelot
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Gaynor osservò la scena in disparte, tenendo Lyan sempre stretta a sé. Era successo tutto troppo in fretta e, durante lo scontro tra Bumin e Sir Guisgard, l'odio e l'ira che lesse negli occhi di quest'ultimo la spinsero a tirarsi indietro al fine di proteggere la bambina. Quando però quella carogna di Bumin prese il largo dopo aver tentato di pugnalare Guisgard, il gruppo di accorse che nello scontro era stato invece colpito Iodix. Nel vedere il pugnale sporgere dal suo petto, Gaynor lanciò un grido e si precipitò verso il giullare, lasciando Lyan al vecchio delle fosse. Ma d'un tratto Iodix aprì gli occhi e cominciò a recitare dei versi:
"Se la penna della spada è più potente, allora un libro di uno scudo è più possente! Che sia un codice o un trattato, questo libro mi ha senza dubbio salvato!" E così dicendo mostrò un grosso libro custodito sotto la sua giubba, che aveva fatto da scudo. Lo vide riabbracciare il suo padrone, e non riuscì a trattenere lacrime di sollievo. Non avrebbe sopportato di vederlo morire, quando era stata proprio lei a spingerlo in quest'impresa. Quando i due si sciolsero dal loro abbraccio, Gaynor si avvicinò al giullare e gli fece una carezza, ancora scossa per riuscire a parlare.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
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#924 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Lo specchio rotto in infinite parti.
Infinite come le stelle che brillavano in quella notte limpida e ancora orfana di una Luna che solo da poco aveva cominciato a spuntare dalla folta boscaglia. Cosa racchiude e riflette uno specchio? Forse un mondo lontano, diverso ed effimero. Non migliore o peggiore, ma solo un altro mondo. I demoni che da tempo tormentavano Cartignone ed ora anche il cuore di Talia erano stati visti da lei proprio riflessi in quello specchio. Ma forse quelle viste da Talia erano solo altre illusioni. "Cosa succede?" Chiese un gobbo entrando nella sala. "Non sapete" fissando lo specchio rotto "che questo è di cattivo auspicio?" Raccolse allora i pezzi rotti e rimise a posto il candeliere. Un momento dopo entrarono nella sala due donne completamente coperte da un velo nero. Portavano alcune pietanze dagli intensi colori e dagli inebrianti profumi. Ed una bottiglia contenente un purpureo elisir accompagnava quell'esotico banchetto. "Mangiate, milady..." disse il gobbo uscendo dalla sala "... vi ridarà tranquillità..."
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#925 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nello stesso momento, ma in un'altra zona di quell'Inferno, il gruppo si stava riorganizzando dopo la fuga di Bumin.
"E' inutile restare qui fermi..." disse il Cappellano "... dobbiamo cercare la dama rapita e poi uscire da questo luogo di morte." "Non credo sia facile, chierico..." mormorò Dukey. "Siamo giunti da quella parte" indicò il Cappellano "dunque per logica dobbiamo proseguire dalla parte opposta." "Non mi va molto l'idea di camminare alla cieca in questo posto..." mormorò Dukey. "Allora fatti da parte" disse Guisgard spingendolo via "che già si è perso troppo tempo!" "Pallone gonfiato!" Ringhiò Dukey. "Chi credi di essere? Sei solo un cavaliere disonorato! Non ho nessuna intenzione di farmi infilzare per quella dama! E tu sei uno sciocco se credi che lei ti stia aspettando!" Guisgard allora, a quelle parole, si lanciò su Dukey e lo colpì con un pugno, facendolo cadere a terra. "Calmatevi!" Urlò il Cappellano cercando di trattenerlo. E lo stesso fece Iodix. "Al diavolo..." mormorò il cavaliere "... io proseguo... chi vuole seguirmi sa cosa fare, altrimenti l'uscita è dall'altra parte!" "Cavaliere..." disse sorridendo Lyan "... libererai anche la mia mamma?" Guisgard la fissò e sorrise lievemente. "Padrone, io ti seguo, proseguiamo! E che il Buon Dio ci metta la Sua mano!" Esclamò Iodix. "Siamo qui per liberare chiunque si sia salvato da quest'orrore..." disse il Cappellano "... siamo tutti con voi, cavaliere!" "Diversamente non ci è possibile fare..." mormorò il misterioso Vecchio delle Fosse. Dukey si alzò da terra e sputò il sangue causatogli dal pugno di Guisgard. "Andiamo, cavaliere..." masticando amaramente "... ma se usciremo vivi da qui, mi darete soddisfazione..." "Quando vuoi..." rispose Guisgard "... ora, se siamo tutti daccordo, andiamo!"
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#926 |
Cittadino di Camelot
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Mi voltai di scatto quando quella figura entrò nella sala, lo vidi avvicinarsi in fretta e iniziare a raccogliere i vetri...
"Di cattivo auspicio?" chiesi, alle sue parole, senza riuscire a nascondere il più tetro sarcasmo "Pensate che in questo inferno possa valere qualcosa la vostra sciocca superstizione? Pensate che quaggiù possa accadere qualcosa di peggio di quanto già non sia avvenuto?" E tuttavia non attesi la sua risposta, perché altre due figure attrassero la mia attenzione... due donne, pur con il corpo completamente coperto da un lungo abito nero e da un velo dello stesso colore... silenziose come fantasmi, posarono due enormi vassoi carichi dei più attrenti cibi che avessi mai visto... Inebriata da quel profumo e da quei colori, quasi sotto l'effetto di un incantesimo, mi avvicinai al tavolo e allungai un braccio, afferrando un frutto dall'aspetto e dal colore tanto perfetti che sarebbero potuti sembrare di cera... Piegai il braccio e avvicinai il frutto alla bocca e tuttavia, appena a mezza strada, mi bloccai, come colta da un improvviso tremito mentre una vocina nella mia testa prese a gridare forte... 'non fidarti!' diceva quella voce 'non ti fidare!'... e così rimasi lì, con il frutto in mano e la mano a mezz'aria, come combattuta tra due forse opposte...
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#927 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Siete al sicuro qui, milady..." disse il gobbo mentre chiudeva la porta dietro di se "... più al sicuro che in qualsiasi altro posto di questo mondo... siete troppo preziosa... quel cibo è genuino, degno della principessa di Cartignone..."
La porta si chiuse e Talia restò da sola nella sala.
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#928 |
Cittadino di Camelot
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Il gobbo uscì e io rimasi da sola, ma le sue parole continuarono a risuonarmi nella mente...
'...siete al sicuro...' '...siete troppo preziosa...' '...siete più al sicuro che in qualsiasi altro posto...' E aveva ragione, Santo Cielo! Aveva ragione e io me ne resi conto solo in quel momento... perché Guxio aveva bisogno di me per i suoi piani e, che gli piacesse o meno, non poteva farne a meno. Che gli piacesse o meno, questo mi dava un vantaggio! In fretta, dunque, ributtai quel frutto che ancora tenevo in mano nel vassoio da cui lo avevo preso e mi diressi verso la porta da cui il gobbo era uscito... Mi accostai al battente e tesi le orecchie, ma un silenzio assoluto regnava dall'altra parte... così inspirai, mi feci coraggio e spinsi la porta.
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#929 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel frattempo, al pozzo maledetto, si decideva sull'ostaggio da lasciare al Cavaliere Vermiglio.
"No, non posso permetterlo!" Disse Belven fissando Cavaliere25. "Ho il compito di proteggere tutti voi e dunque sarò io l'ostaggio!" "Allora sceglierà il fato per noi..." intervenne Goldblum. Prese allora tre sottili strinsce dalla sua cintura e le mostrò ai suoi due compagni. "Sceglietene una a testa e l'ultima sarà la mia..." disse "... chi troverà quella più corta resterà qui come ostaggio." Belven allora prese una di quelle strisce. "E' la più lunga..." osservò il nano "... coraggio, Cavaliere25, tocca a te... quella di destra o quella di sinistra?"
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#930 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Quella porta.
Sembrava leggera come l'aria e quasi le mani tremanti di Talia scivolavano su quel legno liscio e freddo. Quella porta si apriva su un piccolo corridoio, appena illuminato da qualche candela. Vi dominava un silenzio assoluto ed uno strano tepore era diffuso tra le sue pareti. Ad un tratto però la ragazza sentì un singolare tintinnio. Qualcosa di metallico batteva ed echeggiava dal fondo di quel corridoio. E sembrava diventare sempre più forte. Ad un tratto dalla penombra si aprì una porta permettendo a Talia di vedere ciò che accadeva dietro di essa. Su di un tavolo era stesa una ragazzina completamente nuda, sulla quale due uomini inchiodavano pezzi di ferro in varie parti del suo corpo. Quello spettacolo inorridì Talia che un attimo dopo si ritrovò avvolta da decine di ragazze con i corpi rivestiti da ogni sorta di tortura ed orredamente mutilati. Le giravano intorno, pronunciando frasi confuse in idiomi sconosciuti. I loro occhi erano bianchi e innaturali, mentre i lineamenti erano orrendamente contratti. All'improvviso quell'assurda danza si fermò ed apparve Guxio. Fissò Talia con i suoi occhi di fuoco e dalla bocca alitò una nuvola rossastra. Un attimo dopo Talia perse conoscenza.
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