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08-12-2009, 02.37.28 | #1 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Paolo e Francesca nel V canto dell'Inferno
«Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer si forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense." (Inferno V, 100-107) Questi celebri versi sono tratti da uno dei canti più belli e struggenti della Divina Commedia dantesca: il V canto che descrive il girone infernale dei lussuriosi. In questo cerchio Dante e Virgilio incontrano le anime che hanno peccato in lussuria. La pena consiste in un vortice perenne e vigoroso che trascina per l’eternità le anime di questo girone. Ma due in particolare colpiscono Dante. Si tratta di due anime che volano insieme, l’una accanto all’altra. Le due anime appartengono a Paolo e Francesca, amanti morti per il loro amore. Dante riconosce subito quelle anime, appartenute a personaggi realmente esistiti (quando i due amanti morirono Dante era ventenne) ed inizia a ricordare la loro sfortunata vicenda. Tutto inizia nel 1275 con il patto tra due nobili famiglie, i da Polenta di Ravenna ed i Malatesta di Rimini. Per sancire un forte legame tra i due casati, si combina un matrimonio tra Giovanni Malatesta (detto Giangiotto perché zoppo) e la figlia di Guido da Polenta, Francesca. Ovviamente il matrimonio, sebbene vantaggiosissimo per le due famiglie, non lo era certo per Francesca. Giangiotto non solo era brutto nella persona, ma anche malvagio. Così si decise di attuare una sorta di piano, che permettesse di celebrare il matrimonio senza problemi. E fu inviato a casa dei da Polenta il fratello di Giangiotto, Paolo, bello nella persona e cortese nei modi. Il piano voleva che Paolo sposasse per procura Francesca, ossia a nome di Giangiotto. Nel vederlo Francesca credette che Paolo sarebbe il suo sposo e accettò senza tentennamenti di acconsentire al matrimonio. La cerimonia avvenne così senza problemi, fino a quando Francesca, la mattina dopo la prima notte di nozze, si accorse che al suo fianco non c’era l’amato Paolo ma Giangiotto. Il complotto era andato in porto e Francesca dovette accettare il tutto, ritrovandosi ad essere la moglie di Giangiotto. Da questa unione nacque anche una bambina, che ebbe nome Concordia. Tuttavia, le giornate di Francesca trascorrevano lente e tristi, poiché vivere una vita senza amore è come non vivere affatto. Paolo, osservando la triste fanciulla, ben presto maturò un profondo senso di colpa per aver partecipato all’inganno. E così, sempre più spesso si recava dalla giovane infelice per farle compagnia durante le sue tristi e vuote giornate. E durante queste visite i due allietavano il proprio tempo leggendo e conversando. E proprio mentre leggevano della storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra, in loro si accese la passione e scorse il nettare di Amore. Le parole di quel libro, i sospiri ed i desideri dei due amanti di Camelot, illuminarono i cuori dei due giovani. E proprio leggendo del bacio tra Lancillotto e Ginevra, Paolo, vinto da Amore, baciò Francesca. Così il caldo alito di Amore scese su di loro. Amore ha mille virtù e quando tocca un cuore, questo rinasce alla vita e rivive le più belle emozioni che l’animo umano sa accogliere. I tristi giorni di Francesca, senza slanci, senza ardore e senza sogni si accesero immediatamente. La luce che investe una vita addormentata: è questo il grande miracolo di Amore. Le labbra e le mani dei due teneri amanti si unirono per volontà di Amore. Egli aveva accolto le loro preghiere e benedisse il loro sentimento. Ma gli strascichi di quell’infame inganno, che già aveva imposto quell’innaturale matrimonio, stavano per abbattersi sui due giovani. Giangiotto già da tempo sospettava di quegli incontri tra Francesca e suo fratello. Quel giorno li spiò e nel momento del loro baciò si rivelò per sfogare la sua ira. Paolo cercò di fuggire da una botola, ma il suo mantello restò impigliato in un chiodo. E quando vide Giagiotto lanciarsi con la spada sul suo amato, Francesca non esitò a fargli scudo con il suo corpo. Ma il malvagio Giangiotto finì entrambi. A Dante viene concessa la possibilità di parlare alle due anime di Paolo e Francesca. Ed è proprio questa che inizia a raccontare al poeta la loro triste vicenda. Gli eterni versi di Dante hanno immortalato quella triste vicende come superba manifestazione dell’amor cortese e del Dolce Stil Novo. Il celebre “Amor, ch’a nullo amato, amar perdona” è diventato il simbolo della poesia amorosa. Davvero “Amore amaramente perdona chi non risponde al suo richiamo”. Francesca, nel suo racconto, stringe forte a sé Paolo, affermando che quel sentimento che li unì in vita ancora non l’abbandona. Eppure, anche se eternamente dannate, le loro anime vagano in quel girone l’una accanto all’altra, perché nemmeno la Divina Giustizia Ha voluto separarle. Perché “alla dannazione non si unisse anche la pena della solitudine”, che, per chi ama veramente, rappresenta il castigo più grande ed insopportabile.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO |
13-04-2010, 19.13.28 | #2 |
Cittadino di Camelot
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Ehhhhhh (sospirone )...
come mi piace il canto di Paolo e Francesca! La loro storia - è vero - è tristissima ma questo momento, il modo in cui Dante li descrive, è in assoluto uno dei miei pezzi di poesia preferiti! Ser Guisgard, voi avete citato in brano indelebile nella memoria di tutti noi, permettetemi ora di ricordarne un altro. Ma s'a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice. Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto. Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante. ...perdonatemi, mi emoziono ogni volta!!
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
13-04-2010, 19.33.13 | #3 |
Cittadino di Camelot
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non avevo ancora avuto modo di leggere questa discussione..il canto V è in assoluto il mio preferito..in effetti adoro proprio la cantica dell'Inferno (che secondo me è molto attuale,i personaggi descritti cosi realisticamente possono ben incarnare tanti soggetti dell'epoca nostra).Il modo in cui il Sommo parla della loro passione mi avvince a tal punto da immaginarmi vividamente la scena e immedesimarmi nella figura di Francesca.Cito per completare le parole pronunciate da Francesca la sua iniziale invocazione a Dante che ha appena manifestato a Virgilio l'interesse per quelle "anime affannate", mi colpiscono molto perchè la donna chiede la pietà dei due poeti anche se con grande dignità:
"O ANIMAL GRAZIOSO E BENIGNO, CHE VISITANDO VAI PER L'AER PERSO NOI CHE TINGEMMO IL MONDO DI SANGUIGNO; SE FOSSE AMICO IL RE DELL'UNIVERSO, NOI PREGHEREMO LUI PER LA TUA PACE, POI CH'HAI PIETà DEL NOSTRO MAL PERVERSO" semplicemente un capolavoro.
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lady rainbow |
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