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30-07-2011, 18.43.20 | #41 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 28-07-2011
Messaggi: 203
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In tal caso,Hastatus,le mie scuse vanno allo staff.
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05-08-2011, 21.13.21 | #42 |
Bannato
Registrazione: 14-06-2011
Messaggi: 75
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Il Codex Gigas quindi è il più grande manoscritto del medioevo, tuttavia soprattutto nell'undicesimo e dodicesimo secolo sono state prodotte in Europa numerose Bibbie di grandi dimensioni. La loro produzione era estremamente costosa, anzitutto per la qualità dei materiali, ma soprattutto richiedeva molto tempo. Spesso si trattava di regali da parte di mecenati a monasteri, vescovi, ecc. Molte delle biblioteche più illustri infatti non possedevano che poche centinaia di volumi. Basta pensare che una tra le più note, la biblioteca dell'abbazia di S. Gallo, intorno al IX secolo contava poco più di 400 volumi. A partire dal XII secolo era aumentato drasticamente il numero di monasteri con la creazione di nuovi Ordini, e da quel momento si cominciò a produrre Bibbie di dimensioni più piccole e più facili da duplicare. Quindi il Codex Gigas si colloca al termine del periodo dei manoscritti di grandi dimensioni. Rappresentavano uno status symbol per chi li possedeva, non di rado più per la forma, grandezza e soprattutto per i materiali, che non per il loro contenuto. La chiesa che sorge oggi a Podlazice al posto del monastero nel quale si presume sia stato scritto il Codex Gigas. Il Codex Gigas nei secoli, tra misteri e verità Come già indicato nelle parti precedenti di questa discussione, sono innumerevoli le leggende attribuite al manoscritto, che si prestano a facili mistificazioni. L'influenza del Codex Gigas nel corso dei secoli è stata analizzata da numerosi esperti di vari settori. Tra i maggiori intenditori ad aver raccolto testimonianze, opinioni e esegesi vi sono proprio coloro che hanno avuto a che fare ogni giorno con il manoscritto. Tra gli autori di testi molto autorevoli a riguardo vi sono il bibliotecario della Royal library (adesso si chiama National library of Sweden) ove il Codex è custodito, Gustaf Edvard Klemming, a capo della Biblioteca Reale per venticinque anni, l'autore August Strindberg, anch'egli impiegato presso la Biblioteca Reale, nonché l'autore Eugène Fahlstedt (il quale non vi era impiegato, ma grazie all'amicizia con Klemming vi aveva facile accesso, e in numerosi scritti ha narrato dell'influenza che il Codex ha esercitato nel corso del tempo). In svariate pubblicazioni, perlopiù della seconda metà dell'800, hanno trattato ampiamente tutti gli aspetti riguardanti la "Bibbia del Diavolo" e cosa abbia significato la sua esistenza nei secoli, tra verità e superstizioni: Il Codex Gigas è stato redatto (presumibilmente) nel monastero benedettino di Podlazice, successivamente è stato portato nel monastero cistercense di Sedlec e in quello benedettino di Brevnov, prima di entrare a far parte della collezione privata di Rodolfo II a Praga e infine essere portato a Stoccolma. I tre monasteri vennero distrutti completamente o parzialmente dagli Hussiti, la stessa città di Brevnov venne devastata da saccheggi e incendi durante la guerra dei trent'anni, così come venne saccheggiata la collezione leggendaria di Rodolfo II. Come riportato in precedenza, a Stoccolma il manoscritto rischiò di andare perduto in un incendio e venne salvato per miracolo. Soprattutto le credenze popolari hanno creato nei secoli nessi tra la Bibbia del Diavolo e le sciagure che hanno colpito i luoghi in cui è stata custodita. Come si è verificato fin troppo spesso nella storia (ma anche nel presente), la propensione a mistificare trova terreno fertile: così come i tre monasteri, gli Hussiti distrussero anche altri luoghi che non avevano alcun riferimento con il Codex Gigas. Così come la città di Brevnov, molte altre vennero devastate nella guerra dei trent'anni, senza alcun nesso con il Codex. L'intera collezione di Rodolfo II si trova sparsa nel mondo, non solo il manoscritto, e gli incendi come quello che ha colpito la Biblioteca Reale di Stoccolma sono sempre stati piuttosto diffusi. L'antica libreria del monastero di Brevnov Ultima modifica di Sir Aphelion : 05-08-2011 alle ore 21.24.47. |
05-08-2011, 21.18.57 | #43 |
Bannato
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Messaggi: 75
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La chiesa e il Codex Gigas
L'inquisizione non ha mai proibito il manoscritto, il quale è sempre stato accessibile a numerosi (e noti) studiosi, perlomeno nei periodi in cui non risultava scomparso. Specialmente la corte di Rodolfo II era frequentata da grandi intellettuali, artisti e studiosi, boemi e non, che avevano accesso al manoscritto, come Tycho Brahe. Keplero era a quei tempi il matematico e astrologo di corte, e pittori come Giuseppe Arcimboldo godevano del sostegno di Rodolfo II. Si ipotizza che anche Goethe possa aver visto di persona il manoscritto, grazie alla sua amicizia con Jakob Philipp Hackert che si trovava a Stoccolma per lavori di pittura, su commissione del barone A. von Olthof, il quale era consigliere governativo di rango elevato. Certamente l'autore del Faust era affascinato dalla leggenda del teofilo penitente, che avrebbe venduto la propria anima al diavolo per completare in una sola notte il manoscritto contenente l'intero sapere dell'umanità. Il mistero delle pagine perdute Il Codex Gigas contiene la traduzione della Bibbia in vulgata, in parte tradotta da San Lucifero di Cagliari. I libri del Vecchio Testamento non sono riportati nell'ordine a noi noto, bensì secondo una tradizione più antica, piuttosto insolita anche nel XIII secolo. Il Vecchio e il Nuovo Testamento sono separati da due opere di Flavio Giuseppe, "Guerra giudaica" e "Antichità giudaiche", che la chiesa allora considerava utile per integrare il Nuovo Testamento. Di alcuni dei testi che compongono il Codex Gigas sono arrivati fino ai giorni d'oggi pochi manoscritti originali. Della "Chronica Boemorum", riportata nel Codex subito dopo il Nuovo Testamento, esistono ancora 15 manoscritti, uno dei quali appunto nel Codex. Delle "Etymologiae" di Isidoro da Siviglia ne esistono circa 950. A questo punto, oltre al contenuto è interessante scoprire quel che invece non c'è (più) nel Codex Gigas: dal manoscritto sono state tolte 8 pagine! Chi lo abbia fatto, quando e perché sono solo alcuni dei misteri della Bibbia del Diavolo. Non però cosa contenevano, almeno in parte: vi erano riportate le regole benedettine, ma certamente non su 8 pagine. Un'ulteriore curiosità riguarda il tipo di scrittura scelta per il Codex Gigas: una scrittura chiamata "Minuscola carolina". Il nome ne svela l'epoca: quella carolingia. Nel periodo in cui venne redatto il manoscritto era però in disuso da oltre un secolo, e venne ripresa solo successivamente dai primi umanisti italiani. Il presunto autore del libro, "Hermanus inclusus" di sicuro non era un principiante (come riportato più in dettaglio in una parte precedente di questa discussione), ma nemmeno uno scriba come si sarebbe trovato in uno scriptorium professionale: troppo ingenue sono le miniature, a tratti dilettantesche in confronto a quelle di miniatori professionali. Dunque il contenuto di per sé non ha nulla di misterioso. Ad aver nutrito la leggenda del Codex Gigas è stata la sua origine, le sue dimensioni, ma soprattutto l'immagine del diavolo. Sebbene molte e autorevoli esegesi facciano riferimento all'occultismo, sarebbe estremamente riduttivo sintetizzare così il contesto del Codex Gigas. Infatti è sufficiente volgere lo sguardo all'immagine che si trova esattamente accanto a quella del diavolo: a pag. 289 si trova raffigurata la Città Celeste! Vi sono vari punti in comune tra le due immagini, per esempio le colonne. Questa contrapposizione tra le due immagini, una che potrebbe simboleggiare la speranza e la salvezza, accanto al diavolo, ha da sempre generato opinioni contrastanti, generalmente tendenti ad una contrapposizione tra il bene e il male. Su un aspetto però (quasi) tutti gli studiosi si sono trovati d'accordo: qualora il diavolo avesse voluto mandare qualche messaggio all'umanità, di sicuro non lo avrebbe fatto ricopiando una Bibbia. |
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