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29-11-2013, 21.36.07 | #1321 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard si voltò di scatto a quella voce.
Come se il vento avesse portato a lui quelle parole simili al fruscio delle onde e al canto degli uccelli sull'acqua. La guardò. A lungo. “Mi avevano detto” disse piano a Talia “che la ferita non era grave... sono venuto a vederti appena tornato, ma dormivi... e così sono rimasto a fissarti... invidiando i tuoi sogni...” si mosse appena, facendo aprire il mantello, che si lasciò gonfiare dal vento “... ti ho rapita, lady Talia... ti ho portata via come bottino... sono Mirabole e tu sei la mia preda...” le si avvicinò per poi stringerla “... stiamo portando il Verziere Fiesolano a Capomazda... il furto lo ha commissionato l'Arciduca... quel quadro serve per vincere un'antica maledizione... cos'è una maledizione?” Sussurrò stringendola al suo petto. “Qualcosa che ti incatena, che non ti rende libero... ma l'Amore non è una maledizione... tu non sei libera... poiché io ti voglio per sempre per me, Talia... per sempre...” E fissarono Sygma che liberava la sua bellezza tra lo splendore delle dolci colline che l'avvolgevano, già pullulanti del chiarore luminoso dei suoi borghi lontani e incantati.
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29-11-2013, 21.44.39 | #1322 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Diomede strinse all'improvviso la mano di Clio.
“Tu sarai al mio fianco...” disse fissandola “... solo col tuo aiuto Crysa sarà di nuovo nostra...” Ad un tratto una mano strinse quelle dei due ragazzi. Era quella di Roberto. “Ci sarò anche io...” mormorò “... se mi vorrete con voi...” guardò Clio “... infondo Crysa è anche casa mia...” “So che hai vegliato su Clio mentre ero in prigione...” fece Diomede “... e a te l'affiderei ancora...” sorrise “... e credo che neanche alla nostra giovane valchiria ciò sia sgradito...” e rise. Roberto arrossì, per poi ridere anch'egli.
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29-11-2013, 21.47.38 | #1323 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Velv fissò Elisabeth e sorrise.
“Siete risoluta e caparbia...” disse stringendole la mano “... potreste essere un'ottima cacciatrice di taglie, sapete? E sia...” annuì “... vi riporterò a casa e per ricompensare i guai passati vi aiuterò a sistemare il tetto... ma badate che non riuscirete a trasformarmi in un uomo domestico...” rise appena “... andiamo... la nostra avventura qui è conclusa...” e la condusse dai suoi compagni. Poco dopo lasciarono Sygma diretti verso Camelot.
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29-11-2013, 22.03.53 | #1324 |
Disattivato
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Sorrisi nel vederli ridere e coalizzarsi per prendermi in giro, come al solito.
“Bravi bravi.. ridete alle mie spalle..” dissi, fingendomi offesa. Ero davvero felice, con Diomede e Roberto al mio fianco, ogni impresa sembrava possibile. Lui voleva partire con noi! E mio fratello era d'accordo! Alzai gli occhi verso Roberto “..non avevi.. una faccenda da sistemare prima della partenza?” dissi, sorridendo maliziosa “..sai, quel piccolo dettaglio di cui sembri sempre non curarti.. ti conviene fare in fretta… Il nostro principe, qui, vorrà partire a giorni..” stringendo nuovamente la mano di Diomede, e fancendogli l'occhiolino. Cercai gli occhi di Roberto con i miei e lo fissai intensamente “..perché ti voglio al mio fianco.. per sempre..” dissi, senza curarmi del fatto che mio fratello fosse lì con noi. Aveva sempre saputo cosa ci legava, ed ero felice di vedere che non aveva intenzione di ostacolarci. Non sapevo come avrebbe fatto Roberto a liberarsi dal matrimonio con Selenia, e non mi importava. Volevo solo che ci riuscisse e in fretta, così da poter essere mio, e mio soltanto. Perché io, sua, lo ero sempre stata. |
30-11-2013, 01.04.04 | #1325 |
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"Suvvia Emin.....sei sempre pronto a farmi complimenti; anche tu non sei da meno...." dissi ridendo.
Avevo soltanto utilizzato il concetto dell'introspezione soggettiva, di certo non volevo indurre una scelta forzata. Percorremo la via centrale e ci ritrovammo immersi nel l'abbraccio di Madre Natura e delle sue splendide opere d'arte, i suoni delle sue creature, il fruscio delle foglie e il vento che lambiva le chiome degli alberi erano l'innesto perfetto di una sinfonia. Fu davvero confortante traversare quella via. Era già alto il sole quando vi uscimmo dalla boscaglia, finché non ci ritrovammo dinanzi ove un gruppo di uomini festeggiava allegramente......non volevo disturbare la loro euforia, ma vaevo bisogno di informazioni.....presi coraggio e chiesi: "Perdonate messeri, è questa la via che conduce al Castello Merlato?"
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30-11-2013, 02.14.50 | #1326 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Quella sera trascorse così, ridendo e scherzando, ma anche col cuore colmo di speranza.
Liberare Crysa dal caos non era cosa semplice e di questo sia Clio che Diomede ne erano coscienti. Ma ciò che era avvenuto a Sygma sotto i loro occhi faceva si che anche per la loro terra potesse esserci una possibilità. Passarono pochi giorni e già Diomede era pronto per partire. Cilo lo avrebbe accompagnato naturalmente. La loro meta ora era Puteos, da sempre porto controllato da Capomazda. Da lì avrebbero raggiunto il cuore del ducato, riuscendo poi ad avvicinare la fazione filo aristocratica esule da Crysa, così da organizzare l'offensiva contro le deboli cittadelle repubblicane che si erano divise il controllo dell'isola. A Sygma invece scoppiò poco dopo lo scandalo tra Strozzi e Selenia. Roberto salvò il suo onore uccidendo a duello il libertino, per poi rinnegare sua moglie nella vergogna. Il giorno di Sant'Andrea arrivò così a Capomazda, festante per i Ludi Eroici, dalla quale raggiunse pochi giorni dopo Brindisi. Da qui salpò per l'Oriente, giungendo a Tessalonica. Qui la fazione aristocratica lo fece imbarcare per Crysa, dove ritrovò Diomede e la sua amata Clio. Ed il loro amore, come le loro avventure, saranno narrate da ballate e poemi Capomazdesi, dando spunti a tante nuovo storie.
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30-11-2013, 02.29.45 | #1327 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Il Castello Merlato...” disse uno di quegli uomini interrogato da Parsifal “... si, ne ho udito da qualche parte il nome...” annuendo “... tu sai forse dove si trova con esattezza?” Chiese ad uno di quelli che festeggiavano con lui.
“Si, ho sentito anche io questo nome” rispose “ma non conosco il luogo in cui sorge. Voi cosa sapete di quel castello?” Domandò agli altri. Ma nessuno sembrava sapere dove si trovasse quel maniero. Lo chiesero allora ad un cantore che era con loro. “Il Castello Merlato” fece il cantore “si trova non molto lontano da qui. Tuttavia oggi non è possibile raggiungerlo, poiché ogni viaggio equivale ad una storia e voi siete solo al suo prologo...” fissando Parsifal “... forse lo raggiungerete... ma non oggi...” Gli uomini allora invitarono Parsifal ed Emin ad unirsi a loro, per brindare alla vita e a tutti i suoi sogni.
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02-12-2013, 01.33.14 | #1328 |
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Tutti sembravano non conoscer nulla della giusta ubicazione del Castello Merlato, anzi, non se ne sapeva neanche l'esistenza.
Rimasi esterefatto dall'apprender ciò...... "eppur mi ricordo....che era sito a Nord....."; quel che mi sconvolse maggiormente fu l'affermazione di un cantore che fissandomi negli occhi mi disse ".....siete solo al prologo...." - "che indeva dire ciò......una nuova metafora?" Gli uomini che eran li', ci invitarono ad unirci ai loro canti, ma io non lo feci.....mi stesi su del verde che era li'.......e fissai' il cielo..... " Cosa significano quelle parole......perché si parla di prologo? Stiam perdendo senza neanche saper dove ciò ci porterà.....eppure.....la dama ci aveva indicato la via......possibile, che abbia sbagliato a prender strada?"
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02-12-2013, 02.36.58 | #1329 |
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Fissavo il paesaggio scorrere lento, mentre risalivamo il fiume... le colline scivolavano via piano, lievi, come il mio passato.
Lentamente sollevai gli occhi e scrutai Guisgard... “Mi hai... rapita?” mormorai “E così adesso sono... sono il bottino di guerra del famigerato Mirabole...” I miei occhi erano nei suoi... fermi... e nei suoi, così chiari, luminosi e belli, vidi di nuovo quel ragazzino scanzonato che avevo conosciuto tanto tempo prima... Era caldo quel giorno ed io, scappando via da tutti, ero corsa verso il fiume: mi piaceva togliermi le scarpe e bagnarmi i piedi nell’acqua corrente... ma non mi era permesso: mia madre diceva che non era dignitoso e mio padre mi aveva vietato di farlo... così io, qualche volta, fuggivo e mi recavo là di nascosto. Raggiunsi il fiume, mi avvicinai alla riva e mi sedetti... ma qualcosa, proprio in quel momento, attrasse la mia attenzione: voci, grida, risate... Attratta da quell’insolito rumore, dunque, abbandonai i miei propositi e mi inoltrai un po’ nel bosco. In una piccola radura, un gruppo di ragazzini stavano giocando... avevano le maniche delle camicie tirate su, qualcuno si era ripiegato i pantaloni fino al ginocchio, qualcun altro indossava un buffo cappello fatto con la carta o un fazzoletto messo come una benda su un occhio... silenziosamente, mi acquattai tra le foglie e rimasi a fissarli, affascinata... Rimasi lì per molti minuti... un folto gruppo di bambini e bambine scorrazzava per la radura... giocavano... ai pirati... pirati... io non ero neanche certa di sapere cosa fosse un pirata, giacché non erano presenti nel genere di letture che mia madre “consigliava” leggessi... ma quei ragazzini parlavano di mappe e di tesori, di navi e di fughe per mare... ed io ero completamente rapita dai loro discorsi. “Ehi!” Quella voce all’improvviso alle mie spalle mi fece sussultare... mi voltai. “Che ci fai tu qui?” disse un ragazzino piccolo e biondo. “Niente!” ribattei, ma non mi badò: in malo modo mi prese per una manica del vestito e mi strattonò nella radura. “Ho sorpreso questa che spiava!” disse senza troppe cerimonie agli altri. “Io non spiavo!” ribattei, con il mento alto e fiero “Io... guardavo...” Tutti tacquero... ma, dal modo in cui mi guardavano, sapevo che non mi credevano... così come sapevo di non essere la benvenuta lì. “E per quale motivo ci guardavi?” chiese ad un tratto uno dei ragazzini, facendosi avanti... lo fissai e lo riconobbi subito: era Francesco de’ Binardi... qualche volta aveva accompagnato suo padre a casa nostra, per parlare con mio nonno. “Io...” risposi. “Allora?” mi incalzò lui “Perché non sei con i tuoi amici in città? Ora neanche quando siamo nel bosco ci lasciano in pace? Da quando in qua mandano avanti le ragazze a spiare...” “No!” tentai di giustificarmi “No... io...” “Cosa?” insisté lui “Che ci fai qui, allora?” “Forse...” ad un tratto una voce “Forse è qui solo perché vorrebbe giocare con noi...” Per qualche momento fu il silenzio mentre un altro ragazzino dagli occhi chiarissimi veniva verso di me... lo fissavo... e per qualche ragione ero senza parole. Lui mi sorrise ed io abbassai lo sguardo. “E’ così?” mi chiese. Non risposi. “Andiamo, Guis...” ad un tratto, Francesco “Lo sai chi è? Quelle come lei non vengono con noi a giocare nel bosco...” “Lo so chi è!” ribatté lui. Io allora alzai lo sguardo e lo riconobbi a mia volta... Guisgard, l’altro figlio di de’ Binardi... adottato, si diceva. Ci osservammo per qualche momento... “Allora...” mi incalzò lui “Vuoi giocare o no?” Annuii. Lui sorrise. “Giochiamo ai pirati...” disse “Vuoi fare il pirata?” Esitai un attimo, poi scossi la testa... “Voglio fare la principessa!” Sorrise... “Va bene...” disse “E allora vuol dire che sarai la mia preda... io sono il Capitano dei pirati!” Fu un pomeriggio divertente, spensierato... lentamente, anche gli altri iniziarono a fidarsi un po’ di me... Guisgard era un capitano coraggioso e quel pomeriggio ci portò per mari misteriosi e su isole sconosciute alla ricerca di incredibili tesori... E così il tempo passò senza che io me ne rendessi minimamente conto. E poi, verso il tardo pomeriggio, accadde qualcosa. Non lo vidi e non lo sentii arrivare... non avrei saputo dire per quanto tempo era rimasto ad osservarci giocare ai pirati, tuttavia, quando si fece avanti, Jacopo aveva gli occhi che lampeggiavano. Jacopo era di poco più grande di me e, per qualche ragione, mio padre si fidava di lui... cosa che rendeva il ragazzino, poco più che un bambino, orgoglioso e tronfio nei miei confronti. “Talia!” disse, facendosi avanti “Potrei sapere che cosa stai facendo?” “Io...” mormorai, muovendo lo sguardo tra i ragazzini fino a portarlo su Guisgard... “Noi stiamo giocando...” disse allora lui, venendomi in soccorso “Ai pirati!” Jacopo ruotò lo sguardo su di lui... “Non parlavo con te, de’ Binardi!” disse con disprezzo. “E io ti ho risposto lo stesso!” ribatté l’altro, con il medesimo tono. Jacopo lo scrutò... poi riportò gli occhi su di me... “Andiamo, Talia! Torniamo in città!” disse. “Io non vengo!” dissi. “Muoviti!” sibilò, gli occhi stretti e cupi. “Non sei mio padre!” “Si dà il caso...” disse lui, facendosi avanti e afferrandomi per un braccio “Si dà il caso che tuo padre ti stia cercando... non sarà per nulla contento di sapere dov’eri! E ora andiamo!” Io mossi lo sguardo intorno, smarrita... non volevo andare, ma non ero capace ad oppormi... temevo mio padre e Jacopo lo sapeva... e giocava su questo. Mossi gli occhi intorno, in cerca di aiuto, ma nessuno guardava: avevano tutti gli occhi a terra, o lontani da me. Li portai su Guisgard. Lo fissai e lui fissò me, ma non disse e non fece niente. Per qualche momento rimasi immobile... poi chinai lo sguardo... “Non sei un vero pirata...” gli sibilai, senza guardarlo “Se tu lo fossi, non ti faresti portare via le prede così! Sei solo un ragazzino!” Non sapevo perché lo avevo detto, ero amareggiata. In silenzio, allora, e con la testa china, mi avviai dietro a Jacopo. Avevo fatto pochi passi, che mi sentii afferrare per una mano. Mi voltai e mi trovai davanti quegli occhi incredibilmente azzurri, limpidi, meravigliosi... “Un giorno lo sarò!” disse soltanto, pianissimo, fissandomi “Sarò un vero pirata!” I miei occhi erano nei suoi... fermi... e nei suoi, così chiari, luminosi e belli, vidi di nuovo quel ragazzino che avevo conosciuto tanto tempo prima. C’erano tante cose che non sapevo ancora: cos’era successo dopo che ero stata ferita, cos’era successo sette anni prima, come si era salvato, cosa aveva fatto in tutto quel tempo, cosa lo aveva convinto a tornare... eppure non posi nessuna di quelle domande. Ci sarebbe stato tempo per le domande, dopo. Ci sarebbe stato tanto tempo. Ma non era quello il momento, quello era il momento della felicità. E allora, istintivamente, senza pensare, lo cinsi con entrambe le braccia e mi strinsi a lui, appoggiando la testa contro il suo petto. Respiravo piano... lentamente... assaporando ogni istante, ogni pur minima sensazione... assaporando ogni pur lieve sfumatura di quella intensa felicità che mi causava da sempre la sua sola presenza. Infine, con un sospiro, tornai a guardare nei suoi occhi... “Lo sei diventato...” sussurrai allora, dolcemente, sfiorandogli piano i capelli sulle tempie e dietro la nuca “Lo sei diventato davvero... un pirata... il mio pirata...”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
02-12-2013, 03.21.44 | #1330 |
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Le domande ed i dubbi di Parsifal...
Il futuro di Clio e Crysa... Il ritorno di Elisabeth dai suoi orfanelli... Il destino di Altea... Il viaggio di Guisgard e Talia... Il Verziere Fiesolano ed il suo segreto... Oggi tutto si confonde nella medesima leggenda... La leggenda del Fiore Azzurro... E quello stesso giorno, davanti alla Cappellina di San Michele ad Altafonte, una ragazza recitava: “Lo cercan a destra, lo cercan a manca. Ma lui fugge e di ingannarli mai si stanca. E' Mirabole, l'inafferrabile e scaltro ladro. E ora fugge, lontano, portandosi via il quadro. E chi sarà? Pirata, zingaro, amante o sognatore? Ma mai smetterà di inseguire quell'Azzurro Fiore.” Fine +++
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 02-12-2013 alle ore 03.26.49. |
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