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22-01-2011, 04.43.19 | #1001 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il pomeriggio era fresco e dolcemente ventilato.
Quella lieve brezza, soffiando sulla sconfinata campagna, rendeva l’aria asciutta ed il paesaggio limpido. Le ombre del vecchio borgo si allungavano dolcemente, coprendo come un manto ogni stradina ed ogni piazzetta, man mano che il Sole si abbassava verso Ponente ed il cielo si tingeva di un vivo e sognante alone vermiglio. La vecchia rocca era da sempre il rifugio di quei piccoli temerari, che con i loro giochi assumevano di volta in volta l’audacia dei pirati, il coraggio dei cavalieri o la sete di avventura di esotici marinai. “Solo chi sarà nominato cavaliere” proclamò il piccole re con la sua rozza corona di foglie e rametti attorcigliati “potrà partecipare alla Sacra Ricerca!” “E come si diventa cavaliere, maestà?” Chiese Parro. “Lo sarà” rispose il re agitando la sua spada di legno “chi verrà toccato dalla mia spada!” “Allora nominatemi vostro cavaliere, sire!” Esclamò il piccolo Parro. “Solo quando avrete ucciso almeno un drago e salvato la fanciulla da esso rapita!” Disse il bambino arrivato proprio in quel momento. “Sir Guisgard!” Gridò felice Parro. “Benvenuto, Primo Cavaliere del mio regno!” Lo salutò il piccolo re. “I miei omaggi, sire.” Rispose con un sorriso Guisgard. “Siete pronto per la nostra Mistica Ricerca?” Chiese il re. “Sono qui per questo.” Con un inchino il nuovo arrivato. “Ah, siete qui!” Esclamò la bambina appena li ebbe raggiunti. “Talia…” disse Guisgard “… ti avevo detto di non seguirci! Tornatene a casa, questo non è posto per una bambina!” “Ma perché?” Chiese la fanciulla. “Voglio giocare con voi…” “Le donne non possono diventare cavaliere!” Sentenziò il piccolo re. “Ma nei romanzi ci sono anche le dame, vostra maestà.” Precisò Parro. “Ed anche le fate e le streghe, se proprio vogliamo dirla tutta!” “Hai visto cosa mi hanno dato le suore oggi a scuola?” Chiese Talia, mostrando qualcosa a Guisgard. “E’ una rosa…” “E’ roba da femminucce” rispose Guisgard “e a noi cavalieri non interessa!” “Ben detto, sir Guisgard!” Esclamò il re. “Oh…” mormorò lei dispiaciuta “… guarda… dalla mia rosa si sono staccati dei petali…” Il re e Parro scoppiarono a ridere. “Puoi aggiustare il mio fiore, Guisgard?” Chiese la bambina quasi con gli occhi lucidi. “Ah, dammi qua…” fece lui “... ora cercherò di accomodarlo io…” Si voltò di spalle e, attento a non farsi scorgere da lei, mise in tasca quei petali caduti. “Ecco, la tua rosa è di nuovo intera.” “Grazie, Guisgard!” Esclamò lei raggiante. “Si sta facendo tardi…” disse Guisgard “… meglio tornare a casa…” “Sono stanca…” mormorò Talia “... la strada è molto lunga?” “Dobbiamo scendere dalla rocca e risalire dove c’è la chiesa di Giorgio.” Rispose il piccolo re. “Dai, sali sulle mie spalle” disse Guisgard a Talia “altrimenti si farà ancora più tardi ed i tuoi genitori si preoccuperanno.” La bambina montò sulle spalle di Guisgard ed i quattro si avviarono verso il centro del vecchio borgo. “Il mio fiore è proprio bello!” Esclamò Talia perdendosi nei colori e nel profumo della sua rosa.” “Domani però” disse il re a Talia “per giocare dovrai sceglierti un personaggio, altrimenti non ti faremo restare alla vecchia rocca!” “Potresti fare la fata Morgana…” intervenne Parro. “Io voglio fare la principessa…” mormorò Talia. “Allora potrebbe fare Ginevra!” Disse Parro. “Ginevra era regina, non principessa!” Precisò il re. “Si, ma prima di diventarlo” replicò Parro “era una principessa.” “Dobbiamo chiederlo a Guisgard…” disse il re “… in fondo Ginevra era innamorata di Lancillotto e quel cavaliere lo impersona sempre lui.” “E sia…” fece Guisgard “… ma solo per gioco…” voltandosi verso Talia “… ma…” farfugliò lui. “Cosa c’è?” Chiese Parro. “Schhh…” fece con un dito Guisgard ai due bambini “… si è addormentata…” “Eh, le femmine…” osservò il re “… non saranno mai forti come noi maschi!” “Andiamo, manca poco ormai…” indicando la strada Guisgard. Portava Talia sulle spalle. La bambina si era avvinghiata con le braccia al collo di lui ed i suoi lunghi capelli scendevano sul volto di Guisgard, accarezzandolo ad ogni passo. “Mmm…” mormorò nel sonno lei “… ti amerò per tutta la vita…” “Uh…” si voltò lui. “Cosa c’è?” Chiese Parro. “Nulla…” rispose Guisgard “… starà sognando di qualcuno…” Poco dopo la piccola Talia si ritrovò nel suo lettino. “Ti sei svegliata, finalmente.” Disse la mamma entrando nella stanza con una tisana calda e dei biscotti. “Eri stanchissima. Sono stati i tuoi amichetti a riportarti a casa.” La piccola alzò allora la testa dal cuscino e vide accanto a se la sua bellissima rosa. Poco distante da quella casa, presso le rovine delle antiche mura del borgo, un bambino fissava pensieroso il Sole ormai prossimo al tramonto. Aprì la mano che racchiudeva i petali della rosa di Talia e restò a guardarli. “Chissà di chi stava sognando…” si chiedeva mentre un velo di malinconia, come portato dal vento, si diffondeva sull’incantata campagna. In quel momento entrò qualcuno nella stanza e Talia si destò da quel sogno. “I sogni…” disse Guxio “… dolce riparo dai tormenti della vita… ma i più fortunati, talvolta, possono realizzare i propri sogni… mentre ai più sfortunati restano solo gli incubi…” E la fissò con quel suo volto consumato dall’odio e dalla malvagità.
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22-01-2011, 05.11.29 | #1002 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, nel bosco, Gidelide e Cavaliere25 osservavano quel misterioso disegno, cercando di comprenderne il significato.
"Il posto avete detto? Ma certo! Ora rammento!" Esclamò Giselide. Fissò Cavaliere25 e continuò: "Tre notti fa sognai ancora... non sembrava un sogno particolare... ricordo un folto bosco... come questo... ed un sentiero... e da lì si giungeva ad una chiesetta... e solo quando vi entrai riconobbi questo stesso altare che avevo disegnato giorni prima! E, ricordo, un particolare che mi spaventò, facendomi svegliare di colpo... su quell'altare pendeva una Croce capovolta..." Restò un momento in silenzio ed aggiunse: "Quella chiesa era sconsacrata... voi, messere..." rivolgendosi al giovane arciere "... conoscete un posto simile?"
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22-01-2011, 12.12.24 | #1003 |
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Si dissi è dove sono andati i miei amici dissi voi portatemi sul sentiero del bosco e da li cercheremo la chiesetta sconsacrata dissi guardando la dolce fanciulla
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fabrizio |
22-01-2011, 12.40.25 | #1004 | |
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Aprii gli occhi lentamente... quel sogno era stato così vivo, così potente che ne sentivo ancora il profumo e ne percepivo ancora le sensazioni sulla pelle. Sospirai e li richiusi, così che per un attimo tornai in quel mondo... per un attimo rividi quel bambino spavaldo e sicuro di sé e allo stesso tempo così gentile... sorrisi: non avevo mai conosciuto quel bambino ma ero certa che era proprio in quel modo che era stato, così come quella bambina ero davvero io...
E non potei non chiedermi dove fosse in quel momento... Qualcosa di forte ma indistinto si agitò da qualche dentro di me al pensiero che fosse lì da qualche parte... che fosse vicino! Ad un tratto un rumore di passi mi indusse ad aprire di nuovo gli occhi, e subito quella voce mi raggiunse... Citazione:
“Cosa ne sai tu dei sogni, Guxio?” domandai dopo un istante “Ne hai mai avuti? Non credo... i tuoi sono soltanto deliri di un pazzo!” Un lampo mi colpì la mente in quell’istante: in fretta spostai gli occhi sullo specchio, ma il volto di Guisgard era scomparso e adesso quella nebbia indistinta vorticava di nuovo sotto la superficie lucida... tranquillizzata, tornai a posare gli occhi sull’uomo che mi stava di fronte.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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22-01-2011, 16.56.22 | #1005 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Davvero avete riconosciuto quella chiesa che sognai, messere? E' meraviglioso!" Esclamò Giselide.
La ragazza allora spronò il fiero Belfiore che galoppò rapido fino a raggiungere il sentiero, che subito Cavaliere25 riconobbe. Era quello infatti che il giovane arciere aveva percorso con Belven e Goldblum prima di giungere al pozzo maledetto. "Questo è il sentiero, messere..." disse Giselide "... ora sta a voi condurci alla chiesa sconsacrata!"
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22-01-2011, 16.58.27 | #1006 |
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Si state accanto a me mylady non si sa mai chi ce in questi boschi proseguiamo a piedi è meglio faremo meno rumore e mi incamminai su quel sentiero
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fabrizio |
22-01-2011, 19.41.56 | #1007 |
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"Perdonate, milady..." chiese il Cappellano affiancandosi a Gaynor "... ma trovo curioso ed insolito che una dama viaggi da sola in tempi come questi ed in terre tanto pericolose... chi siete e cosa vi ha spinto a Cartignone?"
La domanda del Cappellano era lecita, cosicchè Gaynor si decise a raccontare un po' di se: "Sono Lady Gaynor della corte di Imperion, moglie di Lord Duncan, signore incontrastato della contea. Il nostro è stato un matrimonio di convenienza, scritto già da prima che io potessi comprendere cosa fossero gli uomini e l'unione con essi. Mio marito è un uomo di bell'aspetto, dalla condotta impeccabile, ma freddo come il ghiaccio e tendente alla tirannia. Una mattina di alcuni anni fa conobbi un giovane cavaliere e me ne innamorai perdutamente. Lui mi chiese di rinunciare a tutto e di seguirlo, ma io non ebbi il coraggio e ne ho ampiamente pagate le conseguenze. Lui se ne andò e non l'ho mai più rivisto, mentre io sono rimasta finora rinchiusa nella mia prigione dorata. Quando morì mio padre, qualcosa dentro di me si spezzò e decisi che non era quella la vita che volevo condurre, una vita senza slanci e senza emozioni, per cui cominciai a sognare di fuggire e, sognando sognando, ho finalmente messo in pratica il mio piano. Sono fuggita da Imperion di notte e ho cavalcato senza meta per settimane, incosciente come poche, ma finalmente libera. Quando sono giunta a Cartignone, ho saputo di questa storia ed ho deciso di cercare un po' di gloria e di protezione nel caso Duncan arrivasse a me, perchè l'ultima cosa che voglio è tornarmene ad Imperion. A conti fatti, forse morirò in questo luogo, ma anche la morte è preferibile ad un lento stillicidio dell'anima..." Gaynor si interruppe all'improvviso sentendo la voce della piccola Lyan rivolgersi a Guisgard: "Io so dove si trova la dama che cerchi, cavaliere, è vicina al luogo in cui sono imprigionate la mia mamma e le altre donne rapite."
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
24-01-2011, 02.03.05 | #1008 |
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Nel frattempo, nel ventre maledetto del bosco, dove i feroci Atari avevano posto la loro infernale dimora, il gruppo era giunto ad un bivio.
Quale strada scegliere? Quella di destra o quella di sinistra? E poi, improvvisamente, le parole della piccola Lyan. La bambina fissò Morven. "La strada giusta non è mai semplice..." disse con un filo di voce. In quel momento Morven sentì la sua Samsagra ardere come se bruciasse per davvero. "Ma tutto dipende da che prezzo sei disposto a pagare per trovarla, cavaliere..." aggiunse Lyan rivolgendosi poi a Guisgard. Il cavaliere fissò con attenzione la piccola. "La mamma mi ha rivelato ogni cosa" continuò Lyan "prima che la portassero via... la strada di destra porta fuori, nel bosco e poi a Cartignone... quella di sinistra, mi disse la mamma, conduce giù, negli Inferi... e lì che si trova ora quello che state cercando..." "Che storia è mai questa? Molta scelta non ci resta!" Esclamò Iodix. "Avete sentito, vero?" Chiese Guisgard fissando tutti loro. "A destra si ritorna a Cartignone... mentre a sinistra si scende all'Inferno... ognuno decida liberamente cosa fare... io non obbligherò alcuno a seguirmi!" "Un eroe è cosa rara" intervenne il Cappellano "e vanno sempre seguiti. Voi state rischiando tutto per liberare Cartignone e meritate fedeli compagni al vostro fianco." "Buon chierico, io non sono un eroe" rispose Guisgard "e nè miro a diventarlo. Anzi, nelle mie terre mi definirebbero in molti modi e nessuno, vi garantisco, suonerebbe simile alla parola eroe. Di salvare Cartignone poi, beh, non sono nè tanto ambizioso, nè tanto pazzo. In verità, vi dirò, non ho nessun interesse verso le questioni di queste terre... l'unica cosa che mi interessa è liberare lady Talia..." "Vi comprendo" disse il Cappellano "e so cosa provate... ma in gioco vi è qualcosa di molto più grande di tutti noi... in questo posto dimora il male assoluto..." "Ascoltatemi..." lo interruppe Guisgard "... non mi interessano queste cose... peccai allora a non impedire a lady Talia di avventurarsi in questo luogo ed ora mi sento responsabile della sua sorte… altro non è affar mio!” Guardò di nuovo tutti loro e chiese: "Allora... avete deciso quale strada prendere?"
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24-01-2011, 02.30.32 | #1009 |
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Nello stesso momento, Guxio aveva raggiunto Talia nella stanza in cui la ragazza era prigioniera.
"Cosa avete sognato, milady?" Chiese fissandola con un ghigno. "Ma, per quanto bello vi sia sembrato, sappiate che la realtà lo sarà molto di più!" Accennò una risata e continuò: "Vi informo che domani lascerete questo luogo... verrete con me a Cartignone, dove metteremo al corrente lord Frigoros di alcuni fatti nuovi... diremo che i misteriosi uomini tatuati sono stati sconfitti da sir Bumin e voi, colpita dal suo eroismo, ve ne siete innamorata..." Stavolta non riuscì a contenere una risata di ambigua soddisfazione. "E mentre noi saremo a Crtignone..." aggiunse "... i vostri compagni resteranno invece rinchiusi in questo luogo... non come ostaggi, tranquilla... ma solo come pegno... e non temete, la loro sorte, come sempre, sarà unicamente nelle vostre mani... ed ora riposate... sognando magari... sognando i vostri ultimi sogni di donna libera..." E uscì dalla stanza seguito dal delirante eco della sua risata, lasciando Talia in balia di sconforto e paura.
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24-01-2011, 03.16.43 | #1010 |
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Intanto, in un'altra zona del bosco, Cavaliere25 e Giselide stavano attraversando il sentiero che li avrebbe portati alla chiesa sconsacrata.
Il bosco sembrava ora aprirsi, ora chiudersi ed avvolgerli nel suo lussureggiante manto. Un pioggia di colori e di profumi era diffusa attorno a loro, mentre canti di gioiosi uccelli si disperdevano nell'aria, rendendo quel luogo intriso di una magica accoglienza. Ad un tratto Giselide indicò qualcosa in lontananza. Era la chiesa che stavano cercando. "E' lei, la riconosco..." disse Giselide "... credete sia pericoloso avvicinarsi?"
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