03-11-2011, 13.03.54 | #1001 | |
Cittadino di Camelot
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Osservai bene le due guardie mentre parlavano...
Citazione:
Sorrisi con aria compiacente... “Si!” annuii “Ci saranno sicuramente tutti gli abitanti della città... probabilmente ci sarà gente da tutta Magnus!” Li ringraziai per le informazioni, quindi, e mi allontanai in fretta. Camminai ancora a lungo tra quelle stradine, mentre la folla che le aveva affollate durante il giorno si diradava sempre più al calar del sole... e fu proprio nel momento in cui il tramonto stava tingendo il cielo degli ultimi bagliori purpurei che mi ritrovai, per caso, nella Place des Martyrs... Una lunga passerella di legno, un poco sopraelevata dal livello stradale era stata allestita lì. Essa collegava il Palazzo della Ginestra, che affacciava la sua imponente facciata candida proprio su quell’ampio spazio e nel quale era gestito il potere dei Ginestrini, ad una sorta di palco ligneo. Tale palco era stato appunto predisposto al centro della piazza, piuttosto in alto, in modo che chiunque da qualsiasi angolo potesse vederlo bene, ed era stato decorato da bandiere della Repubblica ad ogni angolo. Per qualche momento passeggiai intorno a quel palco, i miei passi erano lenti e la punta delle mie dita sfiorava distrattamente l’impalcatura di legno... Mi sentivo strana, mi sentivo quasi come colui che si appresta ad attraversare il baratro su di un esile e pericolante ponte sospeso... solo un passo falso ed è la fine, solo un’incertezza e tutto precipita... All’improvviso sollevai gli occhi e li spinsi oltre la piazza a fissare la poderosa e marziale facciata del Palazzo della Ginestra... ero su quel fonte sospeso, forse, ma i miei passi erano sicuro, pensai... e un duro, freddo, implacabile sorriso mi increspò le labbra.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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03-11-2011, 19.25.33 | #1002 |
Cittadino di Camelot
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Residenza: Dove il sole è più cocente, e il mare più limpido..
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Sentii il rumore del mare.. Dove mi hanno portato? Comunque non sapevo perchè ma quel ragazzo era l'unico di cui riuscivo a fidarmi..
<<Io sono Daniel..>> dissi sorridendo ma quando tentai di alzarmi una fitta di dolore acuto mi costrinse a stendermi per terra.. Guardai il ragazzo e poi sentii dei passi fuori dal carro.. E ora? Che mi toccherà ancora?
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"And all i want is the taste that your lips allow, my my my , Give me love" |
03-11-2011, 21.21.55 | #1003 |
Cittadino di Camelot
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"Certo che ho cercato in ogni angolo di questa stanza, come se fosse Il Castello del Re......state tranquillo non andro' da nessuna parte......"....lo vidi andar via, sembrava infuriato, nonsapevo se per la perdita del libro o per il pericolo che correvo...o per quello che inconsciamente stava correndo lui standomi vicino.......incominciai a gironzolare per la stanza...stare ferma incominciava ad innnervosirmi....quando vidi il Libro dei Salmi...lo steso libro che mi fece vedere l'amico locandiere.......almeno avrei potuto leggere...mi mancavano le ore passate immersa nella lettura........seduta tra i rami degli alberi....soltanto il silenzio.....un silenzio che urlava.....le chiacchiere delle creature del bosco o delle altre sorelle ....che andavano a svolgere le loro opere.....mi mancava il mio mondo.....ma non potevo tornare indietro..e cosi' iniziai a sfogliare le pagine un po' ingiallite.....quando un foglietto......cadde a terra.....lo raccolsi e lo posai sul tavolo........ero incuriosita, ma sapevo che non era corretto leggere qualcosa che apparteneva intimamente ad Emile...senza che lui ne fosse a conoscenza......comincia quindi a leggere.......camminavo e leggevo....ogni tanto pero' gli occhi si posavano sul fogliettino.........la curiosita' incomincio' ad insinuarsi nella mia mente come un tarlo......infondo cosa poteva esserci scritto.....era un foglietto tra le pagine di un libro Sacro.........e cosi'...come Eva...colse e morse la mela...presi il biglietto e me lo rigirai tra le mani....non potevo e non dovevo........Chi era Emile ?...era racchiuso tra le righe di quel biglietto la verita' ?....che importava doveva aver fiducia in me era lui che doveva raccontarmelo...questo mi era stato insegnato.....cosi' presi il foglietto e lo riposi nel libro.......rimisi tutto al suo posto......e mi sedetti sul letto........attesi cosi' il ritorno di Emile..sapevo che la sua ricerca sarebbe stata infruttuosa..........e mi chiedevo chi potesse mai aver rubato quel libro..........chi......
Ultima modifica di elisabeth : 04-11-2011 alle ore 18.30.16. |
03-11-2011, 22.08.15 | #1004 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Io obbedisco solo a lord Carrinton..” Disse Angry ad Altea.
Il suo sguardo nascondeva dietro ad un sottile velo di indifferenza un forte disprezzo. “Voi non siete la padrona qui.” Aggiunse la vecchia governante. “E non lo sarete mai.” “Stai parlando con la donna che amo, Angry!” Intervenne Carrinton. “E presto diventerà mia moglie!” Moglie… A quella parola Angry ebbe un sussulto e fissò turbata il suo signore. “Ma…” mormorò “… avete già dimenticato? Volete che muoia di nuovo?” “Angry…” fissandola Carrinton “… lasciaci soli e dammi le chiavi di questa porta…” “Non lo farò.” Carrinton restò sorpreso. “In tanti anni non vi ho mai disubbidito, mio signore…” continuò la governante “… ma oggi si…” “Non sarà una porta chiusa ad impedire che mi liberi dai miei fantasmi!” Esclamò Carrinton, per poi sfondare con un calcio la porta chiusa. La stanza. Era profumata e pulita. Appariva come un santuario dedicato alla memoria di Semanide. E quel quadro era lì, proprio davanti a loro. E sorrideva. Sorrideva come il più compiaciuto degli spettri, tornato dal passato per tormentare il presente ed il futuro.
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03-11-2011, 22.13.37 | #1005 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Lancelot tornò al palazzo dell’ambasciatore ed attese l’arrivo del suo padrone.
Missan era infatti ancora in compagnia di messer Rodolfo. Ma proprio mentre attendeva di vedere Missan, Lancelot intravide il fedele Raos che si avvicinava. “Dobbiamo avvertire subito il padrone…” disse a Lancelot “… il nostro uomo ha appena inviato un suo servitore con questa lettera…” e mostrò la missiva al cavaliere di Magnus.
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03-11-2011, 22.21.39 | #1006 |
Cittadino di Camelot
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Il cuore sussultò alla reazione di Lord Carrinton, quel forte tonfo e la porta che si apriva mentre Angry cercava di fermarlo. Quanto male possono avere fatto gli spettri del passato e del presente al milord?
Entrammo nella stanza, rimasi ancora in silenzio, sembrava come se ella dovesse tornare in dimora da un momento all'altro, ogni cosa a suo posto, l'aria odorava del suo profumo ancora, alcuni vestiti sontuosi appesi, ogni cosa a suo posto. Guardai quel quadro, vi lessi un sorriso, di mistero, di beffa, di gioia? O di vendetta? Mi aggrappai alle forti spalle del milord "Vi prego, usciamo da qui, mi sento mancare l'aria.Parliamone altrove."
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
04-11-2011, 02.03.07 | #1007 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Quella stanza.
Tutto sembrava intatto. I fiori freschi e profumati che ornavano i davanzali, i vestiti di Semanide che si vedevano dagli armadi, i suoi gioielli, le sue spazzole poste davanti allo specchio. E poi quel ritratto. Il suo sguardo, il suo sorriso. “Erano anni che non mettevo piede in questa stanza…” mormorò lord Carrinton, mentre teneva fra le braccia una spaventata Altea “… tutto è come allora… tutto è come quel giorno…” i suoi occhi sembravano ruotare su ogni oggetto di quella stanza, per poi posarsi su quel ritratto “… il fantasma di quella donna mi perseguita…” Carrinton allora fece qualche passo verso quel ritratto e restò a fissarlo. “Altea…” sussurrò “… forse non merito il tuo amore… ci sono cose di me che ignori… se tu sapessi la verità, non potresti più amarmi…” e chinò il capo davanti a quel ritratto.
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04-11-2011, 02.21.37 | #1008 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Hagus ascoltò con attenzione le parole di uno spaventato Cavaliere25.
“Il ragazzo sembra sincero…” disse la monaca a Hagus “… vi è lealtà nei suoi occhi…” “E sia.” Disse Hagus. “Gli daremo una possibilità… una possibilità di redimersi…” si rivolse così a Cavaliere25 “… ascoltami bene, ragazzo… ora raggiungeremo alcuni miei compagni e da lì ci accompagnerai al palazzo del tuo signore, dove cercheremo di liberare quella poveretta. Ma bada bene di non fare scherzi, o sarà peggio per te.” Così, Hagus, insieme a Cavaliere25, lasciò la chiesetta sotto gli occhi della monaca, la quale restò a pregare davanti all’altare. I due, in sella a due cavalli, si diressero verso il porto. Qui incontrarono alcuni zingari. “Il capo non è ancora arrivato.” Disse uno degli zingari a Hagus. “Non importa…” fece questi “… non abbiamo molto tempo… dobbiamo agire subito.” “Senza di lui?” Domandò lo zingaro. “Alcuni lo attenderanno qui…” rispose Hagus “… noi invece ci recheremo nel palazzo di Missan per liberare la donna.” “Chi è questo ragazzo?” Chiese lo zingaro indicando Cavaliere25. “Ci condurrà al palazzo dell’ambasciatore.” “Missan è protetto da un cavaliere…” spiegò lo zingaro “… e sembra molto abile…” “Lo affronteremo, se sarà necessario.” “Anche noi abbiamo qualcuno nel carro.” Fece lo zingaro, per poi mostrare a Hagus e a Cavaliere25 il loro prigioniero. Hagus, con suo stupore, riconobbe quel prigioniero: era Daniel. “Cosa ci fa qui?” Domandò. “Era ferito nel bosco” spiegò lo zingaro “e abbiamo deciso di portarlo via con noi. E’ stato medicato, ma è ancora debole.” “Hai visto il mio volto in questa circostanza, ragazzo…” disse Hagus a Daniel “… e non ho molta scelta…” portando la mano ad accarezzare la sua spada.
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04-11-2011, 03.42.25 | #1009 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel Palazzo della Ginestra...
“Io partirei con un tono drammatico, ma solenne!” Esclamò il grasso ruffiano. “Qualcosa di molto teatrale… non so, Seneca. Si, Seneca andrà benissimo! Per Giove, perché non ci ho pensato prima!” “Fedont, il grasso ti è arrivato al cervello!” Ridendo l’arguto Margutte. “Guarda che bisogna parlare al popolo, non agli studenti dell’Accademia! La maggior parte del tuo uditorio di domani neanche conosce il nome di Seneca!” “Allora scrivilo tu un discorso decente!” Replicò risentito Fedont. “Io ci rinuncio! Sembra sia diventato complicato anche parlare alle gente comune! Al diavolo il popolo!” “Non sei molto democratico, amico mio!” “In malora anche tu, dannato!” Fissandolo Fedont. “Non azzuffatevi per questo, amici miei.” Intervenne De Jeon, interrompendo così quel principio di zuffa tra i suoi due amici. “Non mi occorre alcun discorso scritto per domani. Per parlare al popolo i miei occhi dovranno essere puntati sui volti della gente, non su un foglio scritto.” “Cosa intendi dire?” Chiese Fedont. “Quel che ho detto, mio buon Demostene.” Rispose De Jeon asciugandosi dopo essere uscito dalla tinozza. “Devo rendermi conto dei loro stati d’animo, dei loro umori.” “La fola è come una bestia feroce.” Mormorò Fedont. “E con le bestie non si ragiona.” “Sentitelo, il filosofo!” Ridendo Margutte. “Si, ma una bestia può essere domata.” Replicò De Jeon. “Ed è quello che farò… plasmerò i loro stati d’animo… li trascinerò col mio impeto e li sfinirò con la mia passione. Ruberò loro le anime e i cuori, se sarà necessario. Li catturerò adoperando i loro stessi desideri. Userò i loro sogni per attrarli a me e li svuoterò di ogni volere, così che il mio volere sarà il loro volere ed allora vedranno il mondo con i miei occhi. Ed io descriverò quel mondo a mio piacimento.” “Potresti incantare e sedurre qualsiasi donna, amico mio.” Fissandolo Margutte. “Vi è forse donna più affascinante e sensuale di una folla?” Sorridendo De Jeon. “Neanche Cesare e Augusto possedevano una dialettica come la tua, Philip.” Quasi estasiato Fedont. Philip De Jeon rise di gusto. In quel momento entrò un funzionario. “Ecco i documenti che attendevi, repubblicano De Jeon.” De Jeon li guardò e poi congedò il funzionario. “Cosa sono?” Chiese Margutte. “Attendo da settimane la convalida delle liste di proscrizione da parte di Missan” rispose De Jeon “e visto l’inspiegabile ritardo, ho pensato bene di richiedere la convalida direttamente al Senato.” “Capisco…” mormorò Fedont “… allora, immagino, questa fretta avrà di sicuro una giusta motivazione…” “Si, amici miei.” Annuendo De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, ci sarà un’esecuzione davanti al popolo.” “Forse qualche pezzo grosso?” Domandò Fedont. “Si, un nemico della repubblica e del popolo.” Rispose De Jeon. “Domani, dopo il mio discorso, avremo definitivamente cancellato l’ultima toga nera da questo paese. E quello sarà il nostro trionfo!” Intanto, nella Place des Martyrs, Talia vagava in balia di indefiniti ed impenetrabili stati d’animo. Almeno per noi, amici lettori. Basta descrivere il volto di una donna per conoscere e comprendere ciò che ella prova? Forse. Dipende da come la si guarda. Talia, sotto gli ultimi riflessi del Sole morente, sembrava offrire i suoi occhi ad una strana ed enigmatica luce. Forse la stessa luce adagiata come un alone lontano perso lungo l’orizzonte, che come un immaginario tratto disegna i contorni di un mondo che appare infinito. O forse come quella luce incerta che penetra da una finestra con l’approssimarsi dell’aurora, capace di rivestire ogni cosa senza però svelarne la forma e l’essenza. Ma anche quella pallida luce che si abbandona sul mare, seguendo e disegnando la scia lasciata dalla Luna. E mentre la ragazza camminava sotto quel palco, avvertì come una sensazione. “Non è su questo palco che monteranno il balcone di Colombina.” Disse all’improvviso una voce alle sue spalle. “E poi Colombina non è mai malinconica… ella è innamorata e gli innamorati sono sempre felici.” Aveva un cappuccio sotto il quale celava il suo capo ed il suo volto. Ma quella voce e l’azzurro di quegli occhi svelarono subito a Talia il nome di quell’uomo.
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04-11-2011, 10.10.12 | #1010 |
Cittadino di Camelot
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Non sapevo cosa dire pensavo se stavo facendo la cosa giusta oppure no ora mai avevo preso la mia decisione di liberare quella donna e non sarei tornato indietro allora guardai tutti quegli uomini e dissi voi siete pronti quando si parte? domandai poi guardai Hagus e dissi ma dopo che la avremo liberata io dovrò trovare un posto sicuro se no sarei un ragazzo morto continuai a dire Missan vorrà la mia testa e aspettai una risposta
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