15-02-2022, 01.06.03 | #10511 |
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Scocca la mezzanotte eppure queste parole giungono a proposito.
Davvero un modo incantato di festeggiare il giorno dell'Amore, mio signore. Una storia incantevole e ricca di significati, da portare nel cuore.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì! |
15-02-2022, 07.15.24 | #10512 |
Cittadino di Camelot
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Che bel risveglio e che Aurora dopo San Valentino, grazie mio caro dolce amico, per questo meraviglioso regalo. Il Giardino sta sbocciando delle rose più belle..a voi, dunque, la rossa più brillante come mio pegno.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
04-03-2022, 04.14.41 | #10513 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Sei tu...” disse lei arrivando nella dolce penombra della sera, fra il riverbero delle lampade appese nel giardino e lievemente in balia della brezza che giungeva salata dalla spiaggia.
Avete mai visto quante stelle si possono vedere in una sera dopo l'ultimo temporale? Quando il molo è caldo e deserto, con il mormorio placido di un mare piatto e oleoso, mentre le nudi si squarciano al giungere della Luna dormiente? “Icarius...” lei ancora “... sei tu, vero?” Avanzando piano fra gli alti cedri, i tamarindi e il profumo di quelle strane piante che gli indigeni chiamano alberi del pane. “Icarius...” lei con un filo di voce, forse spaventata dalla sagoma silenziosa e tenebrosa che immobile fissa la scia della Luna sulle onde lente. Un attimo e quella sagoma si mosse, voltandosi verso di lei, con i suoi occhi azzurri e penetranti. Gli stessi di Icarius, pensò lei, solo più accigliati e cupi. “Icarius...” lei. “Non sono Icarius.” Rispose lui, facendola bloccare. Nei vecchi romanzi d'appendice, quando ogni puntata doveva finire lasciando quello strano sapore in bocca, frutto dell'impazienza e della voglia di perdersi fra le pagine, accade sempre qualcosa a questo punto. Avete mai letto uno di quei vecchi romanzi? Quando cercare di conquistare lei era la sola cosa importante per lui? Più del mondo intero forse. Avete mai pensato di salvare il mondo intero? A volte conquistare lei è più difficile che salvare tutto il mondo. Lei si bloccò di colpo e guardò quegli occhi azzurri ora diventati misteriosi. A un tratto un battito d'ali la fece scuotere e lei lanciò un gridolino per lo spavento. La gabbianella, di un cobalto né chiaro e né scuro, si librò silenziosa nell'aria della sera, svolazzando fra le lampade colorate e il tintinnio dei campanellini. Lei tornò a cercare la misteriosa sagoma e quel suo sguardo enigmatico, ma non vide nessuno. Un istante e il suono lento di un'ocarina accarezzò l'aria dei tropici. Un istante soltanto, poi solo il fruscio della brezza fra gli alberi e il lento mormorio delle onde sulla spiaggia salata. In lontananza un lampo illuminò l'orizzonte, dove stavano naufragando le ultime nubi di quella formidabile tempesta che aveva isolato l'intera costa per un giorno e mezzo. “Ehi.” Disse Icarius arrivando dall'altra parte del giardino. “Dov'eri?” Lei indispettita per lo spavento e per quel senso di mistero che sembrava attraversare la sera. “Ti ho cercato per un'ora!” Seccata. “Ecco...” ridacchiando Icarius “... sai... beh... c'erano quei tuoni... quei fulmini... e poi il monsone... insomma... mi ero spaventato, ecco...” massaggiandosi il viso e sorridendo un po' imbarazzato. “Che fifone sei, Icarius!” Esclamò lei. “Fra le tue paure e le tue fisime non so quando la smetterai!” Sbuffò. “Ma...” “Cosa?” “Da quanto sei qui?” “Una mezz'oretta...” Icarius “... perchè?” “E... non hai visto o sentito nulla?” “Gli ultimi tuoni e qualche fulmine mentre la tempesta si spostava sull'orizzonte.” “Intendo dire... se hai visto o sentito qualcuno.” Lei a lui. “No, nessuno...” fissandola Icarius “... perchè? Aspetta... non dirmi che c'era qualcuno... forse un indigeno... o magari qualche contrabbandiere... o peggio un pirata...” allarmato lui “... ho sentito cosa raccontano i pescatori... e poi anche all'albergo... qui è pieno di predoni e canaglie che vivono su barche nascosti in queste acque...” “Ma smettila!” Lo zittì lei. “Sempre il solito! Ma non crescerai mai?” Stizzita lei. “Su, torniamo all'albergo, comincia a essere umido...” lei massaggiandosi le braccia. “Si, andiamo.” Annuì Icarius. Per un attimo lei guardò gli occhi di lui e ripensò al misterioso sguardo della figura nel buio. Erano uguali, così simili eppure ora così distanti. “Ieri ho sentito che alcuni hanno visto una stella cadente...” lei mentre con lui tornavano all'albergo “... era luminosa e grande... un attimo, ha attraversato il cielo e poi è svanita oltre il promontorio.” “Peccato, avrei voluto esprimere un desiderio!” Rammaricato Icarius. “Chi l'ha vista?” “Boh... pare un cliente e alcuni camerieri dell'albergo...” spiegò lei “... guardavano il cielo perchè un canto indigeno profetizzava dell'arrivo di una stella dal cielo... sai che gli indigeni danno un nome alle stelle sono se cadono dal cielo?” “Si?” Incuriosito Icarius. “Si... solo quando viaggiano meritano un nome secondo gli indigeni...” “Che sciocchezze!” Ridendo lui. “Le stelle non sono fisse ma si spostano insieme al resto del cosmo!” Divertito. “E e stelle cadenti non sono stelle ma corpi celesti che si incendiano al contatto con l'atmosfera terrestre!” “Grazie di aver fatto passare ogni poesia...” scuotendo il capo lei “... su, torniamo in albergo, sono stanca...” “Che ho detto di male?” Stupito lui. “Nulla nulla...” indisposta lei “... tu e i tuoi amici, che veneri come esperti di ogni cosa, avete la capacità di farmi innervosire...” “Dai, era per dire.” Sghignazzando Icarius. “Su, prometto rispetterò le tradizioni dei detti indigeni.” Con fare solenne lui. “Lascia perdere.” Lei nervosa. “Dimmi... che nome avevano dato gli indigeni a quella stella?” “No.” “Dai...” insistendo Icarius. “Uffa...” esasperata lei. “Ti prego...” “Va bene... il nome era Guisgard.” “Guisgard?” Ripetè lui. “Che nome strano...” “E' la lingua indigena... significa messaggero.” Lei camminando accanto a lui. “Su, ecco l'albergo. Qui sarai al sicuro e non avrai più paura dei tuoni.” Ridendo lei. “E immagino correrai dai tuoi amici a giocare a carte o ai dadi.” Prendendolo in giro. Lui la guardò con un vago sorriso, senza che lei se ne accorgesse, per poi fissare la Luna dei tropici in modo enigmatico. Avete mai provato a parlare alla Luna? In notti come queste potrebbe anche rispondervi. Poiché abbiate il cuore per saperla ascoltare. Ma sono certo che Camelot sa ascoltare la voce della Luna...
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04-03-2022, 07.17.18 | #10514 |
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Milord, svegliarsi all'alba e trovare un vostro racconto significa che il sogno ancora continua.
Questo racconto mi ha molto affascinato..quanti misteri..gli stessi misteri celati negli occhi di Icarius e la sfuggente stella Guisgard. La spiaggia era proprio misteriosa stasera, ho cercato il lato romantico di Icarius.
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06-03-2022, 23.41.38 | #10515 |
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Non so perché, ma ho sempre trovato incredibilmente romantici i battibecchi tra innamorati.
Quelli che fanno immaginare di ritrovarsi a invecchiare insieme e che si sarà lì a battibeccare sulle stesse cose. Perché solo chi amiamo ha la capacità di farci innervosire così. Ma è tutta scena, in realtà, perché gli innamorati non sono mai lontani, non temono né il tempo né lo spazio. E forse tutta la vita è un po' come quei romanzi d'appendice, e conquistare lei ogni giorno anche dopo anni è davvero la sfida più difficile. Una sfida che una stella cadente così speciale, con un nome così unico, può svelare. Stelle come quelle, così come quegli occhi nella notte, sono di certo rare e preziose. Ma solo chi sa conoscere e scorgere oltre le maschere il vero cuore da amare. Grazie per questo bellissimo frammento rubato alla notte.
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14-03-2022, 04.38.01 | #10516 |
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Lezione 1...
Quel giorno lui non andò a scuola. Lei guardò il banco vuoto per tutta la mattina, tra l'ora di storia, fino a quella di matematica. Era una bella giornata di Sole e dalle ampie finestre dell'aula la luce sfolgorava e fissare fuori, nel cortile e poi nel giardino dell'istituto, faceva solo venire una gran voglia di correre via, giocare e passare il tempo all'aria aperta. Quando la campanella suonò per la fine delle lezione parve essere una liberazione. Li uscì dalla scuola con alcune amiche, ma non aveva voglia di fare con loro la strada verso casa. Chiacchieravano di tutto e di nulla e forse a lei semplicemente non andava di parlare. Trovò una scusa, le parve una buona idea, una bella trovata e così ebbe modo, con una bugia, di lasciare le amiche e imboccare un vicoletto per continuare da sola il tragitto. Ma non verso casa. Lezione 2... Camminava tra gli olmi che fiancheggiavano la strada, passando davanti alle vetrine e gettando sguardi distratti sulla sua immagine riflessa sui vetri. Pian piano arrivò in periferia, davanti a quella vecchia officina abbandonata e piena di ferri vecchi, di attrezzature ormai in disuso e macchinari fermi da tempo. La saracinesca era quasi tutta abbassata, in modo che un ragazzino potesse passarci sotto ed entrare nell'officina. Lei arrivò davanti all'officina, si abbassò e a gattoni entrò. Lui era lì, con diversi aggeggi in mano, come rapito tra ciò che la sua fantasia si prometteva di fare e quei giochi che prendevano forma davanti ai suoi occhi sognanti. “Ehi...” disse lei. Li si voltò di scatto. “Ehilà.” Fissandola. “Oggi mancavi solo tu a scuola...” “Si?” “Si... c'erano tutti... abbiamo presentato le autorizzazioni per la gita...” “Deto così sembra fantastico.” Lui continuando a montare dei pezzi meccanici arrugginiti. “Non lo è?” “Non so, io non c'ero...” “Si, lo so...” “Sto bene senza altri intorno.” “Anche senza di me?” Lei di getto. Lui si fermò e la guardò. “Tu andrai a quella gita?” “Credo di si...” “Allora sarai in buona compagnia.” Lui tornando a concentrarsi su quei pezzi meccanici. “Che pensi?” “Riguardo a cosa?” “Non so...” “Niente di particolare.” “Che fai?” Domandò lei. “Mi costruisco un'armatura.” “Un'armatura?” “Si.” “Come un cavaliere?” “Forse... o come un robot.” “Perchè?” “Perchè i robot non hanno sentimenti, non pensano a nulla e fanno solo ciò per cui sono stati costruiti.” “E cosa farai quando avrai la tua armatura?” “Alla fine nulla...” mormorò lui “... credo che alla fine sarà solo un grosso giocattolo...” facendo cadere a terra la chiave inglese “... quando ci sarà la gita?” “Domani sarà l'ultimo giorno di scuola” rispose lei “e dopodomani partiremo. E tu?” “Io cosa?” “Tu cosa farai questa Estate?” “Non mi è mai piaciuta l'Estate...” lui a lei “... tutto è di passaggio... i turisti, i costumi, le angurie e persino gli amori... odio tutto ciò che non dura per sempre...” “Io devo tornare a casa...” “Ok.” Annuì lui. “Tu?” “Io cosa?” “Resterai ancora qui?” “Si, devo finire l'armatura.” “Poi la vedrò?” “L'Estate durerà abbastanza?” Fissandola negli occhi. Lezione 3... Quella mattina la redazione era più caotica del solito. C'era un via vai tra stagiste, inservienti e cronisti, come se tutti avessero qualcosa da fare e nel farla si pestavano i piedi a vicenda. Ma soprattutto quella mattina il direttore era più di cattivo umore de solito. Certo, tutti ormai in redazione erano abituati al suo essere lunatico, al suo cambiare idea e opinione come il vento, senza dimenticare i suoi sarcastici scatti d'ira, in cui si rivelava essere poco sensibile e persino sessista. “Il direttore è ancora di umore nero...” una delle stagiste a lei “... speriamo migliori durante il giorno perchè è già insopportabile...” sbuffando. Lei rise. “Ah, dimenticavo...” la stagista tirando fuori dei fogli “... il direttore vuole un articolo su questo... è ormai sulla bocca di tutti...” “Mostro misterioso terrorizza la città...” lei leggendo il titolo su quei fogli “... ah, il giustiziere...” “Il fanatico direi.” Ironica la stagista “...secondo il direttore è un egocentrico, un mitomane, insomma una sorta di vigilantes che potrebbe un giorno diventare pericoloso per tutta la città.” “Perchè mostro?” Lei guardando quei fogli. “Beh, le poche descrizioni che ci sono parlano di... parole testuali... una creatura che appare di notte, forse uno spettro o magari un demone...” “Che sciocchezze!” Esclamò lei. “Beh, raccoglierò informazioni e ci farò un articolo.” “Figurati, pare che un teppista gli abbia persino sparato, senza neanche scalfirlo.” Avvicinandosi la stagista. “Che abbia poteri soprannaturali?” Teatrale. “Dai, scema!” Lei, per poi ridere, seguita dalla divertita stagista. “Non parlare mai di poteri paranormali!” Ridendo la stagista. “Secondo il direttore è solo un trucco per simulare l'invulnerabilità e spaventare i criminali! Infatti per il direttore quel tipo indossa una sorta di armatura che lo protegge dai proiettili!” “Un'armatura?” Lei smettendo di ridere. “Si, come quella di un cavaliere!” Ridendo ancora la stagista. “O... come un robot...” mormorò lei, pensierosa “... senti, dì al direttore che prendo io l'articolo, ok? Raccoglierò informazioni e lo scriverò. Roba da prima pagina, da premio Afrulizer!” “Wow! Non ti facevo così motivata!” Sorpresa la stagista. “Beh... mi piace svelare i misteri!” Facendole l'occhiolino lei. “Beh, ti consiglio di cominciare subito allora” andando via la stagista “visto che il nostro misterioso giustiziere potrebbe finire in un agguato di qualche criminale e non durare molto.” “No...” lei ponendo i fogli nella sua borsa “... non sarà come l'Estate... durerà...” sottovoce lei, abbandonandosi a vecchi ricordi di scuola.
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15-03-2022, 19.34.07 | #10517 |
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Ieri mattino mi sono svegliata e ho letto nel Giardino questo singolare racconto e come Lei...dopo molti anni...abbia riconosciuto il suo Amico o forse Amore.
L' Estate cosi allegra ma anche malinconica...chissà chi era mai quel giustiziere, mi avete incuriosita milord.
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06-04-2022, 04.51.59 | #10518 |
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Uno dei collegi più antichi e rinomati della città di Los Archoras è il “San Giuseppe della Sacra Famiglia”, che prende nome dalla chiesa di San Giuseppe intorno alla quale venne costruito secoli fa. Fondatrice fu la Badessa Roberia, personaggio ormai entrato nella leggenda e circondato da un alone quasi mitico. Teologa, missionaria e avventuriera, la Badessa Roberia girò in lungo e in largo attraverso terre in gran parte sconosciute per anni, ritirandosi a Los Archoras solo in età avanzata, legandosi subito ai Duchi Taddeidi e godendo di privilegi ecclesiastici particolari. Come detto molte furono le leggende intorno alla figura della badessa, la più celebre delle quali riguarda il denaro con cui costruì il collegio di San Giuseppe. La badessa infatti non aveva fondi al suo arrivo a Los Archoras, nonostante ciò però riuscì a far erigere la scuola in poco tempo, abbellendola con un vasto cortile e un giardino pensile, oltre che rivestire la chiesa con preziosi marmi policromi. Da dove provenivano le grosse risorse con le quali la Badessa Roberia costruì la monumentale scuola? Nel corso dei secoli si sono fatte varie ipotesi, come quella secondo la quale furono i Taddeidi a finanziare la costruzione, anche se all'epoca in cui risale la scuola i duchi non erano ancora signori di Capomazda. Si è pensato allora a qualche donazione ricevuta dalla badessa durante i suoi viaggi, ma ella amava più frequentare i poveri che i ricchi signori. Altri invece avanzano ipotesi più fantasiose, come quella in cui la furba badessa avrebbe ingannato il diavolo in persona, spingendolo a costruire la scuola in cambio della prima anima a varcare la sua soglia, per far poi entrare un cane prima di qualsiasi persona. Ma sono teorie fantasiose. Dove dunque la Badessa Roberia trovò le risorse per una simile costruzione?
“Ehi, aspetta...” disse la ragazzina dal caschetto nero, stanca di correre “... abbiamo fatto le scale di corsa... ma perchè mi hai portato qui sulla torre?” Fissando il ragazzino dagli occhi azzurri che le stava davanti. “Volevo farti vedere una cosa...” “Ma non è l'ora della ricreazione” lei perplessa “e se le suore ci trovano qui saranno guai!” “Sta calma, nessuno ci scoprirà.” Lui facendole l'occhiolino. “Hai visto che panorama si vede da quassù? Con un solo sguardo si può abbracciare buona parte della città e il Sole tramontando rende i vicoletti immersi fra colori tutti diversi, come fosse un labirinto.” “Si, è molto bello da quassù...” mormorò lei. “Sai chi fu l'eroe del labirinto più famoso?” “Chi?” “Teseo... entrò nel labirinto di Cnosso, dal quale nessuno poteva uscirne, neppure il mostruoso Minotauro rinchiuso fra i suoi cunicoli e le sue botole...” raccontò lui fissando il Sole calante sulla città “... ogni hanno Atene doveva offrire come tributo 9 bambini e 9 bambine per sfamare il Minotauro.” “Che cosa orribile!” Esclamò lei. “Teseo arrivò a Cnosso e aiutato da Arianna entrò nel labirinto, uccise il mostro e portò in salva i bambini e le bambine.” “E sposò Arianna?” Chiese lei. “No, lei sposò il dio Dioniso.” Rispose lui. “Vieni, è ora...” prendendola per mano e portandola verso i muri della torre. “Ehi, dove andiamo?” Lei tirata da lui. “Guarda!” Indicando i muri lui, che grazie alla luce del tramonto iniziavano a brillare di infiniti riverberi, a scintillare di riflessi senza fine e a emanare balenii che parevano voler gareggiare con l'ultima luce del Sole dormiente. “E' incredibile...” ammirata lei “... io... non avevo mai visto nulla di simile... cosa hanno questi muri che li rende così meravigliosi?” “Dietro i mattoni, all'interno della calce solidificata le suore hanno nascosto un tesoro...” lui guardando lei negli occhi. “Un tesoro?” “Si.” Annuì lui. “Che tesoro?” “Un tesoro che proviene da lontano, di cui nessuno sa nulla.” Svelò lui. “Un tesoro formato da ciò che restò di quello usato per costruire questa scuola.” “Tu come fai a saperlo?” “Lo so.” “Come?” “Perchè io diventerò l'uomo più ricco del mondo, come lo furono il re Salomone, il Prete Gianni e il barbaro Alarico che fuggì con tutti i tesori di Roma.” Con una luce negli occhi lui. “E come?” Lei ammaliata. “Vorresti rompere questi muri e rubare il tesoro delle suore? Finiresti all'Inferno!” “No, ma cercherò e troverò ciò che resta di questo tesoro.” “Ciò che resta?” “Si...” sicuro lui “... in questi muri c'è solo una parte delle pietre preziose che la Badessa Roberia portò dal suo ultimo viaggio. Io voglio cercare il luogo in cui la badessa le prelevò per poi portarle qui a Los Archoras.” “Di che luogo parli?” “Delle Miniere di San Giuseppe, dove si trovano le pietre più preziose del mondo.” Svelò lui con occhi sognanti, come se fosse un eroe di un romanzo d'avventura. “Si...” piano lei, stringendosi nelle spalle, per il fresco dell'imminente sera “... vedo i tuoi occhi e so che troverai quelle miniere... ma...” esitò “... non le troverai per me...” “Non vuoi essere una principessa?” “Si, ma credo che tu troverai per un'altra il tuo tesoro...” sorridendo piano lei, malinconica “... e io sarò come Arianna...” accarezzandogli il viso, con uno sguardo triste. Lui la guardò, ma in quel momento arrivò una suora, che richiamò i 2 ragazzini e li riportò giù, nella mensa. Il Sole era ormai tramontato e le preziose pietre incastonate nei muri della scuola di San Giuseppe brillavano ora di una luce diversa, soffusa e magica, quasi a riflettere sulla terra lo scintillio eterno delle stelle nel cielo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 07-04-2022 alle ore 18.41.45. |
07-04-2022, 18.36.10 | #10519 |
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Una storia davvero intrigante ed interessante...direi anche una ottima trama per un Gdr...grazie per questo prezioso racconto.
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07-04-2022, 18.40.32 | #10520 |
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Chissà, lady Altea, forse davvero questa vecchia storia, dimenticata fra le vecchie pagine di un pomeriggio lontano d'infanzia, un giorno potrà trasformarsi in un Gdr e svelare così quel prezioso segreto...
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