04-06-2011, 17.36.01 | #1101 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Razza di fannulloni è un’ora che vi ho fatto chiamare!” Disse ad alta voce il capitano Monteguard appena vide giungere Finiwell e Cavaliere25. “Quella cacciatrice di taglie giunta qui nei giorni scorsi col corpo del fratello di sir Cimarow, la ricordate?”
“Certo, capitano!” Rispose lesto Finiwell. “E devo dire che non era affatto male!” “Pezzo d’idiota!” Tuonò il capitano. “Basta una bella donna e perdi totalmente la testa! Ho buoni motivi per pensare che si tratti di una spia inviata qui dai nostri nemici! Sir August ed i suoi la stanno già cercando per tutto il palazzo! Fatelo anche voi e riportatela qui! Presto o vi prendo a pedate fino a Pentecoste!” “Agli ordini, capitano!” Esclamò Finiwell. Un attimo dopo, lui e Cavaliere25 si lanciarono alla ricerca della misteriosa donna.
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04-06-2011, 17.56.22 | #1102 |
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Ad un tratto Sayla fu destata dai suoi pensieri da una sarcastica risata.
“Come finirà questa bella, misteriosa e lunga storia? Forse in doloroso dramma, oppure in solenne gloria? Ah, disperati, sfortunati, segnati e nobilissimi Taddei, piangeranno? O gioiranno? Ahimè, proprio non saprei!” Recitò Nishuru che aveva seguito Sayla senza farsi accorgere. E di nuovo si abbandonò a quella sua insopportabile risatina. Ma accanto a lui vi era un’ombra. Fece qualche passo in avanti e si mostrò agli occhi della giovane. “Come è facile coglierti in fallo, amica mia…” disse Pardyon, l’alfiere della notte “… ti stai intrappolando in una storia più grande di te… dovevi occuparti del malvagio Cavaliere del Gufo, ricordi? Gli ordini ricevuti al Grande Tempio erano chiari… e invece tu, come sempre, finisci per proclamarti l’eroina degli infelici! Per questo io e Nishuru siamo qui… ci ha inviati il Gran Sacerdote in persona… la Gioia dei Taddei è inviolabile anche per noi… e tu, continuando a girare intorno a questa storia stai solo rischiando la vita…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 04-06-2011 alle ore 18.11.07. |
04-06-2011, 18.07.18 | #1103 |
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“Questi è il nobile barone Ivan de Saint-Roche, milady…” disse Cimarow, presentando il suo fedele alleato alla bella incantatrice.
“L’onore è tutto mio, milady…” baciandole la mano il barone “… ho girato molte corti, tra l’Aragona Catalogna, la Francia e l’Inghilterra, ma mai ho veduto un simile splendore… potreste gareggiare in bellezza e sensualità con la mitica Elena o la leggendaria Medea…” “Sperando che la nostra lady Melisendra non sia però causa di sciagure come lo furono le donne che avete citato, amico mio!” Scherzò Cimarow e tutti i presenti risero di gusto. “Ma sono certo che tra noi non vi è un novello Paride, o un temerario Giasone pronto a commettere una pazzia per gli incantevoli occhi della nostra dama!” Replicò sarcastico de Saint-Roche, per poi lanciare un velato sguardo verso Gouf. Il banchetto iniziò e subito con il vino e la carne cominciarono a scorrere i deliranti propositi di Cimarow e dei suoi tirapiedi. Ad un tratto, un insofferente e silenzioso Gouf si alzò e chiese congedo dal suo signore e dai suoi ospiti. Un attimo dopo uscì dalla sala e si allontanò.
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04-06-2011, 18.30.13 | #1104 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Dafne era intenta a lavare alcuni vestiti in una tinozza all’aria aperta, quando sentì quell’inconfondibile fischio.
Raggiunse allora la casa ancora in costruzione e dal tetto si affacciò Friederich. “Ecco fatto!” Disse soddisfatto, mentre si asciugava il viso ed il petto dal sudore. “Ora può anche piovere per tutto l’Autunno e l’Inverno… questo tetto reggerà senza problemi!” Dafne sorrise raggiante. Friederich allora scese dal tetto ed abbracciò la sua giovane moglie. “Però ora che ci penso…” mormorò sorridendo “... non siamo ancora in Autunno e l’aria è ancora calda… e tu con quei vestiti bagnati non sei affatto male!” Facendole l’occhiolino. “I miei vestiti sono bagnati” fece Dafne “perché stavo lavando in una tinozza i tuoi abiti per la parata, mio caro cavaliere! Ora lasciami andare o non avrai nulla da metterti per stasera!” “Beh, devo dirti che mi sta balenando in testa una certa cosa…” prendendola in braccio “... e per quella cosa i vestiti non ci serviranno affatto! Anzi, sarà anche un ottimo modo per provare il letto nuovo che ho appena costruito!” I due sposi risero e si baciarono davanti al loro piccolo nido d’amore. Quest’immagine attraversò i ricordi di Dafne, mentre chiudeva la porta ed usciva da quella casa. Ma il passato non è mai un rifugio, solo una prigione. Una prigione dentro la quale non troveremo mai la felicità e la gioia che sogniamo da sempre. Esse sono davanti a noi, nel presente e nel futuro. La voce di Mian la destò dai suoi ricordi. Si voltò e vide il carro in partenza per il villaggio di Pasuan. Dafne ed il bambino furono fatti salire ed il viaggio cominciò. Pasuan non disse nulla alla ragazza, né rispose alle moine del piccolo Ubert. Nel suo cuore vi erano inquietudine e rabbia. Dopo un pò il carro giunse finalmente al villaggio. Come appariva diverso ora a Dafne quel luogo. L’armonia e la spensieratezza sembravano essere svanite dall’ultima volta che l’aveva visto. Ed anche il sorriso sul volto di Pasuan sembrava essersi appassito.
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04-06-2011, 18.47.33 | #1105 |
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Sorrisi a quella battuta.
"Saint-Roche? Come mai sembra di aver già sentito il vostro nome?" chiesi, sorseggiando il vino. Mi servii parcamente. La carne al sangue mi dava la nausea. La vista del sangue era terribile. Bisbigli nella mia mente mi suggerivano che presto avrei dovuto fare un sacrificio, altrimenti gli spiriti si sarebbero adirati. Non potevo fare altro che mantenere la mia parola e nutrirli. "Ad ogni modo ho sempre pensato che sia Paride che Giasone difettassero di... carattere!" posai la coppa, accennando un sorriso. Nel frattempo vidi Gouf alzarsi e dirigersi fuori dalla sala. Inarcai lievemente un sopracciglio. Non ero certa sul dafarsi, ma certamente il fatto che Lord Cimarow stesse eccedendo col vino mi offriva un'imperdibile occasione. Avevo tempo fino al tramonto, sempre Gouf non cambiasse idea. Rivolsi il mio sguardo al barone seduto al mio fianco. Più accortamente degli altri, non aveva ancora toccato vino.
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05-06-2011, 22.14.53 | #1106 |
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Silii sul carro assieme a Pasuan e a sua madre, Mian invece guidava il vecchio cavallo ed era seduta davanti.
Hubert appena vide Pasuan iniziò i suoi piccoli ridolini, cercava di attirare la sua attenzione anche tentanto di afferrare il grosso anello che Pasuan portava nuovamente al dito. L'uomo non si mosse di un centimetro, anzi, sembrò quasi scocciato di quelle attenzioni. Mi dispiacque, cercai allora di distrarre il piccolo allattandolo, lui, goloso com'era, non si fece scappare l'occasione e lasciò perdere il padre adottivo. Posai lo sguardo su Pasuan, stava in disparte con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva il viso rugoso e triste, sembrava almeno dieci anni più vecchio della sua vera età. Vederlo in quello stato, avvilito, smunto e inerte mi faceva stare male; l'avevo conosciuto che era un prode cavaliere e ricordavo ancora il valore che aveva dimostrato al torneo, com'ero stata orgogliosa di lui. Poi quel terribile duello, mi sentivo in colpa, ora più che mai. Avevo voglia di parlargli, di stringerlo, di dirgli che per me non era mai cambiato niente, che lo amavo sempre più; ma non parlai. Capii che in quel momento qualsiasi cosa io avessi detto non sarebbe servita a niente. Vidi il paesino avvicinarsi, non avevo idea di ciò ce avrei fatto una volta scesi dal carro poi, si fermò, eravamo arrivati. In quel momento mi fu tutto chiarissimo: non era necessario che io facessi o dicessi nulla di particolare. Dovevo solo stare vicino al mio uomo, tutto si sarebbe risolto. Fui io a prendere per mano Pasuan per aiutarlo a scendere dal carro, non so se lui si rese conto che la persona che lo stava guidando era quella donna alla quale lui aveva proibito di seguirlo in quel percorso. Seppi solo che io strinsi forte quelle dita. A chi mi vide in quel momento, con un cieco nella mano destra e un neonato nella sinistra, apparivo come una martire: una povera giovane vedova, madre di un neonato che, pur avendo trovato un uomo disposto ad amarla e a proteggerla, si trova a dover proteggere lei quell'uomo diventato cieco. Invece in quel momento mi sentivo tutt'altro che una martire. Mi sentivo una leonessa pronta di difendere con le unghie e con i denti la sua piccola (ufficiosa) famiglia.
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05-06-2011, 23.50.52 | #1107 |
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Ero quasi arrivata alla pieve, ma le mie energie si erano esaurite a causa del tentativo di contattare Luna, che però non rispose alla mia disperata chiamata.
Scrutai il cielo e capii il perchè. Rubira non era ancora apparsa o forse, non sarebbe apparsa per tutta la notte. Poi la sentii. La sua melodiosa e inconfondibile voce e la sua sciocca risata mi destarono dai miei pensieri; ma sentii altri passi. Nishuru... mi ha seguito! Ma... c'è qualcun altro con lui... Pardyon fece qualche passo avanti e uscì dall'ombra in cui era avvolto e mi derise. Lo fissai, mentre la mia mano scivolava sul pugnale, infilato nella cintura. "Pardyon! Ma che piacere... Già, devo dire che mi avete davvero colto di sorpresa, ero sovrappensiero..." Sorrisi, come solo io so fare. Un sorriso da pazza, così diceva sempre Luna, un sorriso che gela il sangue nelle vene di chi lo guarda. "Sono molto contenta di vedervi, ma non mi servono i vostri consigli, per completare la mia missione. E, non sto affatto girando intorno al mio compito, sto solo cercando di passare inosservata, per poter arrivare al Cavaliere del Gufo." Mi girai e salutai con la mano i miei due inseguitori. "Ora, con il vostro permesso miei gentili signori, ho una persona da uccidere." Il tono della mianvoce era stato serio per tutta la durata della nostra discussione, come al solito. Da piccola imparai che era meglio l'indifferenza, che la difesa del mio orgoglio. Scivolai silenziosa tra gli alberi, con tutti i sensi all'erta, nel caso Nishuru e Pardyon avessero avuto la brillante idea di attaccarmi. A loro non interessa che tutte le missioni vengano portate a termine, ma chea portarle a termine siano loro, per poter entrare nelle grazie del capo... che sciocchi! Dopo una buona mezz'ora arrivai alla pieve. La osservai e tendendo le orecchie potei distinguere la voce di Icarius e quella di Lady Talia; ma c'era qualcun'altro con loro. Sentti una voce di donna, ma non sembrava molto gentile con i due sposi. Poi sentii dei passi e vidi due cavalieri fiondarsi verso la pieve; notai che avevano lo stesso stemma dei due cavalieri che erano morti quello stesso giorno. La paura prese il sopravvento e mi gettai sui due uomini. Ne sgozzai uno con facilità, poi uccisi anche l'altro, che però riuscì a ferirmi ad un fianco. Entrai di corsa nella pieve, proprio nell'istante in cui la donna misteriosa diceva che stavano arrivando i suoi cavalieri. "Mi dispiace Mylady. Ma credo che i suoi cavalieri non potranno venire..." Poi mi ricordai. icarius e Talia pensavano che io fossi una semplice bambina, ma ora indossavo addirittura la tunica da assassina...
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06-06-2011, 01.47.24 | #1108 |
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“Dite che Giasone e Paride avevano poco carattere, milady? Tuoni e fulmini!” Disse Cimarow già in balia del vino e dei suoi effetti. “Eppure io dico che gli uomini di una volta non ci sono più! Troia è caduta in dieci anni, Capomazda invece chissà per quanto altro tempo ancora vedrà salde le sue maledette mura!”
“Milord…” intervenne Ivan “… Troia cadde perché i greci potevano contare non solo su formidabili eroi, ma anche sull’appoggio degli dei… voi avete simili alleati?” Cimarow fece una smorfia. “Forse il mio nome non vi è nuovo” rivolgendosi poi Ivan a Melisendra “perché ho viaggiato molto. E voi, milady? Anche voi avete viaggiato fra i vari regni e le varie corti d’Europa?” “I greci avevano Achille…” mormorò ormai brillo Cimarow “… noi sir Gouf che non teme rivali…” “Beh…” sorridendo sarcastico Ivan de Saint-Roche “… Achille creò scompiglio tra le fila degli achei a causa di Briseide… auguriamoci che non vi sia nessuna donna capace di turbare il nostro invincibile cavaliere… ora che si avvicina la battaglia decisiva…” e lanciò un’enigmatica occhiata al suo signore.
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06-06-2011, 02.24.05 | #1109 |
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Guisgard ed il misterioso cavaliere si lanciarono l’uno contro l’altro senza nessun altra esitazione.
Subito l’acciaio delle loro armi cominciò a vibrare sotto i loro rapidi, decisi e poderosi colpi. Il cavaliere mostrava una velocità ed un’eleganza non comuni nel portare i suoi attacchi ed evitare quelli del suo avversario. Guisgard invece lanciava, o almeno tentava di farlo, attacchi diretti con lo scopo di colpire il quel formidabile rivale e renderlo così meno pericoloso. Ma i due, nonostante gli stili diversi, combattevano superbamente, finendo così per annullarsi a vicenda. “Cavaliere…” disse Guisgard “… mai ho conosciuto nessuno come voi… chi siete?” “Mi assalite nella notte senza che fra noi vi siano conti in sospeso” replicò il misterioso avversario di Guisgard “e pretendete di conoscere il mio nome senza neanche avermi sconfitto, o ridotto alla vostra mercè! In guardia!” E lo assalì nuovamente. Di nuovo ripresero a danzare nella lotta, mossi dal loro valore e dalla loro abilità. “Vi chiedo di nuovo…” ansimando Guisgard “… chi siete? Io voglio conoscere il vostro nome… chi siete, in nome del Cielo!” “Sono la morte che giunge per voi!” Rispose il cavaliere attaccandolo di nuovo. Gli si lanciò contro con un poderoso fendente, ma Guisgard riuscì a bloccarlo e scuotendolo con vigore fece volare via la sua spada. “Vi ritenete battuto?” Chiese. Ma il misterioso cavaliere estrasse rapido un coltello e si lanciò su Guisgard. Questi, dopo un attimo di stupore, riuscì a scansarsi per poi afferrare il suo avversario di fianco. Il cavaliere tentò ugualmente di pugnalarlo, ma Guisgard stringendogli la mano armata e tenendo bloccata l’altra, riuscì ad indirizzare il pugnale contro il ventre del suo avversario che restò mortalmente ferito per sua stessa mano. Il cavaliere allora si accasciò al suolo col respiro rotto. Tentò di slacciarsi l’elmo per poter respirare meglio, senza però riuscirci. Guisgard allora gli si avvicinò ed allentò la cinghia dell’elmo e lo sollevò, liberando il volto del suo straordinario avversario. E nel vedere quel volto Guisgard restò profondamente turbato.
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06-06-2011, 02.31.32 | #1110 |
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Ascoltai lo scambio di battute tra i due uomini e mi assicurai che Lord Cimarow avesse la coppa piena. Dava segnali d'impazienza verso i servitori, troppo lenti nel riempirgli la coppa, quindi, docilmente, gli mescetti altro vino color rubino.
L'accenno a Briseide aveva l'aria di una provocazione. Ebbi il buon senso di sorriderne. "Milord, dubito che ci siamo mai incrociati in un'altra corte, ho sempre condotto una vita alquanto ritirata..." Cercai di distogliere lo sguardo dall'intenso colore rosso del contenuto della mia coppa. "Gli uomini possono essere molto gelosi e le corti cristiane eccessivamente noiose e restrittive..." accennai a un sorriso ironico e posai la coppa. "A quanto pare la sala è piena di eroi, milord... sono certa che abbiate qualche dio dalla vostra parte... ne sono prova i molti successi del vostro esercito. Oltre al fatto che Sir Gouf è indubbiamente un abile condottiero. Certe volte quel cipiglio bellico mi intimorisce... ma d'altronde sembra che si sia votato alle sue campagne come un monaco alla preghiera." Mi voltai verso Ivan de Saint-Roche. "Voi, se mi permettete, avete più l'aspetto di un Ulisse, che di un Achille, Milord..." lo scrutai, apertamente incuriosita.
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