12-11-2013, 00.42.07 | #1111 |
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Distinguere un suono preciso era difficile. E forse era proprio quel frastuono il vero protagonista.
Un misto di grida, ordini, comandi, spari. Tutto è appannato intorno a me, sento la forza venire meno, ma quel furore che non sarò mai in grado di spiegare mi tiene in piedi. Nemmeno mi accorgo di essere pallida come un cencio. No, io sento soltanto quelle urla, quegli spari. Ma non posso cedere, non adesso, ripeto a me stessa, posso farcela, devo farcela. Solo qualche passo, e sento le gambe cedere definitivamente, cado a terra, ansimante. La ferita è troppo profonda, crollo, il buio mi avvolge senza pietà. Dove mi trovo? Un leggero senso di torpore misto a inquietudine si impossessa di me. No, non sono davanti a Castel Fiorito, non sono distesa su corpi, membra e fango. Sento seta e raffinate stoffe sotto di me. Sono forse a casa? Eppure quel rumore, spari, ancora spari. Non è possibile, non posso sopportare un'altra battaglia. Sono ferita, sono sfinita, non posso. Il mondo si muove veloce davanti ai miei occhi. Eppure, non sto camminando. Forti braccia mi stringono, trasportandomi per il campo. Mi hanno catturata? Sono in trappola? Eppure, non c'è astio in quella stretta, solo una dolce preoccupazione. Nonostante il forte odore della battaglia riesco, incredibilmente, a sentire l'essenza di bergamotto. Lui usa un profumo al bergamotto. Alzo gli occhi, a fatica, per guardare l'uomo che mi tiene in braccio. Lui mi sorride, e s'illumina. "Ti è andata bene, ragazzina.. ora riposa..". "Diomede.." sussurro, prima di piombare nuovamente nell'oscurità. Dov'è mio fratello? Dove sono adesso? Ricordo un profumo, il profumo di un fiore. Possibile che non lo rammenti? Che fiore era? Non ha importanza. Il vino era ottimo, cosa c'era in quell'elisir? Elisir? Santo Cielo, Clio.. svegliati.. Svegliati! Apro gli occhi, lentamente, e la luce del primo pomeriggio mi abbaglia. Li richiudo immediatamente, le ferite bruciano nonostante gli impacchi. Possibile che sia stata ferita così tanto? Come posso essere ancora viva? Forse, dormo ancora qualche ora, perché, quando li riapro, la luce si è affievolita. Qualcuno mi sta parlando dolcemente. "Clio.." sussurra, piano "...svegliati..". Non gli ho mai sentito usare quel tono, con me o con chiunque altro. "Su, svegliati.. ti prego.. sono qui.." sembra supplicante. Con uno sforzo immane, apro gli occhi. I suoi occhi chiari brillano, e avrei giurato di vedervi una lacrima. "Oh, Clio.. Bentornata, sorellina.. dormito bene?" riprendendo il solito tono scherzoso "Mi hai fatto davvero preoccupare, lo sai?". Devo svegliarmi, devo aprire gli occhi. Clio, apri gli occhi. La voce di mio fratello mi rimbomba nelle orecchie: "Apri gli occhi.. Svegliati..". Devo farcela. Apro finalmente gli occhi, disorientata. Mi ci vuole un minuto buono per capire dove sono e che cosa sta succedendo. Mirabole non c'è più e una pioggia di proiettili si abbatte sull'imbarcazione, Pezzi sconnessi si fanno strada nella mia mente, ma una cosa è chiara, devo andarmene di lì. Nessuno sa che sono a bordo, e distruggeranno la nave. Non c'è tempo. Mi sfilo velocemente il vestito, restando con la semplice sottoveste, rabbrividisco un istante nel freddo della sera. Senza pensarci due volte, mi butto in acqua. L'acqua di fiume è diversa da quella spumeggiante dell'oceano, ma fa meno paura. Posso vedere la riva, e raggiungerla in poco tempo. Qualche bracciata e la raggiungo. Sono in salvo. Già, ma indosso solo una sottoveste, bagnata per di più, il massimo. Non potevo tenere il vestito, mi avrebbe portato a fondo. Guardai i soldati sul ponte. Infondo, erano dalla mia parte, e devono avermi vista saltare e nuotare. Chiusi gli occhi, e dimenticai di essere scalza e svestita. Avanzai verso di loro, con tutta la sicurezza di cui ero capace. Rabbrividivo. Mi strinsi nelle braccia, tentando invano di riscaldarmi. Ancora pochi passi. Quando li raggiunsi, tirai mentalmente un sospiro di sollievo. "Sono Lady Clio, cugina di Roberto Fiosari... Mirabole mi ha rapita alla festa e portato su quella barca, avvisate mio cugino, sarà in pena per me.." dissi, solenne ed autoritaria come avevo imparato ad essere. Non che avessi l'aria della principessa conciata in quel modo, ma non avevo voglia di parlare, affatto. |
12-11-2013, 01.39.03 | #1112 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Ermiano sorrise ad Altea.
“Milady, questo palazzo non nasconde alcun segreto.” Disse il servitore. “Se non riuscite a prendere sonno potete passeggiare liberamente per i suoi corridoi. Attenta solo a non perdervi.” Aggiunse scherzosamente. “In verità l'ideale sarebbe una passeggiata in giardino, ma l'aria è fredda stanotte. Prima di visitare il palazzo, rammentate di prendere con voi una candela. E' buio. Ora scusatemi, ma devo portare il Colonnello a letto.” Lasciò così sola Altea in quella stanza. Da essa si poteva accedere al lato Nord, che dava poi su un lungo corridoio, abbellito da varie statue di gusto classico. Qui si presentavano numerose porte, dove ciascuna permetteva di accedere ad una stanza.
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12-11-2013, 01.50.09 | #1113 |
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“Sorella...” disse il sacerdote ad Elisabeth “... secondo voi quei soldati mi ascolteranno? Non hanno voluto dar credito alle richieste del vescovo. Hanno ignorato i legittimi diritti della Chiesa su quel quadro, restando indifferenti anche alle preghiere e ai proclami dell'intero Clero...” scosse il capo “... temo non ci sia altro da fare... quel quadro è destinato a lasciare questa chiesa... questa chiesa che lo custodisce da secoli ormai...”
Intanto altri soldati erano giunti. Ormai mancava poco all'alba. Nel frattempo, attirato dal clamore causato dall'arrivo dei soldati, qualcuno apparve nel piccolo spiazzo antistante la chiesa di Santa Felicita. Era Velv ancora abbigliato da frate. E dall'interno della navata, attraverso la porta lasciata aperta dai militari, Elisabeth lo vide.
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12-11-2013, 02.12.32 | #1114 |
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Tutto accadde velocemente.
Alla fine Clio riuscì a scappare da quell'imbarcazione ormai in fiamme. Quando poi raggiunse i soldati, ormai svestita e scalza, parlava loro ma quelli apparivano occupati a fissare altrove. Fu in quel momento che si accorse di ciò che guardavano i militari. Sul ponte in fiamme dell'imbarcazione, poco prima di colare definitivamente a picco, vide due figure battersi a duello. Una era il capitano Jacopo, mentre l'altra appariva indistinguibile per lei. Il duello fu serrato, come se quei due contendenti fossero indifferenti al destino ormai segnato di quella barca. Alla fine i duellanti arrivarono quasi a scontrarsi fisicamente, separati solo dalle loro due lame. Poi un esplosione a bordo fece perdere l'equilibrio al rivale di Jacopo. E questi lo colpì al viso mentre l'altro era ancora chino a terra. La ferita fu seria, poiché l'altro non riuscì più a battersi, trovando rifugio poi solo tuffandosi nelle acque del fiume. A quel punto Jacopo saltò su un piccolo battello condotto dai suoi uomini. Appena in tempo per vedere l'imbarcazione del ladro scomparire nel fiume. “Clio...” disse all'improvviso qualcuno “... Clio!” Era Roberto. Raggiunse la ragazza e la coprì col suo mantello. “Come stai, Clio?” Chiese preoccupato. “Ti hanno fatto del male?” In quel momento il battello col capitano Jacopo raggiunse la sponda del fiume. “L'ho ferito!” Gridò Jacopo saltando a terra. “L'ho ferito! Al volto!” Urlò. “Gli ho lasciato una cicatrice sul viso! Ho ferito Mirabole!”
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12-11-2013, 12.13.20 | #1115 |
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Il Prete mi parlava con voce sommessa....incredulo a cio' che stava avvenendo....sembrava un'attacco militare e non una milizia di scorta a d un quadro.....perche' pensare che una suora e due preti con mille soldati sarebbero pututi essere una minaccia....il problema stava forse nel fatto che ognuno di noi poteva essere il ladro del quadro.....anche loro.....vidi Velv attraverso la fessura della porta...lo vidi e questo mi diede forza......una carica fornita anche dalla visione che non avevo fatto...era strano io quella visione me l' ero inventata...eppure mi sembrava di aver fatto veramente una promessa.......solo io e il prete eravamo davanti alla porta della cappellina...le guardie erano poco piu' distanti.....ma non davanti alla cappella......" Dovete portare un dipinto propieta' della chiesa....al Re.....le vostre mani sono sporche ...sporche di sangue...e sono profane.......solo chi come noi ha preso i voti e ha consacrato la vita a Dio ha diritto di toccare ogni cosa vi e' posta in questa Chiesa ".......qualche passo indietro e fui all'interno della cappella.....era talmente piccola che c'era posto solo per il quadro ed un inginocchiatoio...due candele ai lati.....e la tela che copriva il Capolavoro.......la tela avrebbe preso fuoco molto facilmente......sempre che sotto ci fosse stato il vero quadro........" Ci sono due modi per farlo uscire da qui...o tutti andremo dal Re....oppure dovrete uccidermi...ma nel farlo rovinerete il capolavoro....e il vostro Comandante...e il vostro Re.....non sarà contento........".....
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12-11-2013, 15.21.47 | #1116 |
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Nessuno discute i miei ordini, e tantomeno gli ignora!
Fissai furiosa il militare che sembrava non aver udito le mie parole. Seguii il suo sguardo per vedere che cosa lo trattenesse dal rispondermi. Ammutolii. Il capitano delle guardie e Mirabole erano su quell'imbarcazione, o ciò che ne restava. Fissai la scena, gli occhi sgaranati, dimenticando il freddo. Quella voce sembrò arrivare da un sogno. La sentivo lontana, attutita. Poi capii. Mi voltai verso Roberto, e gli sorrisi, stingendomi nel mantello. "Sto bene..." Sussurrai. Non avevo la forza per parlare, nemmeno con lui. La tensione della festa era sparita e il suo sguardo preoccupato mi strappò un sorriso. "Avevo solo voglia di farmi una nuotata.." Scherzai. Lanciai uno sguardo al capitano trionfante. Dovevo parlare con Missani, non in quel momento. Mi aggrappai a Roberto per un momento, alzando gli occhi a cercare i suoi. "Portami a casa, ti prego.." Sussurrai appena "...e raccontami tutto.. Come sapevano che questa era la barca di Mirabole? Cos'è successo mentre ero con lui?". Sarà stata la sua vicinanza, o il calore del mantello, ma mi sentivo meglio. O forse, la mia curiosità era rinvigorente. "Sono felice che tu sia qui.." Dissi, quasi senza accorgermene. Ma era vero, non avrei desiderato altro che restare tra le sue braccia, dopo tutto quello. Dovevo ancora capire esattamente cos'era successo. Tornati a palazzo, avrei mandato un messaggio a Missani. Ora, in quell'abbraccio rassicurante Simone era l'ultima persona a cui volevo pensare. |
12-11-2013, 16.51.09 | #1117 |
Cittadino di Camelot
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Presi una candela color rosso e la accesi e iniziai a vagare per quel corridoio, che strano...era lungo e pieno di camere. Certo vivere soli in una casa cosi grande non doveva essere piacevole...sorrisi, era come un gioco..quale porta aprire?
Ad un tratto fui colpita da una porta color bianco e intarsiata, il pomello era d'avorio...cosa mai ci sarebbe stato dietro? Aprii lentamente la porta e entrai lentamente.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
12-11-2013, 21.45.44 | #1118 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Quei soldati avevano commesso un'imprudenza a lasciare la cappellina incustodita.
E quando Elisabeth vi entrò, minacciando di distruggere il quadro, il sergente richiamò aspramente i suoi uomini. I militari allora circondarono la cappellina. “Suora...” disse il sergente ad Elisabeth, puntandogli contro la pistola “... se siete davvero una religiosa allora non potete minacciare di distruggere ciò che la Chiesa considera di sua proprietà... se così non fosse non avrei alcuna remora a spararvi... vi chiedo dunque di uscire da lì...” Intanto, attirato dalle voci, Velv entrò nella chiesa e vide quella scena. “Sergente...” fissando il militare “... dovete scusarla... è una donna depressa... la guerra gli ha ucciso il marito e i due figli... ha deciso così di prendere i voti ma la sua mente è rimasta sconvolta... ma non è pericolosa... lasciatemi parlare con lei e la convincerò ad uscire...” “E sia, frate...” fece il sergente “... ma fate in modo che esca davvero da lì... o sarò costretto ad ucciderla...” Velv annuì e si avvicinò alla cappellina. Vi entrò e guardò Elisabeth. “Cosa diavolo combinate?” A bassa voce per non farsi udire dai soldati. “Vi siete bevuta il cervello? Cosa volete fare? Farvi ammazzare? E perchè poi? A noi questo quadro non interessa... ora fate ciò che vi dirò... allontanatevi da lì e venite verso di me... usciremo insieme da qui... sperando che i soldati non decidano di arrestarvi... sciocca donna...” si voltò verso i militari “... datemi un minuto e la farò ragionare...” tornando a parlare a voce alta.
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12-11-2013, 21.49.48 | #1119 |
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Tutti i soldati si avvicinarono a Jacopo che continuava ad urlare trionfante.
Roberto invece era rimasto accanto a Clio, tenendola fra le braccia. “Capitano, io riporto mia cugina a casa...” disse poi al militare “... è scossa, bagnata e rischia di prendersi una polmonite...” “Si...” annuì Jacopo “... ma domattina presentatevi in caserma... deve raccontarci cosa è successo su quell'imbarcazione.” Roberto allora condusse Clio sulla loro carrozza e tornarono verso casa. “Quando lasciasti la sala” mormorò appena la carrozza partì “ti ho seguita... ma sembravi svanita nel nulla... ho chiesto allora ai servitori ed uno di essi mi disse di averti vista entrare nella Saletta degli Arazzi... lì però non c'eri... ma a terra vi era un biglietto... era di Mirabole e sembrava indirizzato a te... chiamai il capitano e cercammo in quella saletta un passaggio segreto... lo trovammo e scoprimmo che conduceva fino al fiume... e da lì scorgemmo la nave di quel furfante...” La carrozza arrivò finalmente davanti al palazzo dei Fiosari. “Ora riposerai...” mormorò Roberto “... domani mi racconterai tutto...” e la portò nella sua stanza. Lì, la lasciò riposare.
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12-11-2013, 21.51.41 | #1120 |
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Altea, così, entrò in quella stanza.
La candela che aveva in mano illuminò subito, per quanto possibile, data la debole luce, quell'ambiente. Dall'incerta penombra allora apparvero delle strane ed inquietanti figure, dalle forme e dai tratti quasi grotteschi. Ma un attimo dopo, Altea comprese ogni cosa. Erano corazze. Provenivano da molti paesi stranieri. Tra cui dal Giappone, dalle Indie, dall'Arabia, persino dalle Americhe. E oltre a queste corazze, nella stanza vi erano diversi monili, utensili e manufatti dalle più disparate forme e dimensioni. Tutti oggetti di antico valore storico. Poi, all'improvviso, la donna udì delle voci e poi dei rumori. “E' giunto il padrone...” disse qualcuno dei guerrieri orientali di guardia all'ingresso “... aprite il portone!”
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