09-05-2013, 02.36.05 | #1131 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Dean” disse Julien ad Altea “è un vero esperto in fatto di storia Capomazdese.”
“Adesso non esagerare, Julien.” Fece il giornalista. “Esperto è una parola grossa. Diciamo che amo leggere la storia di queste terre.” “Non essere modesto ora.” Fissandolo Julien. “Quindi per i tuoi studi” tornando poi a rivolgersi ad Altea “Dean potrà esserti d'aiuto se vorrai.” “E così” disse Dean ad Altea “lei è attratta dalla storia antica di Capomazda. Però devo dire che mi ha stupito ciò che diceva prima. Ha parlato della Gioia dei Taddei. Non pensavo che questa antica leggenda fosse conosciuta bene anche fuori dai confini di Capomazda. Anzi, molti giovani studenti di qui neanche la conoscono.” “A proposito...” mormorò Julien “... mi hai fatto tornare alla mente una cosa che avevo dimenticato... eppure è strano... è stato un mio paziente a parlarmene ed io non dimentico mai ciò che mi dicono i miei pazienti...” appariva turbata “... davvero strano...” “Può capitare.” Sorridendo Dean. “Può capitare di dimenticare qualcosa. Era importante?” “Oh, no...” scuotendo il capo Julien “... nulla di importante... conversavo con il mio paziente stamani... mentre fissavo il prossimo appuntamento... e lui, all'improvviso, mi ha chiesto se credessi nella Gioia dei Taddei...” “Le leggende spesso affascinano le persone.” Disse il giornalista. “Si...” annuì Julien “... ma soprattutto mi ha stupito il fatto che avessi dimenticato questa cosa...” “Il paziente” intervenne Josephine “era forse l'uomo che abbiamo visto io ed Altea uscire dal suo studio?” “Si, era lui...” rispose la psicologa. E Josephine rivolse subito ad Altea uno sguardo inquieto.
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09-05-2013, 13.59.22 | #1132 |
Disattivato
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Rientrai in casa sorridendo, tenendo i sacchetti con gli acquisti della giornata in una mano sola, mentre con l'altra armeggiavo con le chiavi.
"..Ma ciao, principino..." dissi sorridendo al micio che si stiracchiava pigramente. Posai i sacchetti in un angolo e guardai l'ora, avevo un sacco di tempo. Accesi la tv, per sentire le notizie, monopolizzate dalle vicende riguardanti Robert de Taddei, e mi diressi in cucina. Adoravo cucinare, mi rilassava e mi permetteva di spegnere il cervello per un po'. Preparai una splendida pasta al tonno, tanto semplice da preparare quanto squisita, e mi sedetti a mangiare davanti alla tv. In parte le notizie mi erano già giunte, ma ci si concentrava in particolare sui funerali dell'industriale e sul pranzo a cui avrei partecipato l'indomani. Sorrisi nel sentire i nomi altisonanti dei partecipanti. "..Fortuna che ho comprato un abito nuovo.." dissi , rivolta al micio di casa. Spensi la tv, mentre il telegiornale finiva e una gentile annunciatrice decantava la soap opera che sarebbe seguita. Sparecchiai, misi i piatti in lavastoviglie e mi ritrovai davanti al pc. Restai a lavorare per ore, resistendo alla tentazione di piantare lì tutto e concedermi una mezz'ora di allenamento, ma sapevo bene che quando iniziavo a spulciare siti e database era difficile fermarmi. Qualcosa, però, ci riuscì. Il trillo del telefono virtuale, era Telly la mia migliore amica, passammo un ora buona a parlare. Le raccontai dell'incontro col fumettista, del regalo che avevo ricevuto e del pranzo a cui avrei partecipato l'indomani. Tutto questo nei primi quindici minuti, il tempo restante passò tra vecchi ricordi, risate e discorsi senza senso. Quando la salutai era ormai tardi. Sistemai le ultme cose e andai a dormire. La mattina arrivò rapida, e un bel sole illuminò il mio risveglio. Ero davvero curiosa di tutta quella agitazione, mi chiesi se sarei stata a mio agio tra tutte quelle persone importanti. Mi ci volle un po' di tempo per prepararmi. Ma quando finii, non sembravo nemmeno io. I capelli finemente pettinati, truccata di tutto punto anche se in maniera leggera. Avevo optato, dopo molte indecisioni, per un tubino nero, di poco sopra il ginocchio, stretto in vita da una cintura particolare, poco scollato. Sopra di esso avevo indossato una bellissima giacca coordinata, nera anch'essa, con dei bordi grigio perla. Le scarpe alte e la borsetta completavano il tutto. Va bene che era gente dell'alta società, ma io dovevo rappresentare la facoltà, dovevo avere un aspetto professionale. Quando fui finalmente pronta, guardai l'orologio, Luke sarebbe dovuto arrivare da un momento all'altro. |
09-05-2013, 14.57.13 | #1133 |
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Mi tornò alla mente il volto di quell' uomo e il volto sconvolto di Julien, che ora osservavo perplessa...sembrava come se a nominare la Gioia dei Taddei procurasse in lei uno strano turbamento ma dovuto a cosa?
E poi le parole di quell' uomo...che non ne morrà uno solo ma altri..si riferiva dunque a quella specie di maledizione che si stagliava su quella importante famiglia? "Julien" dissi appoggiandole una mano sul braccio per rassicurarla "è una antica leggenda...si narra che nella famiglia dei Taddei ciò che dovrebbe dare Gioia in realtà è fonte di dispiacere" osservai Dean "O sbaglio, Mr. Dean? Quindi anche l' Amore diventa una afflizione dell' Animo...una maledizione che si perde nella notte dei tempi...e voi credete ancora possa esistere??Questo voglio sapere" guardando fisso il muro "se tutto questo è stato o è frutto di superstizione, da dove nasce...eppure nei tomi rinvenuti nella nostra biblioteca personale una delle eredi ne parla accuratamente".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
09-05-2013, 16.55.21 | #1134 |
Cittadino di Camelot
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Le sue dita toccarono le mie nel porgermi il bicchiere.......fine cristallo..talmente fine che sembrava rompersi tra le mie labbra......lo vidi bere .... e bevvi anch'io..poteva essere un terribile veleno.....o l'unione di viti venute da un mondo impalpabile....mentre ingoiava il liquido di un colore pari al sangue....mi sembrava di poter vedere scendere nella sua gola quel succo da lui tanto amato..potevo vedere quel liquido unirsi al contenuto delle sue vene.....perché ne diventassero parte di lui.......mi invitò a sedermi su una morbida poltrona...in cui sprofondai tanto che il mio camice sembrò formare una nuvola intorno al mio corpo......." Tutto magistralmente ben fatto....un uomo dalle vostre capacita'.....dalle vostre conoscenze .....non avrebbe potuto fare diversamente.........Sì....avete ragione, ho percorso la via iniziatica.....quanti anni sono passati da allora.........eppure e' un momento che non si dimentica mai, anzi ogni giorno si rinnova.....Un lavoro strano il mio......sempre sospeso tra la vita e la morte....comunque sia..la vita vince quasi sempre.....e quando finisco ogni intervento...penso.....scacco matto al Re.......Bene..Dottor Oydo....se sono qui,non e' certo per omaggiarmi con questo calice di finissimo ...come lo avete chiamato ?...A si....Elisir.....c'e' qualcos'altro che dovrei sapere ?......".....
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09-05-2013, 18.34.23 | #1135 | |
Cittadino di Camelot
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Fissai l’uomo a quella domanda e sorrisi appena...
“Una giornalista?” dissi “Oh, no... no, di certo...” Frugai per un momento nella mia borsa ne estrassi un fazzoletto candido, che gli porsi... “No, no... sono solo un’amica...” Poi quelle sue parole... parole dure e terribili su quella città e sui suoi demoni... parole su quella famiglia e su antichi spettri... e poi quello sguardo carico di disprezzo che rivolse al corteo... e poi quella affermazione... Citazione:
ne rimasi vagamente stupita... lo fissai per qualche momento... “La Gioia?” mormorai poi... ero sorpresa... sorpresa del fatto che vi fosse ancora qualcuno che, nel 2013, attribuisse davvero la colpa della morte di un uomo ad un’antica maledizione... e tuttavia, mi chiesi poi, non era forse per la curiosità intorno proprio a quelle antiche leggende che io stessa ero lì? Fissai l’uomo per qualche altro istante... “Voi pensate davvero che quell’antica maledizione...?” la mia voce sfumò, mentre i miei occhi, per un momento, tornavano su quel corteo... poi tornai a scrutare l’uomo davanti a me... “E comunque...” dissi “Comunque, se anche aveste ragione, se anche fosse come voi dite e davvero fosse questa la causa... beh, direi che purtroppo quella maledizione ha già colpito, dal momento che il signor Taddei è...”
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09-05-2013, 19.29.58 | #1136 |
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Capitolo II: Angelo o demone
“E' falso! Non siete neanche padroni di questo pianeta! E l'Eurasia? E l'Estasia? Non le avete ancora conquistate.” (George Orwell, 1984) La veloce macchina sportiva sfrecciava tra le strade quasi buie di Capomazda City, solitaria, silenziosa, tra le soffuse luci che cominciavano ad illuminare la sterminata megalopoli. Percorse così tutta la periferia Ovest, fino ad uscire dal centro abitato e immettersi in una stradina secondaria. Alla fine terminò la sua corsa davanti ad una vecchia casa, dall'aspetto gotico e austero. Dalla macchina scese allora qualcuno, che con passo sciolto si avvicinò alla porta d'ingresso. “Vediamo...” disse mettendo una mano sotto una grossa anfora lì vicino “... c'è ancora la crepa in cui nascondevo i Mars da piccolo... vediamo se... ecco...” e tirò fuori dall'anfora una chiave. Aprì allora la porta ed entrò in quella casa. Vi dominava una fitta penombra, ma lui si muoveva sicuro, come chi conosce ogni passo di quel percorso. Sentì un miagolio davanti a lui. “Ciao, Kitty...” sorridendo lui “... di che umore è il tuo padrone stasera?” Raggiunse allora una scala e scese i gradini, fino ad intravedere una luce in fondo ad un lungo corridoio posto alla fine di quei gradini. Tutto questo sotto lo sguardo vigile e silenzioso di quel gatto. La raggiunse ed entrò nella stanza. “Il Figliol Prodigo torna a casa...” fece il vecchio seduto a guardare la tv. “Eppure” rispose il nuovo arrivato “non vedo nessun agnello grasso sul tavolo...” “Non abbiamo molto tempo...” “Perchè mi avete chiamato con tanta urgenza?” Fissandolo il nuovo arrivato. “Sono tornato solo ora in città e non sono neanche passato al cimitero...” “Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti...” mormorò il vecchio. “Mio zio...” “Tuo zio è morto.” Lo interruppe il vecchio. “Che Dio lo abbia in Gloria.” Segnandosi. “Tu invece sei ancora vivo...” “Padre Nicola, io non credo a questa storia...” “Taci.” Zittendolo il frate. “Non conta ciò che credi o non credi. Conta la verità.” “Parlate come lo zio...” “Già.” “Ma lui è morto...” con astio lui “... e non so neanche come...” “Lo sai.” “No...” “Si, invece.” Disse il frate. “Anche se non vuoi ammetterlo.” “Cosa volete da me?” “Non ho molto tempo, stanno per arrivare...” “Chi?” Chiese lui. “Loro.” “Loro chi?” “Gli Illufestati.” “Chi sarebbero?” “Coloro che scrivono i giornali che leggi...” voltandosi finalmente il frate “... che pubblicano i libri su cui studi e che preparano i telegiornali che ascolti. Loro sono ovunque.” “Mi sono perso qualcosa?” “Non esistono forme di governo buone o cattive.” Spiegò il chierico. “Tutto sta in chi esercita il potere. Una Democrazia non è immune da errori. Come tutte le altre forme di comando, anch'essa possiede i mezzi per esercitare un controllo. E quelli della Democrazia sono gli organi d'informazione. E possono essere più pericolosi dei soldati.” L'altro lo ascoltava in silenzio. “Vieni qui...” alzandosi il frate “... voglio mostrarti una cosa...” E lo portò davanti ad una teca, nella quale era custodita una spada. Era una spada particolare. Incatenata al suo fodero e con enigmatiche incisioni sull'elsa. “Non mi avevate mai mostrato questa spada...” “No, infatti.” “Perchè?” “Perchè era per tuo zio.” Rispose il frate. “Ma non ha mai voluto saperne.” “Sembra una spada da usare in un rituale.” Mormorò l'altro. “Dall'aspetto pare antica... ma le sue condizioni sono perfette. E' una riproduzione?” “No, è una spada vera.” Sbottò il frate. “E ora ascoltami, invece di dire idiozie come tuo solito. Quest'arma è l'unica possibilità che hai.” “Possibilità per cosa?” Incuriosito l'altro. “Di non fare la fine di tuo zio.” Fissandolo il frate. “Almeno per il momento.” “Perchè è incatenata al fodero?” “Perchè è pericolosa.” “Come sarebbe?” Stupito lui. “Come le spade dei samurai? Quelle che si muovono da sole, come si vede in quei vecchi film anni'70?” “Smettila di dire stupidaggini!” Infastidito il frate. “In tutti questi anni ho allevato ed addestrato un pagliaccio! Buono solo ad alzare le sottane delle donne!” “Probabilmente ho sbagliato a venire qui...” fece l'altro e si voltò per andare via. “Guisgard!” Esclamò il frate. “Torna subito qui!” Lui allora si voltò e restò a fissare frate Nicola.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 14-05-2013 alle ore 20.43.52. |
09-05-2013, 19.58.30 | #1137 |
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“Si.” Disse l'uomo a Talia. “Si, è morto. E nessuno poteva farci nulla. Nessuno poteva. E nessuno potrà.” Prese il fazzoletto dalla mano della ragazza. “E ora non ne resta che uno soltanto... l'ultimo...” restò a fissarla “... avete detto di essere un'amica... amica di chi? Dei Taddei? Loro non hanno amici. O servi, o nemici.”
Intanto il corteo andava scemando. Era ormai quasi sera e l'ultimo saluto dei presenti fu dato alla bara del vecchio industriale. Ormai la mente di tutti loro era già volta al giorno seguente, quando sarebbe stato presentato il successore di Robert de' Taddei. Successore al suo impero, al trono economico di Capomazda City e forse al suo stesso destino. Il cimitero stava chiudendo e l'inquietudine del crepuscolo, con i suoi antichi fantasmi, i suoi segreti inconfessabili e quella percezione di vuoto che anima senza senso infinite vite, calava lentamente, come una lunga ed inesorabile ombra, sulla gotica ed incantata città.
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09-05-2013, 20.14.26 | #1138 |
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La telefonata che Clio ebbe con Telly fu lunga e piacevole.
La ragazza chiese alla giovane dottoressa del fumettista, della città e di tante altre cose più o meno futili. Domandò se davvero Capomazda fosse come appare sui giornali e se i Taddei più che una semplice famiglia apparissero invece come una casta chiusa. Poi quella telefonata terminò e Clio si preparò per la notte. Le ultime notizie date dal telegiornale erano ovviamente incentrate sul funerale di Robert de' Taddei e del suo successore. Poche cose dette al riguardo, come se la Taddei Corporation non volesse far trapelare nulla. L'unica cosa certa era che un grande pranzo avrebbe presentato al mondo il nuovo proprietario di quelle immense industrie. Un pranzo che avrebbe svelato il volto del nuovo principe dell'economia cittadina. Poi la ragazza andò a dormire. Al mattino, all'ora pattuita, Luke fece squillare il cellulare di Clio. Era giù in strada ad attenderla.
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09-05-2013, 20.25.49 | #1139 |
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Lo fissai per un momento...
“Dei Taddei? Oh, no... no, non posso dire di essere amica dei Taddei... anzi... avete appena detto che ve n’è rimasto ancora uno... un ultimo erede... ed io, onestamente, non sapevo neanche il signor Taddei avesse un figlio... siete voi, dunque...” sorrisi appena “...siete voi dunque ad essere molto più informato di me!” Lentamente i miei occhi tornarono sul corteo... un momento... poi tornai a guardare l’uomo... “E voi?” chiesi senza sapermi trattenere “Voi a quale delle due categorie appartenete? Quella dei servi, o quella dei nemici?”
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09-05-2013, 21.05.23 | #1140 |
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Il telefono squillò mentre stavo dando una bustina di mangime al mio bel gatto.
"...Ottimo..." Dissi senza correre a rispondere, immaginando fosse il fumettista "...Giuli, tesoro... Si mangia.." Esclamai sorridendo. Il micio si avvicinò con passo felpato e mi guardò con due grandi occhioni prima di immergere il musino nella ciotola. Lo accarezzai dolcemente. "...io vado, piccino... A dopo..." Dissi mentre mi allontanavo. Presi il soprabito e la borsa, mi guardai allo specchio per un rapido secondo, e uscii. Percorsi le scale in fretta, cercando di fare meno rumore possibile. Aprii il portone, controllando il cellulare. Un e-mail. Chiusi gli occhi, infastidita. Non avrei dovuto controllare la posta di prima mattina, ma non potevo certo immaginare. Stinsi i denti. No, non avrei permesso a nessuno di rovinarmi la giornata. Spensi il display con rabbia e infilai il telefono in una tasca della borsa. Poi, cercando di non far trapelare il mio stato d'animo, alzai lo sguardo. Luke mi aspettava, appoggiato alla sua auto. "...Buongiorno, ha visto che bel sole?" Dissi sorridendo "...vogliamo andare?". |
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