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22-11-2013, 01.14.37 | #1231 |
Disattivato
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Mi allontanai da quella stanza, furiosa.
Uscii dalle prigioni mentre la rabbia innescava mille pensieri nella mia testa. Mi ritrovai, così, nel cortile del palazzo di giustizia. Mi sedetti su una panchina, ad osservare il cielo. Per quanto cercassi di calmarmi, non ci riuscivo. Come osava parlarmi in quel modo? Non sapeva niente di me! Eppure, le parole di Francesco continuavano a tormentarmi. Era vero? Avevo bisogno di essere baciata? Forse, ma di certo non da lui. Un brivido mi attraversò la schiena, ripensando allo stupore, l'ardore, la passione, la sensazione d'estasi in quei pochi istanti rubati al Palazzo Reale. Sarei mai stata più felice di così? Ma era Roberto, non uno sconosciuto indisponente, era lui.. l'unico di cui mi fidassi, l'unico che mi conosceva veramente, l'unico con cui avrei passato volentieri ogni giorno della mia vita. Sospirai, non spettava a me scegliere, anche se mi chiesi a chi spettasse, con mio padre morto e mio fratello prigioniero! E poi, non avevo molta scelta, lui aveva già una moglie! Infondo, avevo passato i vent'anni, alla mia età mia madre era sposata da tre anni e si struggeva perché non aveva ancora messo al mondo un principino. La mia vita aveva preso una piega decisamente differente. Ormai, mi chiedevo se non fossi destinata a rimanere sola. Rabbrividii, estinguere una dinastia di secoli era un sacrilegio! Come potevo mostrare la mia femminilità se ormai ero padrona del mio destino, quasi fossi un uomo? Chi prendeva le decisioni per me, chi si curava del mio bene? Non c'era nessuno a badare a me, dovevo cavarmela da sola. Non che mi dispiacesse, anzi, ma sicuramente mi rendeva più dura e fredda. Dov'era Roberto? Pensai d'un tratto. Non lo vedevo da quando avevo lasciato la stanza del viceprocuratore. Sorrisi, tra me e me, immaginando la faccia che avrebbe fatto nel vedere Francesco che mi baciava. O, almeno, la faccia che speravo avrebbe fatto.. E quel pensiero spensierato, mi fece dimenticare la rabbia e la frustrazione. Così, tornai a sorridere. |
22-11-2013, 01.48.11 | #1232 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Altea salì così su quella carrozza.
Dopo un po' giunse un uomo. Era vestito in modo distinto ed i suoi modi erano garbati. Salutò con gentilezza la dama. “Il mio cocchiere” disse “mi ha informato del vostro bisogno di giungere a Camelot. Fortunatamente sarò costretto a passare per quelle terre, dunque non avrò problemi ad accompagnarvi fino alle porte della vostra città.” Aveva la pelle chiara, con barba e capelli di un castano chiaro. Stringeva un bastone di legno di noce, con una grossa pietra rossa ad alveolo sull'estremità. Passarono pochi secondi ed arrivò una donna. Era una monaca, col viso sempre chino, senza guardare mai né l'uomo, né Altea. Il capo era coperto e non era possibile guardarla bene in faccia. L'uomo si limitò così a salutarla con cordialità, senza tuttavia attendere risposta. La religiosa infatti aveva fra le mani un Rosario e subito cominciò a recitare i Divini Misteri. L'uomo fece allora un cenno dal finestrino della vettura e la carrozza partì. “Oggi pare” mormorò guardando fuori “che la città sia caoticamente vivace. Non ho ben capito cosa sia successo. Voi forse siete informata su ciò, milady?” Chiese ad Altea.
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22-11-2013, 01.58.54 | #1233 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Mentre Clio era su quella panchina, in balia di mille e più pensieri, udì giungere qualcuno.
“Ti stavo aspettando...” disse Roberto “... nel frattempo ho un po' girovagato fra l'androne e il cortile... ho udito alcuni militari conversare fra loro... domani Francesco de' Binardi sarà giustiziato... gli hai portato il disegno? Immagino come starà ora... impaurito e pronto ad elemosinare clemenza... si, quelli come lui hanno paura... infondo è questo che separa gli uomini comuni dai nobili... la paura ed il coraggio... loro credono che siano le rendite e i privilegi a distinguerci... ma si sbagliano... è il coraggio che noi abbiamo... coraggio di vivere, di lottare, di amare... si, il coraggio... mentre invece loro hanno solo paura... paura della loro condizione, dei loro limiti, della loro miseria... paura di vivere...” In quel momento un militare si avvicinò ai due. “Milady, il viceprocuratore chiede di voi.” Rivolgendosi a Clio. “Vuol farvi vedere una prigioniera... uno dei membri della banda di Mirabole.”
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22-11-2013, 02.07.48 | #1234 |
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Andato via il domenicano, svanito quasi come una visione in mezzo alla folla che attraversava la strada, Parsifal rimase di nuovo solo con Emin.
“Sembra svanito come un'ombra quel domenicano...” disse questi al compagno “... cosa avrà voluto dire? Il Castello Merlato... che posto sarà mai? La nostra missione puntava ad altro... catturare quel ladro ed intascare la taglia... il quadro, il Fiore e tutto il resto, non so... mi sembra tutto così... come dire? Romanzesco, fiabesco... tu cosa ne pensi? Credi che trovando davvero quel Fiore si possa giungere poi a catturare quel ladro?” Chiese poi a Parsifal.
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22-11-2013, 13.28.56 | #1235 |
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Sorrisi alla guardia.
"Arrivo subito, grazie..." Annunciai distrattamente. Alzai gli occhi verso Roberto e sorrisi. Lasciai malvolentieri la quiete di quella panchina, e in un attimo fui davanti a lui. Vicina, molto, troppo.. Potevo quasi sentire il suo respiro. "Hai dimenticato qualcosa.." Sussurrai, gli occhi nei suoi "..la responsabilità e il sacrificio.. Un nobile non vive per se stesso.. Non può semplicemente inseguire i suoi sogni, sentimenti, passioni, se non sono consoni al nome che porta e al sangue che gli scorre nelle vene.. È l'onore che ci distingue Roberto, e il vivere in funzione di esso.. A qualunque costo..". Una fitta dolorosa mi attraversò l'anima e lo sguardo, nel pronunciare quelle parole. Quante volte mi era stato ripetuto? Ma dirlo ad alta voce, in quel momento, con quegli occhi scuri fissi nei miei, sembravano reali e crudeli più che mai. Ma mi ricordavano anche perché non potevo dimenticare tutto, ascoltare il cuore e colmare la breve distanza tra me e lui, e sentire quelle labbra sulle mie. Sembrava una distanza minima alla vista, pochi centimetri, ma a me sembrava una voragine incolmabile. Forse Francesco aveva ragione, pensai arrossedo. Ma, anche volendo, non potevo lasciarmi andare come una ragazza qualsiasi spensierata. "Francesco sta bene.." Dissi, cambiando volentieri discorso, vista la tensione palpabile tra noi "..mi è parso sfacciatamente rassegnato alla morte.. Egoista, indisponente e intrattabile come sempre.." Annuii "...gli ho dato il disegno.. Domani devo ricordarmi di farmelo consegnare, devo ridarlo a Sara.." Sorrisi "Beh, andiamo.. Il viceprocuratore mi aspetta.. Tu che fai, vieni con me o resti qui?" Chiesi. Poco dopo, raggiunsi la stanza del viceprocuratore, chiedendomi chi fosse quella misteriosa donna, e soprattutto se avesse ritrovato la parola dopo il nostro incontro di poco prima. Avevo esagerato? Poco importava, avevo detto ciò che pensavo. |
22-11-2013, 17.26.41 | #1236 |
Cittadino di Camelot
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Guardai il milord che gentilmente mi avrebbe dato un passaggio...eppure non era di Sygma, e neppure doveva essere stato qui ultimamente se non sapeva cosa stava succedendo.
"Milord, vi ringrazio per il vostro gentile passaggio...cosa sta succedendo? Hanno rubato un quadro, si chiama il Verziere Fiesolano, ma io non ho mai avuto occasione di vederlo..e il presunto ladro dovrebbe essere un certo Mirabole, solo mi sfugge se queste persone lo stiano osannando o ricercando..è tutto strano.Posso sapere qualcosa di Voi, invece?"
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
22-11-2013, 17.59.57 | #1237 |
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A quelle parole mi irritai...
e così il Capitano aveva dato ordine di non farmi uscire, eh? Aveva ordinato di tenermi chiusa lì? Ero furiosa! Ed ancor di più ero spaventata... cosa stava accadendo al piano di sotto? Perché Guisgard era venuto fin lì? Esitai solo per un istante... “E dov’è il Capitano, adesso?” dissi allora, cercando di prendere quel mio involontario carceriere per il verso giusto “Dimmi almeno che cosa sta accadendo di sotto...”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
22-11-2013, 18.14.20 | #1238 |
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“Milady...” disse il soldato a Talia “... si sta lavorando per ritrovare il quadro... il viceprocuratore e il capitano staranno interrogando una prigioniera ora... vedrete, appena avrà terminato, vostro marito verrà da voi... qui siete al sicuro... e se vi occorre qualcosa io sono qua...”
Intanto nel cortile c'era sempre la carrozza di Altafonte, con accanto una delle sue guardie orientali.
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22-11-2013, 18.21.18 | #1239 |
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Roberto fissò Clio.
“Preferisco restare un po' qui...” le disse “... in questo cortile... comincio a non sopportare più la presenza di Simone Missani...” La ragazza allora lasciò il suo finto cugino e si diresse verso l'ufficio del viceprocuratore. Quando vi giunse lo trovò sprofondato nella sua sedia, con gli occhi fissi nel vuoto. Accanto a lui vi era il capitano Jacopo, con uno sguardo invece cupo. Era a guardare dalla finestra. “Venite, entrate pure...” rivolgendosi Simone a Clio “... ci sono novità... abbiamo catturato una donna... si trovava nel carro che hanno usato per portare il quadro fuori città... ora la sta interrogando uno dei miei magistrati... ma la farò portare qui... così scopriremo cosa sa e chi ha rubato il quadro... se Mirabole o altri...” sorseggiò un liquore, quasi volesse riprendersi da una forte emozione “... poco fa qui vi era il Cavaliere di Altafonte... ha chiesto di poter girare un po' nel palazzo... tra breve credo ripasserà per salutarci... che inutile individuo è quello...” Intanto, nelle prigioni del palazzo, qualcuno, con passo solitario e furtivo, era sceso in quell'Ade di ingiustizia. “Chi è la?” Gridò il carceriere. “La tua fortuna...” avanzando Altafonte. “Chi siete? Qui non potete venire senza permesso!” “Ecco il mio permesso!” Fece Altafonte, lanciando al carceriere un grosso zircone. “Solo pochi minuti, signore...” prendendo avidamente quella pietra il carceriere. Lo fece così entrare da Francesco. “Chi siete?” Guardandolo entrare Francesco. “Un fantasma, Francesco.” Rispose il cavaliere. “Vi ho già visto...” mormorò il giovane “... si, alla festa del banchiere Accio... vi metteste in mezzo... cosa volete ora?” “Quando eravamo piccoli” sorridendo Altafonte “giocavamo spesso ai duellanti... una volta sotterrammo in giardino i nostri tesori... io una mappa del tesoro disegnata da me... tu invece un piccolo flauto... il vincitore avrebbe preso tutto per sé... poi invece la mattina dopo andammo a scuola e niente più duello...” Francesco lo guardò quasi incredulo. “Qualcuno mi ha insegnato a tirare di spada...” riprese Altafonte “... mi ripeteva sempre... la spada è come un uccellino... stringila troppo e soffocherà... troppo poco e volerà via... hai cercato la morte in tanti modi, Francesco... Fiosari ti avrebbe ucciso... lo guardavo prima da una delle finestre... prima ancora alla festa degli Accio e poi al Palazzo Reale... non è un grande uomo... non ha il coraggio di seguire il proprio cuore... forse perchè non è abbastanza grande quel cuore... ma sa tirare di spada e ti avrebbe ucciso subito...” “Tu...” balbettò Francesco. Altafonte lo guardò con i suoi occhi azzurri. “Sei...” a stento Francesco “... sei... vivo...” “Il Giorno del Giudizio è prossimo...” sentenziò Altafonte “... e tu, come tutti i prigionieri, sarai liberato... correrai da loro...” Francesco non comprese quelle parole. Come coloro che leggono ora. Si lanciò allora fra le braccia del fratello e pianse. E Altafonte pianse con lui. Poi il carceriere chiamò. “Dovete uscire, signore...” mormorò. “Aiutami...” in lacrime Francesco. “Dio ti assista, fratello mio...” guardandolo il cavaliere. Ed uscì.
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22-11-2013, 18.26.54 | #1240 |
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“Io” disse quell'uomo ad Altea “sono un barone. E venire qui per me non è stata una cosa fortunata, milady. Sapete, quel quadro doveva essere mio. Mi era stato commissionato il furto da un misterioso individuo. Ed io non avevo mai fallito un colpo. E in più, quella che doveva essere la mia prima assistente, una donna molto bella, nobile e furba, ha invece pensato bene di lasciarmi, andare via... e perchè mai, poi? L'ho sempre trattata come una gran dama. E voi, che siete una donna... sapete dirmi dove ho sbagliato con lei?”
La carrozza era riuscita a superare il centro della città e ora, avendo strada libera, prese a correre veloce.
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