26-03-2012, 21.15.58 | #1271 |
Cittadino di Camelot
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Sentii il forte abbraccio amichevole di Fyellon, aveva ragione "Si, ve lo avevo detto che qui niente è dato per scontato, che tutto è strano...ma io sono convinta che un ruolo lo giochino i Cavalieri del Tulipano..mi fido di voi, Fyellon, e sinceramente ho proprio bisogno di riposare." Mi strinsi al mantello di Fyellon e mi appoggiai cercando di riposare...ma era impossibile, udivo nel dormiveglia vociferi, preghiere, non sapevo se era un sogno o solo visioni e poi..di nuovo fuoco....mi svegliai di soprassalto. Fyellon non era in giro, probabilmente stava di guardia controllando non venissero a cercarci le guardie del Palazzo.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea Ultima modifica di Altea : 26-03-2012 alle ore 21.23.57. |
26-03-2012, 21.23.20 | #1272 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard ascoltò le parole di Talia.
La luce del camino si posava su di loro e sulle forme della stanza che li circondava. Tutto appariva intriso di una patina simile al sogno, alle descrizioni che si leggono nei romanzi o a quelle che la fantasia modella quando è ispirata dalle rime di qualche cantore. Talia raccontava di Capomazda e di Sygma, di Andros e di Chymela. Parlava di regni potentissimi e terre fatate, separate dal nostro mondo solo dalla scia dei sogni. Apparivano contrade lontane e tempi irraggiungibili, eppure, accarezzati dalla dolce voce di lei, sembravano sul punto di divenire reali. Poi il racconto di Talia terminò e un lungo silenzio seguì quei momenti successivi. “Cosa pensi, Talia?” Domandò Guisgard prendendo la mano di lei. “Il maestro diceva sempre che nulla accade per caso… che c’è sempre una ragione per tutto… forse non siamo giunti per caso in questo luogo…” Il fuoco cominciava a consumarsi pian piano. Il rumore dell’ultima legna che si consumava, sembrava una melodia sulle cui note danzavano gli ultimi bagliori morenti. Guisgard accarezzava i lunghi capelli di Talia e l’altra sua mano le cingeva i fianchi. “Vorrei essere davvero un principe, sai?” Mormorò. “Perché tu sei davvero una principessa… si, l’ho sempre saputo in fondo al mio cuore… ed io vorrei essere un principe… e non un trovatello... e galoppare e vincere la distanza che separa i sogni dalla realtà… si, un principe come Andros… ma solo se tu sarai Chymela…” Guardò allora la ragazza e si accorse che dormiva. “Sei stanca, vero?” Sorridendo lui. “Si, è stata una lunga giornata… ma mi perdonerai se non ti porto subito nel tuo letto? Voglio averti ancora sul mio cuore… almeno fino a quando non si spegnerà il fuoco nel camino…” e delicatamente, lasciò un dolce bacio sulla bocca di lei.
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26-03-2012, 21.27.30 | #1273 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Redentos seguì il gesto di Lilith ed annuì.
“Si, partiamo subito…” disse “… verso quella direzione.” Indicando proprio il Nord. Si misero così in viaggio e durante il tragitto, Redentos si affiancò a Lilith. “Vi incuriosiva il mio Rosario?” Domandò alla fanciulla. “E’ vostro… vi proteggerà e guiderà il vostro cammino.” Ad un tratto sentirono un pianto. Nella selva, sul sentiero, apparve una donna. Piangeva e si disperava.
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26-03-2012, 22.02.56 | #1274 |
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Presi in mano il rosario, lo accarezzai delicatamente... Anche se non avevo capito bene come funzionava, mi ero affezionata a quell'oggetto. Scostai il mio mantello e lo legai alla cintura con molta cura, per poi coprirmi nuovamente con il mantello.
Quando, durante il nostro cammino, vedemmo la donna in lacrime, mi si gelò il cuore. Avrei giurato di conoscerla, anche se non avevo mai visto prima d'ora il suo viso. Ad ogni suo singhiozzo di disperazione un brivido freddo mi attraversava la schiena. Fui la prima ad avvicinarmi a lei per poter vedere meglio il suo viso e capire perchè fosse nel bel mezzo della foresta a piangere. Era accovacciata a terra ed io mi piegai per poter essere alla sua altezza. "Perchè siete qui e vi disperate?" le chiesi, cercando di intravedere i suoi occhi, coperti dai capelli che le coprivano parte del volto.
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"Basta un individuo o un semplice gesto per mettere sottosopra l'ordine del mondo." Mago Merlino |
27-03-2012, 16.53.03 | #1275 |
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XIV Quadro: La Lacrima di Cristo
“Di queste potenze o entità immani si può immaginare una forma di sopravvivenza come residuo di un’età remota in cui… la coscienza si manifesta con aspetti e forme da lungo tempo ritrattesi davanti all’avanzante marea dell’uomo… Forme di cui solo la poesia e la leggenda hanno conservato memoria, battezzandole col nome di dei, mostri ed esseri mitici di ogni specie…” (Algernon Blackwood) A quelle parole di Elisabeth, Shoyo, furente, la schiaffeggiò violentemente. “Non osate mai più rivolgermi a me in questo modo!” Con rabbia la ragazza cavaliere. “Vostro figlio è un insolente, ma vedendovi non stento a comprenderne il motivo... del resto una donna che si ritrova un figlio, ma non un compagno la dice lunga sui suoi costumi!” “Ora basta.” Sentenziò Guxyo. “Non tollero simili dispute alla mia tavola. I nemici sono quelli oltre le mura di Tylesia, dunque basta guerreggiare tra noi.” Tutti, compresa Shoyo, ritornarono a sedersi. “Milady...” rivolgendosi Guxyo ad Elisabeth “... dite il vero... io e il capitano Reas vediamo la vita da due punti di vista differenti... egli è un soldato di questa città, che comunque è ancora retta dalle sue tradizioni Cristiane... io e i miei fedeli, invece, rifuggiamo da ogni credo o superstizione... siamo gli artefici del nostro destino e non ringraziamo alcun dio per le nostre vittorie... allo stesso modo riprendiamo noi stessi per un insuccesso e non cerchiamo mancanze nella nostra coscienza... dunque vi dico che non pregheremo nessuno per questa vittoria, se non noi stessi e il nostro valore.” “Lady Elisabeth...” prendendo la parola il ministro Berengario “... temo voi parliate senza conoscere ciò che accade... avete parlato di preghiere e meriti, ma sapete chi sono veramente i nostri nemici? Coloro che stanno assediando da tempo ormai questa città, con una determinazione e un odio implacabili?”
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27-03-2012, 17.17.38 | #1276 | |
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Citazione:
Sospirai... ero molto stanca: mi rannicchiai meglio sotto il braccio di Guisgard, dunque, e poggiai la testa contro il suo petto... sì, ero molto molto stanca. Guisgard riprese a parlare e la sua voce suonava come una melodia alle mie orecchie, la sua voce bassa ed armonica che si confondeva con il crepitare lento del fuoco nel camino... Fluttuavo in uno spazio indefinito... l’aria era chiara e limpida, e profumava di lavanda... profumava come quelle calde giornate primaverili al Casale, quando la siepe di biancospino era in fiore e gli iris si preparavano a sbocciare... “Vorrei essere davvero un principe, sai?” mormorò la voce di Guisgard, da qualche parte vicino a me “Perché tu sei davvero una principessa... si, l’ho sempre saputo in fondo al mio cuore... ed io vorrei essere un principe... e non un trovatello... e galoppare e vincere la distanza che separa i sogni dalla realtà... si, un principe come Andros... ma solo se tu sarai Chymela...” Sorrisi... I miei fratelli giocavano spesso ai cavalieri, da piccoli... ma solo lui mi permetteva di fare la principessa in quei giochi, solo lui mi permetteva di sognare un futuro diverso da quello che era stato deciso per me... E poi quel bacio... le mie labbra sfiorarono le sue e, per un istante, desiderarono non abbandonarle più. Fu un attimo infinito... un attimo meraviglioso, che rimase sospeso tra il sogno e la realtà... un attimo, un’emozione forte... poi giunse quell’alito di vento che portò con sé nuove immagini e confuse le une con le altre... La scala era stretta e buia, le poche torce consumate attaccate alle pareti la illuminavano solo parzialmente e lasciavano comunque in ombra i consunti gradini di pietra... io, stretta nel pesante mantello nero, il cappuccio calato sugli occhi, la scendevo di corsa... i miei passi leggeri sui gradini umidi risuonavano cristallini nel buio, generando un’insolita eco. Giunsi ai piedi della scala e mi fermai un momento, incerta sulla direzione da prendere... mi guardai intorno appena per un attimo, poi mi incamminai per il corridoio di sinistra... Procedevo lentamente, gettando rapide occhiate spaventate nelle celle... molte erano vuote, alcune ospitavano uomini dall’aspetto poco rassicurante... alcuni di loro restavano immobili al mio passaggio, altri sollevavano appena lo sguardo, qualcuno si sporgeva dalle sbarre per cercare di afferrare il bordo del mio mantello... mi strinsi di più in me e tirai dritto... Poi, finalmente, lo trovai... se ne stava in piedi, la schiena appoggiata contro il muro e lo sguardo perso lontano... mi fermai di fronte alla sua cella, ma lui non si voltò a guardarmi... Mi guardai intorno per un momento e la vidi... una grossa e pesante chiave un po’ rugginosa... era appesa ad un chiodo, praticamente irraggiungibile dalle celle ma bene in vista, così che i prigionieri potessero ben vederla... un’altra condanna! La afferrai e la infilai nella toppa, la serratura cigolò, poi scattò e la porta della cella si aprì... E soltanto allora l’uomo si voltò verso di me. Aveva i capelli scuri e splendidi occhi azzurri, un abito ricco che cozzava con la miseria e lo squallore di quel luogo... si voltò verso di me, sollevando la testa ed il mento, come chi non è abituato a soccombere, e mi puntò addosso uno sguardo indecifrabile... Ed io tremai. Per qualche istante restammo così, immobili ed in silenzio... poi io sollevai le mani e sfiorai il bordo del cappuccio, lasciandomelo scivolare indietro... Ed allora il suo sguardo mutò, i suoi occhi si allargarono e la linea delle sue labbra si addolcì. “Chymela...” sussurrò, superando il primo momento di sorpresa. I miei occhi si riempirono di lacrime, ma mi sforzai di sorridere... “Cristiano...” mormorai, per poi corrergli incontro e stringerlo forte, gettandogli le braccia al collo... un istante e subito tornai a guardarlo, prendendo il suo volto tra le mani “Andros!” Quel nome... pronunciare quel nome mi causò una curiosa sensazione... Sorrisi, dunque, e abbassai appena lo sguardo... “Sei stato un pazzo!” ripresi poi a dire “Un pazzo a restare qui... a lasciare che ti arrestassero! Oh, Andros... saresti potuto essere lontano, adesso... saresti potuto essere libero! Perché...” sussurrai, avvicinando le mie labbra alle sue “Perché sei rimasto?” Il calore dei primi raggi di sole mi sfiorò la guancia ed io aprii gli occhi.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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27-03-2012, 17.54.57 | #1277 |
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“Mi parlate spesso di questa Gioia dei Taddei...” disse il Canonico Regolare “... eppure resta così enigmatica ai miei occhi... è forse una malattia?”
“Si, una malattia...” annuì il maestro di corte Aiellus “... ma una malattia dell'anima, come la follia...” “Di cosa si tratta dunque?” “Immaginate di vedere qualcosa...” spiegò Aiellus “... di vedere qualcosa in sogno o nella realtà... qualcosa di straordinario, di unico, capace, in un solo istante, di compiere, realizzare e legittimare la vostra intera esistenza, di renderla assoluta e infinita...” “Una sorta di stato di Grazia...” mormorò il Canonico, esortato a riflettere dalle parole del maestro “... come descrivono quei santoni orientali riguardo ai loro arcaici culti?” “Non uno stato di Grazia.” Scuotendo il capo Aiellus. “Un simile stato, benché meraviglioso, è temporaneo... ciò di cui parlo, invece, è eterno, come lo sono le cose che non appartengono a questo mondo...” “Credo di comprendere...” fece il Canonico. “Lo credete davvero?” Con un sorriso il maestro. “Non credo... neanche io potevo prima...” “Allora spiegatemi, vi prego...” “Forse” fissandolo Aiellus “per l'umana natura può essere d'aiuto sostituire i sensi con le immagini... immaginiamo allora di dare una forma a quella cosa vista in sogno o nella realtà... immaginiamo sia un Fiore, per esempio...” “Perchè proprio un Fiore?” Domandò il Canonico. “Forse perchè” rispose Aiellus “in quest'epoca nessuno più si cura dei fiori... si ammirano, si... se ne apprezza il profumo, il colore, anche la bellezza... qualcuno tenta anche di dare ad un dato fiore un significato... ma nulla più..” In quel momento entrò Andros nella sala, interrompendo il loro discorsi. I due si alzarono e salutarono il duca con un inchino. “L'ho fatto di nuovo, maestro...” mormorò il giovane Taddeide “... ho di nuovo fatto quel sogno stanotte...” Guisgard prese in braccio Talia e delicatamente la posò nel suo letto. Le tolse prima una scarpa, poi l’altra. Raccolse infine le gambe di lei e lasciò che le morbide e profumate lenzuola del letto avvolgessero il suo corpo. Talia dormiva e respirava dolcemente. Aveva le labbra solo appena schiuse e Guisgard restò a fissarla per un attimo che sembrò assomigliare all’eternità. “Anima mia…” sussurrò lui, accarezzandole il volto “… starai sognando… e Dio solo Sa quanto vorrei essere il re di quei sogni…” Un attimo dopo uscì dalla stanza e scese nel grande giardino del palazzo. Fissava il paese sottostante alla cima del colle, mentre le sue luci andavano pian piano a spegnersi, come infinite lucciole che si perdono nella rugiada cromata del mattino nascente. “Attendete l’alba, mio signore?” Arrivando alle sue spalle il vecchio guardiano. “No…” sorridendo Guisgard “… mi basterebbe fissare la finestra della stanza di…” esitò “… di mia moglie…” Il vecchio sorrise e si sedette accanto a lui. “Si…” fissando anch’egli il cielo “… è molto bella… non mi meraviglio che l’abbiate scelta in moglie, milord…” rise “… ricordo ancora quel giovane Lancillotto che correva per il palazzo dei Taddei, gridando che non si sarebbe mai innamorato!” Guisgard accennò un sorriso. “Sapete…” mormorò il cavaliere “… io non credo di essermi innamorato… voglio dire… non ricordo quando mi sono innamorato di lei… so di amarla da quando ho memoria… forse l’ho amata infinite altre volte, in mille e più vite precedenti… non potrei, né saprei fare altro che amarla…” fissò il vecchio “… credete sia pazzo, vero?” “Si, milord.” Annuì il vecchio. “Totalmente e senza alcun rimedio. Come tutti gli innamorati.” E rise di nuovo. Poi, ad un tratto, si fece serio. “Perché siete tornato, mio signore?” Domandò a Guisgard. “Lo state ancora cercando, vero?” Guisgard lo fissò stupito. “Mi riferisco al vostro sogno…” continuò il vecchio “… quello che vi ha spinto fino a Sygma… avete più fatto quel sogno, milord?” Nella sua stanza, intanto, destati i suoi sensi dall’albeggiare, Talia si svegliò.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 27-03-2012 alle ore 18.08.57. |
27-03-2012, 17.59.08 | #1278 |
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“La città dista circa nove miglia da qui...” rispose il falco a Cavaliere25 “... proseguendo su questo sentiero, non impiegheremo molto a raggiungerla...”
“Sono solo al mondo...” fece Tieste “... sebbene...” esitò, facendosi un po' rosso in volto “... sebbene vi è una fanciulla che amo...” e chinò il capo. “E lo dici in questo modo?” Fissandolo il falco. “Dovresti essere felice, non triste.” “E' che...” mormorò l'omone “... io non ho il coraggio di dichiararmi a lei...”
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27-03-2012, 18.12.45 | #1279 |
Cittadino di Camelot
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come ???? dissi sorpreso voi non avete il coraggio di dichiararvi? continuai a dire non mi sembravate timido però quando volevate fare il duro se volete vi do una mano io che ne dite? e lo guardai sorridendo dentro di me pensai che uomo strano con me faceva il duro e quando è davanti a una donna si imbarazza
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fabrizio |
27-03-2012, 18.22.24 | #1280 |
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Altea si svegliò, ritrovandosi sola.
Ma solo apparentemente. Davanti a lei, infatti, comparve una figura. Era una bambina, vestita di stracci e col viso sporco di fumo. Nelle manine, quasi cercando protezione, stringeva una bambola di pezza. Tremava e fissava in silenzio la ragazza.
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