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29-08-2014, 21.08.43 | #1301 |
Cittadino di Camelot
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Gustavo...aprii il portone e d io lasciai il braccio di Pileo per entrare comodamente...........Casa...finalmente a casa....." Gustavo mio caro......non sono mai stata tanto lontana quanto in questo periodo...ma alle volte mia assenza e' necessaria.........questi saranno nostri ospiti.....Pileo....uomo saggio e Nettuno...già Nettuno glorioso Dio del mare...possente ed eccitante solo a nominarlo........."...mi voltai verso Nettuno...col sorriso piu' falso del mondo...brutto sbruffone......".....Bene Gustavo......io vado dal Padrone e voi accompagnerete loro nel salone dei giochi........Il salone dei giochi era il mio preferito...dama, scacchi, teatro..lettura ..tutto cio' ce poteva svagare la mente e allietare le mie giornate ......mentre io...consapevole di corridoi e porte che nella realtà non conoscevo....bussai ad una porta intarsiata finemente....la luce..di alcune candele filtrarono attraverso le fessure....e i miei occhi brillarono.....
Ultima modifica di elisabeth : 29-08-2014 alle ore 21.15.50. |
30-08-2014, 01.45.04 | #1302 |
Disattivato
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“Quale onore..” risi.
Non mi capitava spesso di potermene stare tranquilla nella mia cabina. In teoria sì, certo, ma c’era sempre qualcosa per cui dovevano venirmi a chiamare. Qui ero solo un ospite, infondo, rilassarmi mi avrebbe fatto bene. Mi alzai, congedandomi dalla ciurma. Ma poi mi bloccai. Quella musica melodiosa e triste, come un lamento lontano e suadente. Era un’ocarina. Sorrisi tra me ripensando alla prima volta che avevo sentito un suono simile. Nemmeno sapevo cosa fosse un’ocarina. A dir la verità non avevo la più pallida idea di cosa potesse produrre quel suono. L’avevo subito detestata, mi distraeva dall’allenamento. Come si fa a concentrarsi su un volano con quella musica in sottofondo? Quanto mi aveva fatto infuriare. Ripensandomi, di che mi stupisco? Era una sua specialità. Ma col passare del tempo, quel suono diventò familiare, ancor prima forse di prendere il misterioso musicista e dirgliene quattro, senza poter immaginare le conseguenze di quell'incontro. Sorrisi, seguendo il filo dei miei pensieri. Era successo davvero? Forse potevo farlo di nuovo. Sorprendere il misterioso musicista, e magari essere più gentile dell’ultima volta. “Vedi di piantarla con quell’affare!” sarebbe quantomeno inappropriato, pensai ridendo tra me e me. Anche se, infondo, non era andata poi male con lui. Ma era diverso, io ero diversa. Senza contare che, questa volta, quella musica non mi stava affatto disturbando. Anzi, era così piena di ricordi, sogni e mondi lontani. Com’era buffo, pensai, trovare un suono tanto familiare, in una nave volante che sembrava sbucata fuori da un libro di avventura. Beh, fosse solo questo.. nella tua cabina c’è il pugnale che tanto hai cercato.. Vero, il pugnale! Così, salutai e mi alzai, decisa a tornare nella cabina. Ma mi ritrovai inesorabilmente a seguire quel suono, forse credendo di sognare, e che fosse solo frutto della mia immaginazione, o dei miei ricordi. Chissà, magari anche il pugnale era solo un’illusione. |
30-08-2014, 02.05.05 | #1303 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Elisabeth entrò in quella stanza e due cose furono ad accoglierla.
La fitta penombra, squarciata a stento solo dal debole pallore di una candela ed il suono di un'arpa. Un suono melodioso ma non invadente, leggero eppure intenso, enigmatico e nello stesso tempo rassicurante. Un suono fatto di note simili a parole che raggiunsero subito l'animo di Elisabeth con l'effetto di appagarlo. Appagarlo dalla malinconia e dalla paura. E appena la falsa Symoin oltrepassò quella soglia, come accolta da criptico limbo, si sentì inspiegabilmente parte di tutto ciò. La musica si interruppe di colpo e la donna avvertì qualcosa, come un verso, un gemito. Una sorta di latrato, di lamento quasi bestiale, come se in quella stanza ci fosse un animale, probabilmente un cane. Allora altre candele si accesero di colpo e l'ambiente si liberò di quella indecifrabile penombra. “Mia cara...” avanzando verso di lei un uomo “... vi attendevo... ogni castello, ogni giaciglio non può dirsi vivo se manca la sua signora...” le sfiorò la mano e la baciò. Era un uomo dal fascino misterioso. Qualcosa di mutevole e sfuggente animava i suoi occhi. “Se gli antichi greci vi avessero conosciuto” aggiunse fissandola negli occhi “vi avrebbero di certo innalzata al ruolo di dea... dea della bellezza...” sorrise appena “... come vedete nella vostra attesa mi diletto con la musica per non divenire folle...”
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30-08-2014, 02.08.58 | #1304 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Altea lasciò il suo palazzo e raggiunse la vicina scogliera.
Era ormai buio e l'umidità calava lenta tutt'intorno. Ad un tratto la dama udì qualcosa. Una voce che canticchiava. Vide allora qualcuno seduto sulle pietre intento a fissare il mare della sera. Era un pittore e sulla tela stava dipingendo qualcosa.
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30-08-2014, 03.37.11 | #1305 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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L'incredibile vascello volante proseguiva il suo viaggio con andatura forzatamente lenta, a causa dell'Hydra che si trascinava dietro.
Cinque o sei leghe l'ora al massimo. Il crepuscolo, con le sue tinte screziate, aveva ormai ceduto il passo alla notte, silenziosa e profonda nei suoi terribili misteri e con i suoi indecifrabili sogni. Ovunque dominavano il silenzio sterminato del cielo e la calma apparente del mare, con il ritmico e cangiante scorrere delle onde che parevano rincorrersi senza fine. Nulla di più grandioso e spaventoso sembrava esserci al mondo di quell'infinito e incantato scenario, fatto di primordiale libertà e selvaggia avventura. Eppure in quella sera una meravigliosa quiete pareva invadere quel mondo. Le stelle apparivano come voler diffondere sulla Terra, oltre all'enigmatico fascino del loro scintillio, il presagio di una sconosciuta grandezza, la profezia di un Destino dall'eco eterno. Era una notte senza Luna, eppure intrisa di una vaga magia. Il mare Flegeeo, liscio e fresco all'occhio come una macchia d'olio, estendeva la sua sterminata superficie fino alla perfetta linea di un orizzonte lontano, scuro ed ignoto. L'incedere del vascello volante era regolare, liberando leggere ondulazioni come un'invisibile scia rimasta a poppa, per poi perdersi nel meccanico clangore della caldaia da cui usciva una densa nuvola di fumo nero come la pece. Una fresca e profumata corrente d'aria, proveniente da prua e dovuta alla velocità del vascello, attraversava con regolarità il lungo tratto del ponte, tra i robusti parapetti e gli alti pennoni che oscillavano al pallore di poche lampade penzolanti. E in tutto ciò, quasi senza accorgersene, Clio fu trascinata, come nelle pagine di un romanzo che consumano la nostra curiosità ed accendono la nostra meraviglia, dal malinconico suono di quell'ocarina. E lo seguì fino a quando, tra l'incertezza delle tenebre, scorse una figura. Austera, immobile, simile ad un'ombra abituata a vagare dove il regno dei vivi pare arrestarsi all'incedere di quello dei morti. Avvolta in un lungo mantello, l'enigmatica figura suonava la sua ocarina col volto perso verso quella poetica ed inafferrabile immensità, racchiusa tra Cielo e mare.
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31-08-2014, 00.06.16 | #1306 |
Cittadino di Camelot
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Guardavo la vasta distesa di acqua senza il pallido riflesso lunare..mi inquietava ancora di più. Non riuscivo a capire cosa si fosse impadronito di me, forse le turbolenze di quel viaggio e la vista di quel vascello volante..se non ci fossero stati altri con me mi avrebbero presa per pazza.
La scogliera era rischiarata dalla luce di qualche capanna di pescatore, vi era umido..sentivo sempre umido, non riuscivo a capire il motivo e mi avvolsi tra le mie braccia. Ad un tratto sentii un uomo cantare, istintivamente guardai verso il mare pensando fosse Sam ma non era cosi..a rompere quella strana sensazione di quiete era un pittore..era seduto tra le rocce e rischiarato da una lampada a olio dipingeva guardando il mare, rimasi perplessa e mi voltai istintivamente verso il blu cobalto. "Duchessine, mettetevi in posa..il gran pittore di corte deve farvi ritrarre assieme e poi una a volta". Scossi il capo.."Non io..odio farmi ritrarre, sono la più brutta delle sorelle anzi la più brutta di tutte le ragazze e dame di corte..cosa vorreste espormi?". Mio padre mi guardò abbassando lo sguardo, mia madre con severità dicendomi con freddezza.."A te non deve vederti nessuno..tu sei già destinata". Ad un tratto sentii delle mani sulle mie spalle, grandi e calde come rassicuranti..."Nonno.."dissi sorridendo "per fortuna sei venuto a salvarmi, volevano fare il ritratto della più brutta e antipatica del reame..poi con questi capelli che si increspano sempre, ancora peggio". "Il tuo ritratto me lo ha chiesto il Duca Taddeo l' Austero, ma a metà..manca qualcuno vicino". Trasalii, il cuore in gola.."Ah, il Duca vorrebbe un ritratto della più brutta del reame assieme a un fantasma". "Smettila Altea" tutti in coro e cosi fu. Mie sorelle si facevano ritrarre in bella mostra di se e io aspettavo il mio turno guardando Costanza farsi ritrarre nella sua semplice bellezza ma cosi affascinante, a lato vi stava un altro pittore e mi ritraeva mentre ero in piedi, fu cosi che quando fu finito il dipinto andai a vederlo e vidi me con una corona e un posto vuoto vicino.."Bene" disse il nonno.."come voleva Sua Signoria...tornerà Altea e per te sarà un grande giorno" disse mio nonno, il Duca Mandus de Bastian, come una profezia. Quella tela sta nella camera di mio nonno, il quale alla sua veneranda età aspetta ancora il ritorno...più volte il Duca Dominus mi voleva ritratta ma mi ero sempre rifiutata... sapevo Sua Signoria Dominus mi apprezzava, anche se fin dall'inizio ho sempre detto e avevo appoggiato la idea di mio nonno sulla legalità del trono, ma io mi rifiutavo poichè ancora odiavo la mia bruttezza." Deglutii e mi avvicinai al pittore incuriosita...ascoltai con attenzione ciò che cantava e pensai cosa mai stesse dipingendo, guardava il mare ma era buio, quindi stava dipingendo una tela blu con stelle..ovvero la inquietudine e la luce rassicurante delle stelle o si immaginava qualcosa su quella tela. Mi posi dietro lui senza disturbarlo e guardai la tela mentre con attenta maestria usava il suo pennello.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
31-08-2014, 17.42.42 | #1307 |
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Quella musica.
Così triste eppure così melodiosa. Così intensa e carica di ricordi sopiti del mio passato. Un passato che credevo ormai perduto per sempre. Eppure ancora capace di farmi vibrare l’anima. Mi aggrappai forte al parapetto della mia finestra, lasciando che il vento della sera si portasse via le mie lacrime. Il medico era appena andato via. Il mio maestro stava sempre peggio, ma almeno quella notte avrebbe riposato. Era uno strazio vederlo così, ma dovevo essere forte per lui, l’ultima cosa che voleva era essere compatito. Non riuscivo a stare ferma. Presi il mantello ed uscii nella notte, illuminata da una pallida luna crescente. Dapprima camminai senza meta, invisibile come un’ombra. Poi la sentii. L’ocarina, lenta, melodiosa, malinconica. La seguii, quasi senza accorgermene, finché non fui vicinissima a quel suono. Proveniva da un punto ai margini del bosco, da cui si vedeva il panorama circostante. Mi avvicinai di soppiatto, non volevo spaventarlo. Ma il suono si bloccò di colpo. “Chi è là?” tuonò. Non ebbi scelta, e sbucai fuori dai cespugli. “Scusa, non volevo spaventarti..” con aria colpevole. “Ci vuole ben altro per spaventarmi, ragazzina..” strizzandomi l’occhio “Non è un po’ troppo tardi per girare da sola? Che ci fai qui, Clio?”. “Ho avuto una brutta giornata..” alzai le spalle “Avevo bisogno di fare due passi..” sorrisi “Poi ho sentito questa lagna, e sono venuta a dirti di piantarla..” con finta sufficienza. Lui mi guardò torvo “Gentile da parte tua..” rise, e io con lui. Riusciva sempre a farmi tornare il sorriso. “Tu come mai sei così malinconico?” con aria divertita “Stavi aspettando una bella dama e ti ha piantato in asso, eh?”. Lui si limitò a lanciarmi un’occhiataccia “Non sono malinconico..” affermò, guardando lontano. “E allora cos’era quella lagna?” indicando l’ocarina “Se stavi facendo le prove per una serenata, dai retta a me, hai sbagliato strada..”. Lui alzò gli occhi al cielo “Ti ha mai detto nessuno che sei insopportabile?”. “Fammi un po’ pensare…” fingendomi davvero pensierosa “Dici a parte te? No, nessuno..” con un gran sorriso. Lui restò serio solo per un altro momento, e poi sorrise, facendomi segno di sedermi accanto a lui. Io mi sdraiai con le braccia incrociate dietro la testa, e lo sguardo perso nell’immensità del cielo. Restammo così, in silenzio a guardare le stelle per un bel po’. “Suona qualcosa..” dissi poi, di punto in bianco. “Così puoi criticarmi?” voltandomi verso di me. “Oh, andiamo.. non sono così terribile.. suona qualcosa di bello, su, un po’ più allegro magari.. anzi, fammi sentire il tuo pezzo forte..” voltandomi verso di lui, appoggiata ad una spalla. “Il mio pezzo forte?” con aria interrogativa lui. “Sì, quello che suoneresti sotto il balcone della bella dama di turno, prima che lei sciolga il suoi capelli…” giocando con una ciocca di capelli con fare teatrale. Lui prima mi guardò male, poi scoppiò a ridere. “Fai poco la spiritosa.. potrei sempre venire sotto la tua finestra..”. E fece l’occhiolino. Io alzai gli occhi al cielo. “Che assurdità, non verresti mai sotto la mia finestra…” scherzai “Andiamo.. suona, ti prego.. prometto di fare la brava..” dolcemente. Lui mi guardò poco convinto, ma poi prese l’ocarina e iniziò a suonare. Una musica dolce e avvolgente, ma allo stesso tempo intensa e coinvolgente, che sembrava conoscere tutti i miei segreti. Restai a guardarlo, girata su un fianco, mentre suonava con lo sguardo perso tra le stelle, lasciando che la musica mi avvolgesse e portasse via tutti i miei pensieri. Per la prima volta desiderai essere diversa, avere capelli perfetti e curati, modi gentili e aggraziati, portamento leggiadro, un bel vestito di velluto. Allora provai a sognare che lui stesse davvero suonando per me, soltanto per me. Ma poi lui mi guardò e sorrise, e non esistette nient’altro. Ero immobile, persa in quel dolce ricordo lontano. Solo allora mi accorsi della figura austera e immobile, intenta a suonare l’ocarina. Sapevo di dovermene andare, mi sembrava di spiare, ma ero come rapita da quella musica, e quasi senza accorgermene, continuai ad avvicinarmi. Finché non si udì un rumore sordo oltre alla musica. Avevo urtato qualcosa col piede, ed era rotolato poco più in là. “Maledizione..” imprecai, tra i denti, maledicendo il mio essere così maldestra. Mi immobilizzai, sperando che la musica avesse sovrastato il rumore, così potevo andarmene senza essere vista. |
31-08-2014, 21.13.34 | #1308 |
Cittadino di Camelot
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L'anima di una donna o di un uomo ....diventano malleabili al tocco dei sensi.....riescono a percepire..piccoli flutti....e come anse riescono a raccogliere quelle piccole percezioni che solo la musica tra note definite e pressioni del corpo...puo' trasmettere....aprii quella porta e la luce tremula di una candela.....fece risvegliare in me.....il piacere del ritorno...la musica ....a tratti quasi sussurrata a tratti..lanciata come mille mani che toccano l'anima mi investi'...rendendomi parte di quel luogo.....un rumore sinistro...che non provoco' in me paura.......sorrisi.....ero tornata da Lui.....improvvisa la luce di mille candele...e il silenzio...........la musica aveva cessato la sua arrogante presenza....Lui...meraviglioso come sempre...devoto come il migliore dei servi degli Dei.....era lì.....mi attendeva.......come in un tempo immemorabile..........mi accolse.......prese la mia mano e sentii le sue labbra posarsi per un umile bacio.........le lodi alla mia bellezza......sentenziarono ciò che potevo scorgere in uno specchio..............le lusinghe....mi inebriarono come vino antico......portato alla mensa degli Dei........." Come potrei fare a meno di voi........io stessa non potrei esistere se non potessi abbandonarmi tra le vostre braccia.........".....accarezzai il suo volto...seguii la linea delle sue labbra...per poi catturarle........e baciarle con avidità........."....Hanno il sapore del tempo che ho perso lontana da voi..........ogni volta che mi allontano...sento il peso dell'angoscia.........e i sensi reclamano.......e la mia anima chiede giustizia...."..........Symoin....aveva preso il suo posto.....ed Elisabeth ?......La magia....e' un potere che si trasmette.....ma solo se chi lo riceve ne ha le potenzialità......Symoin era una Maga....ma Elisabeth...no......ella aveva il dono del percepire ciò che gli Dei le rivelavano...e Gedeone le parlava e la consigliava....era una guida per le sue ancelle e anche per se stessa.....Elisabeth.......era nel limbo...era sospesa tra l'incanto e la realtà........Assistevo alla scena....Symoin e quell'uomo....ero terrorizzata...no...meglio dire che lo sarei stata...ma non mi sentivo in pericolo...aveva toccato la mia mano...baciato le mie labbra.......e li vedevo....lei travolta dai suoi sensi sempre in attesa......e i miei ?...incominciavo a sentirli....incominciavo a provare il gusto delle labbra di un uomo.....Nettuno..sulla scogliera lo avevo baciato e luimi aveva respinta.........Cosa vuoi da me Symoin...che ruolo ho adesso.........." Mio caro.....questa mia assenza e' stata molto fruttuosa......potrei non allontanarmi piu' da palazzo..o almeno così potrebbe sembrare....."......
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01-09-2014, 01.54.29 | #1309 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Altea si avvicinò a quel pittore, che invece, quasi senza badare a lei, continuava a dipingere sulla sua tela.
La dama allora riuscì a scorgere il soggetto di quel dipinto. Era una bella ragazza che fissava il mare. E nel vedere quel volto ritratto, Altea riconobbe in lei sua sorella Costanza.
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01-09-2014, 02.10.20 | #1310 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Quell'uomo, dal fascino così enigmatico, inquieto, eppure misteriosamente carismatico, assaporò prima le dita di Elisabeth e poi le sue labbra, in un bacio lungo, intenso e peccaminoso.
Come se qualcosa di proibito, ma anche terribilmente appagante, aleggiasse in quel luogo. “Invece presto ripartirete...” disse l'uomo in un sussurro, con le labbra che, lasciata la bocca della falsa Symoin, presero a sfiorarle con lussuria ogni parte del volto “... infatti finalmente è apparso il segno che stavamo attendendo da tempo, mia cara...”
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