04-01-2018, 17.47.04 | #1361 |
Cittadino di Camelot
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Era meglio non fare domande e seguii il robottino ed entrai in una stanza, notai droidi armati e robot e pensai che quindi i robot, quelli che avevo visto all' Arena Fap e altri, avevano preso il comando.
Dovevo rimanere calma e mi fecero sedere in una sedia.."Quindi?" esclamai perplessa guardando i comandi.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
04-01-2018, 17.48.31 | #1362 |
Cittadino di Camelot
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Ah bene, ora arrivavano anche i rinforzi!
Fui trascinata a forza, di nuovo, in un'altra stanza, su una poltrona con vari comando è come se non bastasse mi legarono pure i polsi. "Per l'ultima volta, non ho la minima intenzione di andare da nessuna parte! E dov'è il mio ragazzo? Dove lo avete portato?" innervosita io. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk
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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca" BALTASAR GRACIÁN "Sappi che la Luna è il messaggero degli astri. Essa infatti trasmette le loro virtù da un corpo celeste all'altro" ABU MASAR, "Libri mysteriorum" |
04-01-2018, 17.49.33 | #1363 |
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Lo guardai con un immenso odio negli occhi.
Un odio primordiale, fatto di rabbia e dolore, di disprezzo per tutto ciò che non è umano e che pretende invece di esserlo. Quelle maledette macchine. Avevano vinto loro, li avevamo combattuti per anni, avevamo provato a mettere in guardia gli uomini dal pericolo in cui si stavano cacciando dando così potere a delle macchine, per cosa? Non ci aveva ascoltato nessuno e ora tutto era perduto. Tutto, persino il nostro pianeta, dato che stavo per abbandonarlo per andare chissà dove nell'universo. "E il signor Icarius?" chiesi "Che se sarà di lui?" con una stretta al cuore. |
04-01-2018, 17.58.21 | #1364 |
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Non ci furono più altre risposte.
Altea, Gwen e Clio si ritrovarono su quelle sedie fatte di pulsanti, levette e sensori da attaccare alle tempie ed ai polsi. I freddi sguardi dei robot rendevano tutta quella situazione assurda. Ed alle tre ragazze furono dette le medesime parole. Parole che suonavano visionarie ed assurde. "Partirete per Svaroska e lì conoscerete mondi e creature diverse. Tutto ciò che immaginate non potrà mai contemplare quello che vedrete e vivrete. Se riuscirete a sopravvivere allora significherà che gli uomini possono vivere felici a Svaroska. Ora vedrete in un sonno profondo e vi risveglierete in un mondo nuovo. Ma prima di chiudere gli occhi dovrete desiderare. Desiderare chi o cosa essere. Non vi sono limiti a ciò che la vostra immaginazione potrà concepire. Fatto ciò non vi resterà altro da fare che vivere Svaroska. O morirne." Disse una voce femminile artificiale. Poi ci fu solo buio.
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04-01-2018, 18.30.39 | #1365 |
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Tutto questo era assurdo...totalmente folle ed assurdo...e Hiss..dove era, non lo avevo salutato, baciato, abbracciato ed amato. Una sola cosa mi rendeva felice..l' avergli detto che lo amavo, ero innamorata di lui.
Non riuscivo a pormi domande o altro, perché non sapevo dove stessi andando, cosa avrei trovato e il perché di tutto questo...dovevo sopravvivere e per fare questo dovevo avere forza...cosa desideravo essere..."In che senso cosa desidero essere...ovvio se devo essere felice voglio il potere, la bellezza e la ricchezza e la saggezza...una principessa o regina" ridendo.."Per favore facciamo i seri e la smettiamo?" sospirai e chiusi gli occhi. Buio...solo buio...inquietudine, perplessità..oh mi sarei svegliata e sarei stata nuovamente libera con Hiss, avrei accarezzato i suoi bruni capelli e mi sarei persa nei suoi begli occhi azzurri, ne ero certa.
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04-01-2018, 22.00.51 | #1366 |
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Il robot non mi rispose ed io stavo veramente iniziando a perdere la pazienza.
Poi, una voce. Una voce che ci spiegò dove saremmo andati (c'era qualcun altro? Se sì, chi? Elv?), cosa avremmo visto o fatto. Io volevo solo andarmene da qui insieme ad Elv, non volevo nient'altro. ''Desiderare chi o cosa essere... Come i bambini che sognano di essere non so, astronauti, o pirati...'' dissi sarcasticamente. Poi, solo buio
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05-01-2018, 01.08.47 | #1367 |
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Era assurdo, completamente assurdo!
Eppure non potevo divinincolarmj, nè niente. E aveva anche il coraggio di chiuderemo cosa vorrei. Chiusi gli occhi, ripensando a tutto quello, l’uomo che si crede dio, gli sbagli degli uomini, gli alieni. Uomini.. Sospiri a quel pensiero. Il mio desiderio certo non sarebbe stato esaudito. Vorrei non essere umana ia Svaroska, vorrei sapere cosa si prova ad essere una divinità. Risi tra me sull’utilità di tutto quello, e poi mi abbandonai chiudendo gli occhi. Poi, solo il buio. |
05-01-2018, 01.36.05 | #1368 |
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Svaroska
L'estremità del promontorio, simile ad un molo colossale che spuntava dal mare azzurro di Vomer, sembrava invitare a seguire con lo sguardo la meta di tutti gli astrovascelli che solcavano dal pittoresco e sognante Capo di Buona Sorte, ossia le infinite stelle che scintillavano meravigliose nel cielo sterminato. Quello specchio di mondo, dall'aria così intrisa di salsedine e dai crepuscoli malinconici e romantici, divisa in pittoresche penisole e limitato da basse e brulle colline con il verde bagliore dei boschi lontani. Tutta questa striscia di terra sembrava così piatta da apparire come un foglio bianco posato sul mare, al punto da confondersi con la scia argentea della Luna sulle acqua piatte e salate. E quelle stelle, così lontane eppure dall'illusione di potersi quasi raggiungere e toccare, parevano raccontare, a chi fosse rimasto a guardarle, storie di mondi e viaggi perduti. Quante erano le stelle nella galassia di Svaroska? Nessuno lo sapeva davvero e nessun uomo era mai riuscito a contarle tutte. Qualcuno però ha sognato di una nave capace non solo di raggiungerle, ma di visitarle tutte. E magari dare così a ciascuna di quelle stelle un nome diverso. O forse il medesimo nome per ciascuna di esse. +++
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05-01-2018, 01.40.23 | #1369 |
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Cominciava un'altra giornata.
Una giornata come le altre in cui avrei fissato il mio bellissimo astrovascello, la Norrena, dai muretti consunti del porto o dalle finestre opache della taverna, a seconda di come sarebbe evoluto tutto. Ormai, era quasi un anno che cercavo una ciurma per ridare una nuova anima alla mia amata nave, ma nessuna ricerca aveva sortito effetto, per quanto massiccia, e credetemi, mi ero impegnata. Ma il nostro, non era un settore facile. Non c'erano generali o accademie di spocchiosi, nel nostro mondo. Se avevi il fegato, la costanza e la forza di stare al passo, oltre ad un pizzico di follia, potevi farne parte. Altrimenti, eri fuori. Avevo fatto mille prove, reclutato gente ed ero pure tornata in mare per provare, scelta molto difficile da fare, visto che avevo impiegato due mesi per superare la morte di mio padre. E non aveva funzionato. Non perchè non ce l'avessi fatta, conoscevo il mare come le mie tasche, per fortuna papà non mi aveva mai considerata incapace solo perchè ero la figlia femmina, ma perchè purtroppo avevo trovato la gente sbagliata, che pensava solo a dare fondo a tutte le scorte di rum della cambusa e a farsi assoldare come mercenari dai primi arrivati. I capi della rivolta, i due più furbi della combriccola, li avevo dati in pasto ai pesci con una bella palla al piede per assicurargli un bel viaggio di sola andata in fondo al mare, tutti gli altri li avevo graziati lasciandoli andare e sbarazzandomene al primo porto utile. E gli era andata bene che non fossimo in volo. Poi ero tornata qui e avevo ricominciato tutto da capo, anche se non avevo ancora concluso nulla. Griz e Liman, rispettivamente il cuoco di bordo e il nostromo, gli unici due sopravvissuti al macello fatto dalla maledetta marina ducale che aveva tradito e fatto fuori mio padre, mi aiutavano a trovare le persone giuste, ma erano lontani i tempi in cui si andava per mare per un ideale, il nostro ideale, il nostro credo, ormai in giro c'erano solo maledetti mercenari pronti anche a tagliarsi una gamba per due monete in più. Puntualmente da spendere in taverna, e voi sapete in cosa, non devo certo farvi un disegnino, anche perchè non ne avrei nemmeno voglia, vista la cera che avevo stamattina. Appena aperti gli occhi e voltata la testa, avevo sentito un forte dolore allo zigomo destro, proprio sotto l'occhio. Cos'era successo ieri sera? Questo pezzo mi mancava... Ah, già. Ora ricordavo. Ero andata alla solita taverna per avvisare Griz e Liman, impegnati a giocare a carte, che forse avevo trovato le persone giuste, dei tizi stranieri appena arrivati, ma un tizio si era messo in mezzo dicendo che non si sarebbero alzati finchè lui non avesse riguadagnato tutti i soldi della partita; con la pazienza al limite del sopportabile, come sempre, scherzando gli dissi che se erano così importanti glieli avrei dati io, ma quello si era alterato dicendo che non voleva soldi da una femmina. Da lì era scaturita tutta una discussione che aveva portato, inevitabilmente, alle maniere forti. Da quel che ricordavo, dovevo averlo steso il tizio, avevo davanti agli occhi l'immagine del taverniere che lo alzava malamente da terra, poi dovevo essere tornata qui, nella mia bellissima reggia, fatta di quattro pareti, una brandina, una sedia e un tavolo, ma era molto meglio che niente. Ma che cosa ci potevo fare? Se mi si mancava di rispetto, io reagivo. Era indispensabile farsi rispettare e farsi valere fin da subito, altrimenti era finita. Trovai un piccolo pezzo di specchio a terra, vicino al letto, lo presi facendo attenzione a non tagliarmi e vidi un meraviglioso e artistico livido violaceo contornato da un alone giallastro. Liquidai la cosa con un'alzata di spalle mentre mettevo via il pezzo di specchio e mi preparai per uscire. Indossai poi il cappello, presi il cinturone con pistola e spada e mi immersi nel viavai mattutino. Le carrozze correvano avanti e indietro, trasportando di gran carriera gran dame impellicciate a chissà quale evento aristocratico o che so io, donne con ceste di vimini dirette al mercato e maestri d'ascia diretti ai cantieri navali. Decisi che mi sarei diretta al porto, era lì che di solito trovavo Griz e Liman e volevo sapere se c'era qualche bella novità in serbo per me.
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05-01-2018, 02.06.23 | #1370 |
Cittadino di Camelot
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La luce filtrava dalle tende di pizzo di organza, la luce della Luna.
Sentivo l'ululare del lupo, il battito di ali di uccelli notturni come la civetta o il gufo. Mi affacciai al balcone con la mia camicia da notte di raso e ammiravo l' Astro così splendente in questi giorni e le stelle attorno. Avevo una residenza sontuosa, udivo gli spruzzi delle fontane che maestose zampillavano ma la mia era una lenta agonia come l'esilio forzato. Ero stata spodestata dal mio Regno e per fortuna mi avevano lasciato questa mia residenza, avevo al mio volere servitori e cavalieri, ma non avevo più potere..lo avrei ripreso, lo avremmo ripreso. Serenica sarebbe tornata nostra, con un moto di odio verso Svaroska. Mi sentivo come una principessa chiusa in una Torre.
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