Il mistero delle Cinque Vie

[Guisgard]

“Ma io voglio togliere questo velo di ingenuità, di candore...” disse Elv guardandola con i suoi occhi neri “... voglio vedere oltre... voglio farti perdere ogni timore, ogni paura... ogni freno...” accarezzandole il volto e poi la bocca vermiglia, mentre gli occhi verdi e sognanti di Cassandra erano in quelli scuri di lui.

[Lady Gwen]

Mi persi nelle sue parole e nei suoi occhi, da cui traboccava desiderio, di quello assoluto, bruciante, totale.
Lambii il suo dito con le labbra, poi le congiunsi alle sue ed iniziai silenziosamente a sbottonare la sua camicia.

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[Guisgard]

Eeila spinse l'uscio ed entrarono in quella dimora dimenticata.
Era silenziosa, umida, desolata e cupa.
La luce entrava a fatica e tutto intorno a loro sembrava scricchiolare.
“E' molto vecchia, per questo si sentono questi rumori...” disse Hiss “... avanziamo...”
Ad un tratto videro delle scale.
“Saliamo...” mormorò lui.
Sul pianerottolo imboccarono poi un corridoio, che portò ad una porta chiusa.
Hiss provò a forzarla ma era aperta.
Entrarono.
C'erano ragnatele ovunque e puzza di polvere.
Ad un tratto Eeila notò dei vecchi libri consumati dai tarli.

[Guisgard]

Astral e Lavaros seguirono quei suoni e quelle voci.
Percorsero un lungo e stretto cunicolo, fino a giungere in una sorta di vecchio tinello, dal quale si usciva grazie ad una scala che portava in alto.
I due giovani la salirono, arrivando, attraverso un tombino, ad un corridoio.
Qui udirono dei lamenti.
Una voce appena percepibile che si lamentava.
E videro una porta chiusa.

[Altea]

Entrando in quella casa fui pervasa dall' odore acre di muffa e la polvere mi stava facendo starnutire ma mi trattenni.
Hiss camminava sicuro mentre tutto scricchiolava.."A mio parere questa casa è già stata visitata" udendo gli scricchiolii e imboccammo le scale come suggerì Hiss.
Formai una piccola palla di fuoco in mano per rischiarare un pò la casa e dopo un corridoio vedemmo una porta che, stranamente, era aperta.
Mi guardai attorno e ad un tratto vidi dei tomi tra polvere e ragnatele.."Hiss guarda quei libri, sembrano antichi" e mi avvicinai con lui..presi uno di loro e pulii la copertina impolverata per vedere di cosa si trattasse con curiosità ed avidità.

[Nyoko]

Percorremmo una strada che mi parve lunghissima. Ero alle spalle di Lavaros e lo seguivo decisa e senza paura. Arrivammo poi ad un corridoio e lì, i rumori si distinsero in grida lievi e sottili.
"Forse vengono da quella porta" dissi avvicinandomi ad essa.

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[Guisgard]

Aegos ed Elyse si avvicinarono con prudenza alla misteriosa casa bianca.
Sembrava deserta.
“Strano...” disse lui “... non si vede nessuno... non ci sono sentinelle, né rumori che palesino la presenza di qualcuno... tutto ciò non mi piace affatto...” guardandosi intorno.
Si avvicinarono allora ancor più al muretto di cinta.
Lo scavalcarono e si ritrovarono nel cortile interno.
Qui camminando rasentando il muro, raggiunsero quella che sembrava una stalla.
“Guarda a terra...” indicò lui “... ci sono i solchi di un carro... e a giudicare dalla profondità doveva essere molto pesante... chissà cosa trasportava...”

[Clio]

Ci avvicinammo, guardinghi e silenziosi.
Qualunque mistero ci fosse, era legato a quel luogo, ormai era chiaro.
L'atmosfera era spettrale intorno a noi, e la presenza di Aegos era rassicurante.
Buffo, tra le mura del castello non avevo mai avuto bisogno di essere rassicurata.
Sorrisi, un sorriso che forse stonava con quel luogo, ma che non riuscii a trattenere.
Allora lo seguii e trovammo i solchi.
Scossi la testa, pensierosa.
"Magri trasportava la bestia di cui parlava Ennius..." pensierosa "Deve pesare molto..." guardando i solchi.
"Entriamo nella casa senza farci vedere.." sussurrai piano, cercando la sua mano con la mia.

[Guisgard]

Si baciarono, poi Cassandra cominciò a sbottonare piano la camicia di Elv.
Scoprì così il suo petto liscio e muscoloso, appena abbronzato e reso caldo dal desiderio.
Lui allora iniziò a spogliare lei, sfilandole la parte superiore del suo vestito.

[Guisgard]

Eeila prese uno dei libri e guardò la copertina.
Il titolo così recitava:

“Animunculus”