21-06-2011, 05.31.41 | #1441 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A quelle parole di Melisendra, Guisgard saltò su.
“Mi state portando dal Gufo!” Disse tra lo stupore e la rabbia. “Cioè… stiamo andando da un uomo che ha barattato la salvezza di Capomazda con la mia vita? Dovrei dunque sacrificarmi, facendomi sgozzare come un agnello sacrificale, per salvare un luogo verso cui non ho nessun affetto ed interesse? E mi fate tanto idiota da credere a ciò che dite? Che mi vogliono morto a Capomazda? E perchè mai? Non ho rapporti con nessuno laggiù e non mi sono mai intromesso in faccende che non mi riguardano!” Scosse il capo, camminando nervosamente avanti ed indietro. “Si, mi credete un idiota, senza alcun dubbio!” Esclamò. “E forse lo sono davvero! Si, lo sono… sto qui a parlare di vecchie canzoni, di donne e cuori… mentre voi mi state servendo su un vassoio d’argento a quel fanatico eretico! Che idiota che sono… avrei dovuto immaginarlo già l’altra notte…” accennò un sorriso di beffa “… io farfugliavo di Paride, di Elena e voi invece eravate Medea che si apprestava a sacrificare Apsirto!” Respirò profondamente. “Si, ho un’idea migliore…” mormorò “… tornerò a Capomazda e cercherò di dimenticare voi e tutti i vostri spregevoli incanti…”
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21-06-2011, 05.52.49 | #1442 |
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"Se tornerete in città sarà Monteguard a inviarvi legato e imbavagliato al campo di Gouf. Sempre che non vi trovi prima il nostro nemico comune e vi uccida. Siete invischiato in questa faccenda da quando avete ucciso Aytli."
Gli spiriti gli sbarrarono la strada, spingendolo nella mia direzione. "E' vero, non nutro affetto per Capomazda, specialmente quando penso che a tutti piace vedere un bel rogo..." Mi alzai e mi avvicinai a lui. "Ma non posso pensare di starmene ferma ad assistere a un massacro. Nessuno sarà risparmiato. Nemmeno donne e bambini." Fissai bene il mio sguardo nei suoi occhi, mentre gli spiriti se ne stavano in allerta, allineati alle sue spalle. "Non ho intenzione di farvi uccidere come un agnello sacrificale... avremmo potuto raggiungere l'accampamento poco dopo il tramonto, ma ho preferito sostare qui per parlarvi. Se fosse stato un inganno, non vi sareste accorto di nulla." Feci segno agli spiriti di acquietarsi e disperdersi pure. Non c'era bisogno di usare le maniere forti. "Potete scegliere. Tornate a Capomazda o meglio... sparite da queste terre oppure venite con me e affronterete il fato e la spada del Gufo." Mi chinai vicino al tronco d'albero e raccolsi il suo mantello, quindi glielo lanciai. "Ma sappiate che cercherò lo stesso di impedire che attacchino la città... se ve ne andrete, mi accuserò dell'omicidio di Aytli. Forse mi ucciderà, forse mi lascerà vivere, forse... forse mi ucciderà ed attaccherà lo stesso Capomazda. Non ne ho idea. Gli ho fornito ragioni per uccidermi in abbondanza." MI voltai e chiamai Pandemonio. "Fate come volete... continuate a cantare di vecchie ballate, donne e amore. Da quanto posso ricordare, nessun bardo ha mai celebrato una fuga." Accarezzai il muso di Pandemonio, mentre i fuochi svanivano.
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21-06-2011, 05.55.18 | #1443 |
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Il misterioso uomo fece cenno ad uno dei suoi e questi strappò il medaglione dalle mani di Morrigan.
Lo consegnò nelle mani del suo signore e questi esaminò il magico monile. Samsagra nel frattempo ardeva come non mai. E questo, incredibilmente, fu avvertito da quell’uomo. “Tu nascondi troppe cose…” disse fissando Morrigan “… troppi segreti…” “La disarmiamo, signore?” Chiese uno dei suoi. “No, non toccate quella spada…” mormorò “… lo farà lei… getta a terra quella spada…” ordinò a Morrigan “… fallo o tra un momento di te non resterà più nulla…” I suoi, infatti, attendevano solo un suo cenno per uccidere la ragazza.
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21-06-2011, 06.03.53 | #1444 |
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Guisgard non prese il mantello lanciato da Melisendra e lo lasciò cadere a terra.
“Monteguard mi rimanderà nel Gufo…” disse “… e sia… allora vorrà dire che è destino… ma sarò io a scegliere il mio destino…” si guardò intorno “… ditemi, sono preda di un altro vostro trucco? Sono imprigionato qui dai vostri spiriti?” Si accorse allora di essere libero. Restò a fissare Melisendra per qualche altro istante, per poi raggiungere il cavallo. “Del destino di Capomazda, del Gufo e di voi a me non interessa nulla…” mormorò dopo essere salito in sella “… e quando tornerete dal Gufo, che sembrate conoscere così bene, vi consiglio di mettere da parte i vostri incanti… adoperate invece solo la bellezza, milady… quella basterà per i vostri scopi, credetemi…” E cavalcò via. Ma mentre si allontanava, una forte angoscia scese sul suo cuore.
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21-06-2011, 06.12.03 | #1445 |
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Socchiusi gli occhi, quando sentii quelle parole determinate.
Non dissi nulla, montai in sella e galoppai via, verso l'accampamento. Non eravamo lontani. Feci la mia apparizione giungendo dalla palude. Mi scoprii il volto e lentamente indirizzai il cavallo verso le tende. L'alba era ormai sorta. La nebbia umida della palude si stava diradando e io apparivo come uno spirito della palude stessa. Senza che nessuno mi fermasse, smontai, lasciai Pandemonio fuori dall'accampamento e mi diressi verso la tenda di Gouf.
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21-06-2011, 06.17.56 | #1446 |
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Melisendra, come se davvero fosse uno spettro, giunse all’accampamento e poi alla tenda di Gouf, senza che nessuno la fermasse.
Dalla tenda uscì un cavaliere che portava via una ragazza in lacrime e col viso pieno di lividi e percosse. “Avanti bella…” disse il cavaliere alla ragazza “… il divertimento per te non è ancora finito… il padrone è stato generoso a concederti anche a noi… vedrai che ti faremo divertire…” Malisendra entrò nella tenda e trovò il Cavaliere del Gufo a bere vino. “Perché sei qui da sola?” Domandò vedendola. “Dovevi portarmi un uomo…”
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21-06-2011, 06.25.32 | #1447 |
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... essere sulle ginocchia degli dei... ricordava che Madelaine usava talvolta questa espressione... Morrigan non aveva mia osato chiederle cosa esprimessero realmente quelle parole. Sapeva solo che la vecchia shamana tracciava uno strano segno nell'aria, qundi dalle labbra lasciava sfuggire quella frase... essere sulle ginocchia degli dei... ma quando Madelaine lo diceva c'era una strana serenità, una bizzarra forma di quieta accettazione in quelle parole... Morrigan non provava nulla di simile!
Forse era Samsagra, che ardeva al suo fianco e quasi sembrava dover prendere fuoco da un istante all'altro, senza che lei potesse in alcun modo nasconderla... forse era la voce di quell'uomo, la sua calma inquietante, la sua freddezza e quella strana impressione che la ragazza ricavò dal suo atteggiamento, che egli potesse percepire Samsagra... è mai possibile? come ne ha il potere? “La disarmiamo, signore?” chiese uno di quegli uomini in quel momento. “No, non toccate quella spada…” mormorò “… lo farà lei… getta a terra quella spada…” ordinò a Morrigan “… fallo o tra un momento di te non resterà più nulla…” "La spada sta dove sta il suo padrone... invecchia accanto a lui, o muore sul suo corpo... la spada non ha vita lontano dalla mano che l'ha addomesticata..." La voce di Morven si dispiegava calma, mescolandosi dolcemente all'ultimo canto degli uccelli. Era sera, e il sole brillava ad Ovest, caldo e raggiante prima di scomparire all'orizzonte. "Se questo è vero per ogni spada, lo è ancor di più per Samsagra!" Si era voltato e l'aveva fissata. Morrigan, che si stava allenando nella sala tirando a dei bersagli di paglia, si fermò di colpo, quasi obbligata da quello sguardo. "Poggia la spada per terra, Morrigan..." Lei eseguì. Morven fece un cenno ad uno degli scudieri che stava aiutando la giovane negli esercizi. "Raccogli la spada della tua signora!" gli ordinò. Lo scudiero si chinò, ma per quando tentasse, non riuscì a muovere Samsagra di un solo millimetro. Morven lo lasciò tentare per qualche minuto, quindi si levò dal suo seggio e li raggiunse al centro della sala. Senza alcuno sforzo prese Samsagra e la porse nuovamente a Morrigan. "Per un giuramento che fu fatto, Samsagra appartiene ormai alla nostra famiglia, ma questo non sarebbe comunque sufficiente per impugnarla. Samsagra sceglie da sè il proprio cavaliere, e da questi mai si separa. Ed il custode è uno e uno soltanto, come un innamorato fedele al quale si faccia una promessa perenne. Un giorno, quando tu avrai visto e compreso tutte le sue visioni, quando Samsagra sarà legata a te come parte del tuo corpo, e attraverso di lei sentirai e toccherai, forse allora nemmeno io potrò più stringerla e sollevarla..." Lentamente estrasse la spada dal fodero. Lentamente, chè già sentiva il fiato e l'ansia di quegli uomini che la tenevano sotto tiro... ... mia Samsagra... mi aspetterai? In quel sospiro, Morrigan abbandonò la spada sulla pietra fredda... ... io non ti lascio, Samsagra... in vita o in morte, tornerò per portarti con me... Sollevò lo sguardo verso l'uomo che la sovrastava sempre più minaccioso. "Il ciondolo di mia madre... la spada di mio padre... pensate che questo basti a spogliarmi di ciò che sono, signore?" chiese con voce calma, quasi dolce "Ma il mio casato ha una storia antica e il mio nome risuona ancora nelle dolci terre di Francia... e questa notte voi venite qui, mi minacciate senza un motivo... io non ho fatto male a nessuno, signore... badate alla vostra dignità... se mi uccideste... davanti a Dio!..." Ma non terminò quella frase. Sospirò e distolse gli occhi da quell'uomo, dalle spade e dalle corazze che la circondavano. Li levò al cielo, cercando le stelle... forse anche lui le stava guardando in quel momento... le stesse stelle... oh, Guisgard... se potessi scrivere quel nome nel cielo e tu potessi leggerlo... almeno potrei morire sapendo di aver mantenuto la mia parte di accordo... oh, Guisgard... è come diceva Madelaine quando ero bambina... sono sulle ginocchia degli dei...
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 21-06-2011 alle ore 06.43.35. |
21-06-2011, 06.29.57 | #1448 |
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Layla si voltò a fissare Talia.
“Milady…” disse mentre un sorriso compiaciuto sorse sul suo volto “… siete troppo intelligente per credere davvero a ciò che mi avete appena detto… siamo io e voi sole qui, lontane da tutto e da tutti, non mentiamoci… ognuno di noi è artefice delle proprie scelte e, di conseguenza, responsabile della sua felicità…” Fissò poi la lancia che Talia stava accarezzando. “Quella lancia, milady è qui sapete da quanto tempo? E’ stata piantata nel momento in cui vostro marito ha perso la memoria, ritrovando qualcos’altro…” si avvicinò anch’ella alla lancia “… se amate davvero vostro marito, allora pregate che non giunga mai qui… che vi dimentichi, che incontri un’altra donna e che se ne innamori magari… una donna che possa liberarlo da questo giogo… che, per il suo amore, riesca davvero a vincere quell’oscura maledizione… e liberare tutti noi da questo tormento… lui sarà finalmente felice, voi potreste ritornare a Sygma, dimenticando Capomazda ed io, a Dio piacendo, ritrovare la serenità perduta… perché ormai” mentre un velo di malinconia scese sul suo volto “è l’unica cosa che ancora bramo possedere…” “Milad, milady!” Gridarono all’improvviso due bambini appena giunti. “Stiamo giocando alle stagioni e a Morgan è toccato il ruolo dell’Estate!” Disse uno dei due indicando l’altro che gli stava accanto. “Si” fece il piccolo Morgan “ed io ora possiedo il potere di parlare ai fiori… ditemi, milady… guarirò?” Layla si commosse. “Lo chiederò alla margherita!” Esclamò Morgan. “No!” Facendosi seria lei. “Alla margherita no! Essa ti mentirà, come ha sempre fatto!” Gridò. I due bambini restarono in silenzio, mortificati. “Guarirò, milady” Domandò di nuovo Morgan. Layla non rispose. “Riuscirò almeno a vedere la fine dell’Estate?” Chiese. “Non lo so, piccolo mio…” sospirando Layla “… non lo so…” In quel momento arrivò, correndo, Shezan. “Perché i bambini sono venuti qui?” Chiese Layla con tono severo. “Ti avevo detto che dovevano giocare nel cortile! Non voglio che vengano vicino alle lance!” “Perdonatemi, milady.” Inchinandosi Shezan. “Non accadrà più.” “Fa preparare per la cena.” Ordinò Layla. “Io e lady Talia rientreremo. L’aria comincia ad essere fresca.” “Si, mia signora.” Rispose l’eunuco.
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21-06-2011, 06.31.39 | #1449 |
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Lo osservai bene, rimanendo silenziosa.
"Mi è scappato... era un forestiero, purtroppo l'ho perso nella palude. Chissà dove sarà ora... spero in qualche pantano a sprofondare insieme alle sue canzoni" dissi, senza battere ciglio. "Ti ho portato me stessa." Feci una lunga pausa. "Vedila in questo modo... puoi uccidere me. D'altronde non mi sembra che il pensiero non ti abbia mai sfiorato... è stata anche colpa mia se Aytli è caduta in questa dannata guerra." Mi avvicinai con cautela. "Sono qui per consegnarti la mia vita. A tuo piacimento." Chinai il capo. In quel momento sentii nuovamente il peso delle catene intorno ai polsi. "Ma risparmia la città. Basta sangue."
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21-06-2011, 06.40.32 | #1450 |
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Gouf la fissò negli occhi per un tempo indefinito.
E poi, improvvisamente, la colpì con uno schiaffo. “Ah, Melisendra…” disse “… da quando ti lasci scappare così facilmente le tue prede?” Riempì di nuovo la sua coppa di vino. “I tuoi incanti, i tuoi poteri?” Chiese con un ghigno. “Il nome…” mormorò “… voglio il suo nome… oppure massacrerò tutti i maschi di Capomazda, qualsiasi sia loro età…” sorseggiò altro vino “… e se non l’avrò trovato a Capomazda, allora passerò a trucidare i maschi, siano essi bambini, uomini e vecchi, di Poggio del Sole…”
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